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di Lucilla Ricottini, Medico Chirurgo, esperta di Omeopatia, Omotossicologia, Fitoterapia
Il mito
Timidamente, la primavera si preannuncia con la fioritura precoce del mandorlo: all’inizio di febbraio i suoi fiori bianco-rosati ammantano la Val di Noto e, se la stagione è buona e non ci sono gelate, costituiscono la promessa di un buon raccolto tra luglio e settembre. Originario della Cina, il mandorlo fu introdotto in Grecia e poi in Sicilia dai Fenici. Un’antica leggenda greca fa risalire questa pianta a Zeus e narra che il suo frutto fosse in grado di fecondare direttamente una vergine. Fu quindi considerato, fin dall’antichità, un simbolo di promessa proprio per la sua fioritura invernale, che arriva a sorpresa. E’ il segno della rinascita, di un rinnovato patto tra la natura e gli uomini e, se vogliamo, tra Dio e gli uomini. Per gli Ebrei questo albero rappresenta infatti l’improvviso e rapido riavvicinarsi di Dio al Suo popolo, dopo un periodo in cui sembrava averlo abbandonato: nell’Antico Testamento il mandorlo viene citato più di 10 volte. Vediamone alcune:
Nella Genesi le mandorle sono “tra i migliori frutti”; l’albero del mandorlo appare nella storia di Giacobbe, quando il patriarca fuggito dalla casa paterna giunge in una città che chiama Luz, ovvero Mandorlo, indicando con questo nome sia il fiore che il frutto; sempre il mandorlo è l’albero indicato da Mosè per decorare il candelabro a sette braccia; il bastone fiorito di Aronne produce mandorle ed è nel segno del mandorlo che Dio offre protezione al profeta Geremia. Quest’albero, essendo il primo a fiorire quando è ancora inverno, rappresenta in tutte le tradizioni la vittoria della vita sulla morte.
Anche in medicina incontriamo una mandorla. Con il termine Amigdala, che significa appunto mandorla, viene indicata una particolare struttura del sistema nervoso che ne ricorda la forma e che è allocata nella parte più interna dei lobi temporali, quasi al centro della nostra testa. L’amigdala gioca un ruolo chiave nella memorizzazione delle emozioni e degli eventi dolorosi ed è inoltre responsabile della reazione di attacco-fuga-shock: la valutazione (istantanea) del comportamento più idoneo in caso di pericolo, è proprio sotto il controllo dell’amigdala.
Le proprietà in fitoterapia
Uno degli usi più frequenti in fitoterapia è la produzione dell’Olio di mandorle dolci, estratto esclusivamente dai frutti del Prunus dulcis (var. dulcis), il quale viene classificato tra i Purganti oleosi, perché in grado di favorire progressione delle feci nell’intestino conazione lubrificante.
In fitoterapia e in cosmesi naturale viene utilizzata esclusivamente la mandorla dolce, perché priva di una sostanza potenzialmente tossica chiamata amigdalina, presente invece nelle mandorle amare. L’olio prodotto dalle mandorle dolci contiene Vitamina E ad azione antiossidante ed un’elevata percentuale di grassi insaturi e polinsaturi (acido oleico, linoleico, palmitico e stearico), che gli conferiscono proprietà emollienti e nutrienti e lo rendono utile per la protezione e la cura di cute e capelli. E’ un buon rimedio anche per l’igiene del neonato, avendo proprietà detergenti per affinità con i grassi cutanei, e si può utilizzare per lenire il prurito e il rossore in caso di dermatite. Prezioso per i massaggi, se miscelato con oli trattanti.
L’olio di mandorle dolci viene usato anche in medicina cinese, dove corrisponde all’elemento Metallo e apporta benessere a pelle, intestino e polmoni. Viene usato internamente come rimedio contro tosse, bronchiti e irritazioni delle vie aeree, con effetti calmanti e mucolitici. Attenzione, però, all’elevato apporto calorico (570 Kcal / 100 gr) per cui è bene non superare l’apporto di due cucchiai al giorno.
Attenzione! Nel seme della varietà amara (Prunus dulcis var. amara) sono contenute due sostanze, l’amigdalina e l’emulsina, che si combinano quando si schiaccia, si bagna o si mastica la mandorla amara. In questo caso viene liberato acido cianidrico (acido prussico) che è tossico se ingerito in quantità apprezzabili. L’assunzione di 1 cucchiaio scarso di olio di mandorle amare può causare avvelenamento mortale in un uomo adulto.
La ricetta
Una ricetta particolare a base di mandorle ci viene offerta dalla FITOALIMURGIA, ovvero dallo studio delle piante a scopo gastronomico. Questo termine venne utilizzato per la prima volta nel 1767 da Giovanni Tarzoni Tozzetti nel suo libro “De alimentiaurgentia-Alimurgia” e deriva dalla fusione di tre distinti vocaboli greci: phyton=pianta, alimos=che toglie la fame, ergon=lavoro. Il significato rimandava quindi inizialmente all’utilizzo di piante spontanee come nutrimento nei tempi di carestia, mentre oggi la loro raccolta è finalizzata all’uso in cucina per gusto e amore del naturale, piuttosto che per necessità. Amolou (Amlou) Beldiè la ricetta di una squisita nutella marocchina, una crema spalmabile a base di mandorle, olio di Argan e miele. Ecco a seguire le dosi e le modalità di preparazione.
Olio di Argan alimentare 500g
Mandorle 250g
Miele 100g
Tostare le mandorle per 15 minuti o, se necessario, anche per un tempo maggiore finchè saranno divenute dorate e croccanti. Lasciarle freddare e poi tritarle e pestarle con una macina in pietra, fino a renderle una pasta morbida; ovviamente è molto più facile lavorare le mandorle con un robot a bassa velocità o con un frullatore, ben consapevoli che le lame metalliche conferiranno all’impasto un gusto leggermente differente. Quando si sarà ottenuta una pasta, amalgamare con il miele ed incorporare l’olio di argan lentamente. Attenzione! L’olio di argan è disponibile sia ad uso alimentare che cosmetico ed è importante non fare confusione. Si può aggiungere al termine un pizzico di sale, a proprio gusto. L’amolou si serve con del pane oppure con delle crepes, e viene offerta agli ospiti in segno di benvenuto.
N.B. sembra che l’Amolou Beldi abbia anche un effetto afrodisiaco.
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