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“la progressiva tropicalizzazione del mar mediterraneo e la crescita delle temperature sul suo bacino non comporteranno una significativa contrazione nei 300 miliardi di metri cubi di pioggia, che annualmente cadono sull’italia, bensi’ la riduzione del 12% dei giorni umidi con conseguenti problematiche per le colture idroesigenti, nonche’ la contestuale concentrazione degli eventi atmosferici, favorendone l’estremizzazione”. francesco VINCENZI, presidente dell’associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue (anbi), ha riportato questi dati intervenendo a verona in un convegno dedicato all’ottimizzazione irrigua, nell’ambito di fieragricola tech. lo rende noto un comunicato di anbi che prosegue: “in questa, nuova situazione diventa ancor piu’ importante la gestione delle risorse idriche non solo a servizio dell’uomo, dell’agricoltura e dell’industria, ma della societa’ nel suo complesso, a causa dei molteplici interessi, che ormai gravano sulla disponibilita’ d’acqua come quelli energetici, ambientali, turistici e del tempo libero”. “accanto alla necessita’ di nuovi invasi multifunzionali, ricordiamo ancora una volta il piano di anbi e coldiretti, necessari per aumentare la percentuale dell’11% d’acqua piovana attualmente trattenuta sui territori – ha proseguito VINCENZI -. diventa importante l’utilizzo delle acque reflue depurate, sul quale, pero’, chiediamo chiarezza anche normativa, ribadendo che non possono essere scaricati sui consorzi irrigui e quindi sull’agricoltura, ne’ i necessari investimenti sugli impianti di depurazione, ne’ alcuna responsabilita’ sulla qualita’ anche ambientale delle acque distribuite e per le quali si chiede la certificazione di un ente terzo indipendente. va inoltre precisato che la massa d’acqua reflua utilizzabile non e’ di 9 miliardi di metri cubi, bensi’ indicativamente della meta’, poiche’ l’altro 50% dipendera’ dall’azione depurativa di piccoli impianti privi della necessaria rete distributiva. per questo – conclude VINCENZI – una sperimentazione e’ gia’ in atto con una grandi multiutility per ricercare il giusto punto di equilibrio, poiche’ in gioco non c’e’ solo la fondamentale salubrita’ del cibo per tutti ma la competitivita’ di uno dei principali asset della bilancia commerciale italiana: la qualita’ del made in italy agroalimentare e poi la salute dei cittadini consumatori”.