DE CASTRO, SULLA BREXIT VA MALE. HO CHIARA LA SENSAZIONE CHE BRITANNICI VOGLIONO NO DEAL

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Di Letizia Martirano

Tornato nel suo ufficio romano dopo un lungo lockdown trascorso in Puglia sempre collegato con Bruxelles, Paolo De Castro, e’ piu’ agguerrito che mai. Il carattere e l’esperienza, accademica e politica, lo sostengono nel non demordere mai dagli obiettivi che si prefigge. Tra questi, ora, come coordinatore s&d in commissione Agricoltura ce ne sono almeno due: fare chiarezza sulle ricadute per l’agricoltura del nuovo quadro finanziario pluriennale presentato dalla presidente della commissione UE Ursula Von Der Leyen e riuscire a ottenere che le commissioni Ambiente (Envi) e Agricoltura del parlamento europeo esaminino congiuntamente il pacchetto Farm to Fork, attualmente di competenza solo della prima. L’intervista inizia, pero’, dallo scottante tema dell’accordo di recesso della Gran Bretagna. Sulla Brexit il Parlamento Europeo si appresta a votare una risoluzione di cui De Castro e’ relatore ombra del suo gruppo.

Come va con la Brexit?

Va molto male. Avendo partecipato ai monitoring group del PE che sostengono i negoziati guidati da Michel Barnier ho la chiara sensazione che la controparte britannica voglia un no deal. La prova maggiore di questo è che i britannici hanno pubblicato le tariffe per le importazioni di prodotti alimentari dall’Unione Europea.

Il quadro finanziario pluriennale presentato dalla commissione europea e’ oggetto di differenti valutazioni, può chiarire la proposta?

Next Generation EU è parte integrante del quadro finanziario pluriennale che, se avrà il via libera dal consiglio europeo, partirà dal 1° gennaio 2021.

FONTE UFFICIALE COMMISSIONE UE

Quanto andrà all’agricoltura?

Alla politica agricola comune sono attribuiti 391,440 miliardi di euro per sette anni. Soldi certamente disponibili entro il periodo di programmazione. Si tratta di un 2,8% in più, a euro correnti, rispetto a quanto avuto fino al 31 dicembre 2020, cioè 381 miliardi. La proposta avanzata dalla commissione Junker per il periodo 2021-2027 era di 365 miliardi.

Come si scompone questa cifra per l’agricoltura tra primo, secondo e misure di mercato?

E’ chiaro che vanno più soldi allo sviluppo rurale che avrà 20 miliardi mentre 4,7 sono per gli aiuti diretti. Ma gli Stati nazionali possono sempre spostare il 15% delle risorse da un pilastro all’altro…

Possono esserci problemi per il fatto che i primi due anni di programmazione saranno gestiti con le regole della vecchia Pac?

Io sinceramente non vedo un problema, anzi alcune regioni avranno la possibilità di completare i programmi dei loro PSR avendo più tempo e non si rischierà di restituire soldi a Bruxelles. Questi due anni serviranno a completare i negoziati per la riforma della PAC, che entrerà in vigore dal 2023, e ci darà la possibilità di tenere in considerazione gli ambiziosi obiettivi del Green Deal che ha nel suo interno due importanti strategie che si impattano sull’agricoltura europea: Farm to Fork e Biodiversity strategy!

Ci sono rischi che Farm To Fork sia pericoloso per l’agricoltura?

Tutta la questione del Green New Deal attualmente e’ nelle mani della commissione Ambiente (Envi) mentre la commissione per l’Agricoltura non ha voce in capitolo. Intendiamo modificare la situazione. La commissione Agricoltura sta facendo grandi sforzi per ottenere una responsabilità congiunta, in modo che il suo voto sia decisivo. È una partita che stiamo giocando, ma non e’ facile. Il presidente della Envi Pascal Canfin è un ex Greenpeace francese vicino a Macron, molto duro nel difendere la sua competenza primaria.

Qual è’ l’obiettivo per Farm to Fork?

Farm To Fork deve integrarsi con la politica agricola comunitaria. Ma ripeto per poter affermare le nostre posizioni va risolto il problema istituzionale tra commissione Ambiente commissione Agricoltura. Sapremo qualcosa la prossima settimana dopo la conferenza dei presidenti di commissione presieduta da Antonio Tajani.

Alcuni lamentano un ruolo marginale del commissario all’agricoltura Wojciechowski, e’ cosi’?

Notoriamente quando si parla di bilancio non è il commissario all’agricoltura a gestire la partita. Dovrebbe invece essere protagonista, ma finora così non è stato, del Green Deal. La sua presenza alla presentazione delle proposte della commissione sulla strategia Farm to Fork sarebbe stata logica e opportuna.

C’e’ sintonia tra Wojciechowski e la commissione Agricoltura?

Direi che ci ascolta. Abbiamo bocciato un atto delegato riguardante ortofrutta e vino perché ritenevamo che non ci fosse abbastanza flessibilità per i due settori. Il commissario la prossima settimana parteciperà alla riunione dei Coordinatori Agri ed ha annunciato la sua disponibilità a trovare delle intese su quei punti. Se otterremo ciò che vogliamo ritireremo la procedura di rigetto.

Come giudica l’operato della presidente della commissione Van Der Leyen?

È una persona con una grande esperienza e una grande capacità negoziale. Una tedesca vicina ad Angela Merkel che avuto molti incarichi politici nel suo paese.

Come si valuta il governo italiano a Bruxelles?

Gentiloni, commissario all’Economia, Gualtieri, ministro dell’Economia e Amendola alle Politiche Europee sono una filiera che gode di grande favore a Bruxelles anche in conseguenza del fatto che la pandemia ha richiesto di fronteggiare collettivamente la crisi. Interventi di tipo nazionale, avendo effetti distorsivi, annullano i benefici a livello europeo. Noi lo abbiamo visto sul latte, con l’intervento dell’allora commissario Hogan cosa significa!