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di fronte a cambiamenti climatici che portano a fenomeni atmosferici sempre piu’ violenti e sempre piu’ frequenti, dalle grandinate alla siccita’, alle alluvioni, anche la viticoltura deve trovare i mezzi per attenuare le conseguenze economiche piu’ disastrose. su questo tema si e’ incentrato il convegno organizzato oggi da ismea nell’ambito di vinitaly, nel corso del quale sono stati illustrati i principali numeri del settore e i tanti, purtroppo, problemi che lo caratterizzano. «misure attive e passive di gestione del rischio nella filiera uva da vino» il titolo dell’incontro, aperto da giuseppe BLASI, capo dipartimento pac e sviluppo rurale del masaf. partendo dall’attualita’, e dalla necessita’ di dare sempre maggior supporto agli agricoltori, BLASI si e’ augurato che la nuova commissione europea, che nascera’ dopo il voto del prossimo giugno, cambi l’approccio tenuto verso il settore agricolo negli ultimi anni, caratterizzato piu’ da nuovi e pesanti vincoli che da efficace sostegno. i numeri relativi al 2023, illustrati da fabrizio GIULIANI di ismea, pur evidenziando l’importanza del comparto vitivinicolo nel contesto del settore agricolo, segnalano anche le difficolta’. se da un lato la viticoltura rappresenta oltre un terzo del mercato assicurativo agricolo agevolato specifico delle coltivazioni vegetali, con polizze che cumulano un valore di circa 2,3 miliardi di euro, pari ad oltre il 50% della plv del settore, dall’altro lato registrano segnali di stanchezza. nel 2023 le aziende viticole italiane assicurate sono state poco meno di 27.000 (su 241.000 circa), cioe’ l’11%, in rappresentanza del 30 della superficie vitata complessiva, con un calo di quasi il 5% rispetto al 2022. un calo che nasce soprattutto dai numeri del centro-sud: le regioni del centro hanno segnato -9% e il mezzogiorno addirittura -18%. uno squilibrio territoriale purtroppo non nuovo. mauro SERRA BELLINI dirigente del masaf ha sottolineato un concetto condiviso da tutti gli intervenuti: le assicurazioni, comunque sempre piu’ care, non bastano piu’: occorre puntare con decisione anche a potenziare gli strumenti di difesa attivi: dall’uso delle reti e dei sistemi antibrina, alla selezione varietale di varieta’ piu’ resistenti alle fitopatie e alla siccita’, a nuove tecniche agronomiche. “permangono, oltre a un evidente squilibrio territoriale, i problemi legati alla necessita’, da parte delle aziende vitivinicole, di dover fronteggiare la scarsa attenzione ai rischi fitosanitari da parte delle compagnie assicurative, per la mancanza di una storia sinistri necessaria a una corretta tariffazione” ha dichiarato camillo ZACCARINI BONELLI dirigente ismea, moderatore della tavola rotonda, precisando anche che “per questa ragione le aziende, essenzialmente del nord italia, che hanno puntato su un mix di strumenti di risk management hanno potuto beneficiare di una migliore protezione, affiancando, se possibile, a una polizza contro i rischi climatici una copertura fitosanitaria con l’adesione, anche questa agevolata, grazie ai contributi ue e nazionali, ad esempio di un fondo di mutualizzazione. tanto piu’ se si considera che nel 2023 la vendemmia in italia, scesa ai minimi da 76 anni, ha accusato gravi perdite di resa per le conseguenze della peronospora e delle grandinate”. il convegno e’ stato concluso dal presidente di ismea livio PROIETTI, il quale ha evidenziato che il sistema della gestione del rischio cosi’ com’e’, con contributi pubblici in calo e polizze sempre piu’ care, non regge piu’. «dobbiamo favorire con le risorse della pac una piu’ stretta sinergia fra coperture assicurative e mutualistiche e strumenti di difesa attiva, come reti anti grandine, droni e sensori, che limitano anche i costi per la sottoscrizione delle polizze».