di Letizia Martirano
In questa intervista il presidente dell’Associazione Italiana Allevatori-Aia, Roberto Nocentini, traccia il quadro della situazione della zootecnia nazionale a poco più di un mese dall’inizio dell’emergenza sanitaria nel nostro Paese, focalizzando l’attenzione sulla “solida base tecnica che ha permesso alle aziende d’allevamento di reggere l’urto e prepararsi alla delicata fase che ora si apre”. “Le prime limitazioni dovute ai focolai influenzali hanno riguardato comuni e regioni ‘cuore’ della produzione agrozootecnica: un durissimo ‘test’ di resistenza ma che ha evidenziato il ruolo fondamentale degli allevatori anche nel garantireprodotti di prima necessità alla popolazione. Le aziende zootecniche non si sono mai fermate, lavorando sul fronte della qualità e della sostenbilità”, sottolinea il presidente dell’Aia.
Questa emergenza ha fatto risaltare fragilità, con tentativi di speculazione, blocchi delle esportazioni e arrivi di prodotti non tracciati dall’estero. Cosa pensa?
Purtroppo le emergenze sanitarie gravi e, come in questo caso, impreviste e imprevedibili, innescano nella filiera della produzione primaria reazioni scomposte e, in alcune situazioni, non improntate alla linea della correttezza. Bene hanno fatto le nostre associazioni territoriali a segnalare i casi di mancato ritiro del latte, che ci sono stati ed hanno danneggiato gli allevatori, e manovre speculative sui prezzi. Anche il Mipaaf ha chiesto di denunciare queste distorsioni. Ma ci sono stati pure esempi positivi di solidarietà nella filiera. Il problema da affrontare e risolvere sarà la tenuta nel medio-lungo periodo, il tema della autosufficienza nell’approvvigionamento di materie prime con l’indicazione della provenienza.
Qual è la vostra analisi della situazione ad oggi?
E’ presto per quantificare i danni. Dal lato dei consumi il comparto più in sofferenza sembra quello ovicaprino, ma segnali negativi arrivano anche dalla suinicoltura e coniglicoltura. Per il latte c’è stato un significativo scostamento verso il prodotto a più lunga scadenza, ma ciò che manca di più è lo sbocco costituito da bar, ristorazione, il cosiddetto canale ho.re.ca.e agriturismi.
Dal punto di vista tecnico qual e’ lo stato dell’arte?
L’attività di controllo funzionale sulla produttività degli animali non si è mai fermata, solo in alcune zone c’è stato un “allentamento”, dovuto solo alla necessità di rispettare le disposizioni di sicurezza per operatori, allevatori e loro famiglie e collaboratori. Nella maggior parte del Paese non si sono fermate le analisi prodotte dalla rete dei laboratori del sistema allevatori.
L’importanza del dato raccolto in azienda è un “mantra” per Aia e per il sistema allevatori. E’ possibile rispettare questa linea?
Il sistema continua a “girare”: sono gli stessi allevatori che, anche in questa delicata fase, hanno chiesto in alcune situazioni in maniera pressante la presenza dei nostri tecnici. Ma voglio anche sottolineare le ricadute sulla qualità delle produzioni, sul benessere degli animali e la tutela della biodiversità. Attualmente il sistema allevatoriale lavora su oltre 80 milioni di dati di laboratorio, 13 milioni di analisi effettuate, 1 milione e mezzo di animali. Tutto ciò confluisce anche nel progetto “Leo”, di creazione di una banca dati informatizzata e condivisa, progetto che ha già prodotto i primi risultati ed è entrato in una nuova fase.
A che punto e’ il lavoro del sistema allevatoriale per benessere animale, sostenibilità ambientale, economia circolare?
La raccolta e l’analisi dei dati ha una massima importanza anche per l’elaborazione di nuovi indici connessi a produttività, resistenza a patologie, sanità del bestiame, impronta ambientale delle emissioni. Il sistema allevatoriale ci sta lavorando già da tempo come dimostra il disciplinare su “Gli allevamenti del benessere” con un logo di garanzia che anche primarie aziende di trasformazione e confezionamento hanno voluto sulle confezioni dei propri prodotti come ad esempio la panna fresca a base di latte ad alta qualità contenuta nel cono gelato della Centrale del Latte di Cesena. Una grande soddisfazione per Aia e per l’Ara dell’Emilia-Romagna. Sul tema dell’economia circolare, c’è stata la partecipazione, proprio nei giorni immediatamente precedenti l’inizio dell’emergenza sanitaria, al primo “Circular Tour” con Coldiretti e Eni a Gela, in Sicilia, per illustrare ad istituzioni e cittadini i vantaggi dell’uso e riuso dei materiali prodotti derivanti dall’attività zootecnica, che da scarti si trasformano in opportunità.
Eppure gli attacchi di alcuni media alla zootecnia, soprattutto intensiva continuano…
Il pluralismo dell’informazione è un valore, la sua correttezza e tempestività è importantissima, lo stiamo vedendo soprattutto in questi tempi di emergenza. La nostra zootecnia costituisce un modello unico, distintivo, nel quale convivono tradizione e innovazione: metterne in dubbio la validità, soprattutto in un momento come questo, che sta dimostrando il valore indispensabile dell’allevamento italiano, è fortemente autolesionistico e pericolosissimo per l’autosufficienza e la sicurezza alimentare del nostro Paese. Come evidenziato da studi a livello europeo, la zootecnia italiana è la più sostenibile con il 50% in meno di emissioni rispetto alla Francia o alla Germania. Non è giusto gettare ombre sul lavoro degli allevatori, soprattutto di quelli italiani, che da sempre sono in prima linea sul fronte delle produzioni sostenibili non solo dal punto di vista della salute degli animali ma anche a vantaggio della qualità garantita ai consumatori.
Questa emergenza sta costringendo tutti ad un ripensamento delle proprie abitudini di vita e di lavoro. Ma non bisogna perdere la fiducia: lo vediamo soprattutto nel senso di responsabilità e nella capacità di adattamento dei nostri giovani, nell’uso flessibile e corretto delle nuove tecnologie nel lavoro e nella formazione. E’ presto per capire in quali forme e in che tempi riprendere i tradizionali momenti di promozione del nostro allevamento. Il danno, per ora, è enorme, anche considerando i relativi indotti. Ma vogliamo sperare che si tratti solo di riprogrammare le scadenze, rivedere alcune modalità. Intanto preoccupiamoci, tutti, di difendere il “made in Italy” agroalimentare e zootecnico, che ha mostrato le sue fragilità ma resta comunque un modello inimitabile.
Ha parlato di formazione, ci sono novità?
Questo è un campo nel quale si è dimostrata una pronta capacità di reazione: già dalle prime settimane dell’emergenza, venendo anche incontro alla maggior diffusione di forme di “lavoro agile”, hanno riscosso un grande successo le attività formative cui Aia e sistema allevatoriale partecipano. Segnalo, tra tutte, le iniziative, che stanno proseguendo in questi giorni, del Polo di Formazione per lo Sviluppo Agro Zootecnico su temi di stretta attualità come l’asciutta selettiva e il benessere in stalla. Di particolare importanza, inoltre, l’evento partecipato con la Società Italiana di Buiatria sulla funzionalità del gestionale di Aia “Si@alleva”, che ha registrano un notevole interesse per le sue applicazioni anche nel mondo della veterinaria.