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“l’unione europea deve fermare l’utilizzo commerciale di marchi infami che sfruttano gli stereotipi legati alle organizzazioni mafiose e rischiano di penalizzare l’immagine dell’intero agroalimentare tricolore in un momento in cui le esportazioni hanno raggiunto il record storico contribuendo alla ripresa del sistema paese” ha affermato il presidente della coldiretti ettore PRANDINI, riferendosi al fatto che in tutto il mondo sono quasi trecento i ristoranti che si richiamano nel nome alla mafia, da “baciamo le mani” a “cosa nostra” fino agli improbabili felafel mafia, nasi goreng mafia e karaoke bar mafia, sfruttando a tavola gli episodi, i personaggi e le forme di criminalita’ organizzata piu’ dolorose e odiose e danneggiando l’immagine del nostro paese, secondo quanto emerge da una analisi della coldiretti condotta sulla banca dati del sito web tripadvisor dove sono recensiti i locali di tutto il mondo, presentata al villaggio contadino di palermo, da piazza del teatro politeama a piazza castelnuovo con la protesta dei giovani agricoltori della coldiretti e l’allestimento della prima mostra dei prodotti mafia style scovati in tutto il globo. lo stesso fenomeno interessa anche i prodotti. e’ infatti possibile trovare dal whisky “cosa nostra” con tanto di bottiglia a forma di mitra al vino talha mafia fino al caffe’ mafiozzo ma anche il condimento sale e pepe two pig mafia, denunciano coldiretti e filiera italia. al gravissimo danno di immagine del mafia marketing si aggiunge la beffa dello sfruttamento economico del made in italy in una situazione in cui la contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari italiani solo nell’agroalimentare ha ormai superato i 120 miliardi di euro, quasi il doppio delle esportazioni, e che costa all’italia trecentomila posti di lavoro, secondo una analisi della coldiretti. si tratta di danni economici e di immagine soprattutto nei mercati emergenti dove – rileva la coldiretti – spesso il falso e’ piu’ diffuso del vero e condiziona quindi negativamente le aspettative dei consumatori. “lo sfruttamento di nomi che richiamano la mafia e’ un business che provoca un pesante danno di immagine al made in italy sfruttando – conclude PRANDINI – gli stereotipi legati alle organizzazioni mafiose, banalizzando fin quasi a normalizzarlo, un fenomeno che ha portato dolore e lutti lungo tutto il paese”.