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“sono letteralmente saltate, a causa del drastico aumento dei costi di produzione per i prodotti della piscicoltura, le programmazioni per i prossimi mesi, incidendo sulla presenza del prodotto ittico d’acquacoltura, mettendo a rischio la stessa sopravvivenza di molte imprese del settore e la presenza di pesce made in italy fino alle prossime feste natalizie” e’ l’ allarme lanciato con un comunicato da pier antonio SALVADOR, presidente dell’associazione piscicoltori italiani di confagricoltura. “la situazione, denunciano i piscicoltori di confagricoltura, dopo oltre 6 mesi di conflitto, e’ aggravata dalla carenza idrica determinata dal prolungarsi del periodo siccitoso”, prosegue il comunicato, che aggiunge: “queste le cause scatenanti di considerevoli e potenzialmente irreversibili ripercussioni sulle imprese del settore. i mangimi sono aumentati del 35%, l’energia elettrica dal 200 al 300 % (in base alle tipologie d’utilizzo), l’ossigeno liquido ha segnato almeno un +250%. incrementi importanti anche nella logistica interna (mezzi aziendali e imbarcazioni) e negli scambi con fornitori e clienti dovuti ai rincari dei carburanti agricoli (che non hanno tutte le agevolazioni della pesca), nel costo degli avannotti, degli imballaggi, dei materiali e dei pezzi di ricambio necessari alla manutenzione degli impianti e delle attrezzature. il gia’ notevole aumento del costo unitario di produzione e’ addirittura raddoppiato per i sistemi fortemente energivori, come nel caso degli impianti a terra, dove gli allevatori hanno dovuto attivare le pompe; rilevante anche l’impatto sulle aree lagunari, in particolare nel nord adriatico”. “siamo molto preoccupati per il tragico quadro che si e’ determinato dal punto di vista economico. per gli allevamenti non si puo’ configurare un lockdown ma, senza urgenti provvedimenti in grado di abbattere immediatamente i costi, crescera’ inevitabilmente il numero delle imprese a rischio chiusura, costringendo gli italiani a consumare sempre piu’ pesce importato”, conclude SALVADOR.