(riproduzione riservata)
Di Letizia Martirano
Giovanni Luppi sta per lasciare dopo 10 anni, la presidenza della Legacoop agroalimentare. “Questa è l’ultima intervista ad Agra Press della mia presidenza; dopo due mandati e mezzo ora vado alle dipendenze dell’Inps”, dice con grande tranquillità anche se da tutta la chiacchierata fatta, tradotta nelle domande e risposte che seguono, la passione sindacale ancora viva di un cooperatore traspare non poco. Tant’è che ammette: “voglio talmente bene a questi ragazzi che se servisse non mi tirerei indietro, ovviamente gratis. Ti innamori di quello che hai fatto e vorresti vedere che vada sempre bene”.
Come avverra’ il passaggio di consegne?
L’assemblea elettiva di marzo eleggerà la direzione che eleggerà il presidente. Il candidato unico è Cristian Maretti, presidente del distretto del Nord di Legacoop agroalimentare nonchè vicepresidente di Fruttagel oltre ad essere stato Coordinatore di Agrinsieme e dunque con una importante esperienza alle spalle, sia nel campo sindacale che in quello imprenditoriale. Maretti ha avuto l’unanime gradimento dei vertici uscenti e di un gruppo di opinion leader che non hanno espresso alcun parere contrario. Ed avrà al suo fianco dirigenti che saranno espressione dei diversi territori.
Tutti emiliano romagnoli i presidenti di Legacoop agroalimentare! Non può essere un caso…
L’Emilia Romagna è la regione più rappresentativa ma nonostante questo non ha mai fatto pesare negli organi questa primazia….
È soddisfatto della squadra che le succede?
Motivo importante di orgoglio per me è lasciare un’organizzazione di giovani e molto rosa, con quattro donne che affiancheranno il presidente cinquantenne, a cominciare dalla nuova direttrice. Credo che nessuna associazione possa dire lo stesso. Sono veramente molto contento di aver creato le condizioni per una transgenerazionalità di fatto.
Le dinamiche tra i diversi settori sono positive?
Con la fusione tra l’agricoltura e la pesca abbiamo cercato di dare maggiore dignità alla pesca.
Cose importanti tra quelle che ha costruito?
Mi attribuisco il merito di aver spinto per la creazione e l’affermazione dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari. Oggi si può dare per acquisito un fatto: lavoriamo insieme. Mi auguro che Maretti faccia il salto finale verso un’unificazione completa che, però, non dipende da noi ma da altri settori che hanno intrapreso il processo più tardi e dunque sono indietro.
C’è il rischio che l’unificazione non vada in porto?
Io ci credo e ci ho sempre creduto. Vedo, in futuro, una sola centrale cooperativa in cui convivono i diversi settori. Certo le cautele sono necessarie e questo penalizza noi del settore agroalimentare che siamo più avanti tanto che già riuniamo le presidenze assieme. Dopo tanti anni di coordinamento di Mercuri, del quale abbiamo apprezzato molto spirito unitario e grande impegno, potrebbe essere giunto il momento di pensare ad una alternanza. Nello spirito che ha guidato l’alleanza fino ad oggi.
A lui dovrebbe succedere il nostro rappresentante.
A rimetterci però sarà il personale….
L’assetto attuale della nostra struttura ci garantisce già un adeguato livello di efficienza. Eventualmente sarà opportuno qualche intervento di natura organizzativa. Se la cooperazione non fa questo salto perde una grande occasione.
Ha rammarichi?
Credo che occorra proseguire l’impegno che Legacoop agroalimentare ha profuso per cercare di costruire rapporti positivi con tutte le organizzazioni del mondo agricolo, anche con la Coldiretti mettendo al centro l’obiettivo di far crescere l’agricoltura di questo paese. Per raggiungerlo ritengo necessario costruire un dialogo tra loro e Agrinsieme.
Esiste una soluzione?
Credo che quando e se si è egemoni bisogna essere generosi. Per me sarebbe anche importante aprire un confronto con Uecoop che ha diverse cooperative agricole.
Presto ci sarà il nuovo censimento agricolo e non credo che il numero delle aziende agricole censite supererà le 800.000 e dunque nessuno può dire di avere da solo questo numero di aziende. Va data una visione vera della realtà come fa la cooperazione attraverso il suo Osservatorio.
Le cooperative sono in buono stato di salute?
Tra i compiti dell’Alleanza delle cooperative c’è quello di fare fusioni e reti di impresa e il suo limite, forse, è stato di non aver promosso abbastanza queste soluzioni. Le medie imprese, tra 25 e 40 milioni di fatturato, sono quelle maggiormente in pericolo. Le grandi, e le piccole con produzioni di nicchia, sono meno a rischio. Spero che in futuro si lavori nel campo dell’impresa e non solo nel campo della politica.
Ci sono esperimenti di cooperative transnazionali?
Abbiamo fatto tentativi di avere soci esteri ma sono stati abbandonati. Tuttavia è una cosa che va fatta e Maretti è molto adatto perché è interessato a esperienze estere.
Che cosa ereditano i suoi successori?
Lascio un sistema che è cresciuto nelle imprese, nella visibilità e nelle alleanze e questo mi fa piacere. Agrinsieme a Roma potrebbe fare di più ma sui territori ha fatto più presa addirittura dell’Alleanza delle cooperative. Il che è avvenuto perchè, pur mantenendo ciascuna associazione le proprie specificità, si è riusciti fare massa critica.