(riproduzione riservata)
di Lucilla Ricottini, Medico Chirurgo, esperta di Omeopatia, Omotossicologia, Fitoterapia
Il larice è una conifera secolare a tronco unico, che può vivere fino a 800 anni raggiungendo i 40 metri di altezza. Come altre conifere, abeti e pini, presenta foglie aghiformi e una chioma piuttosto rada. Ma il larice ha delle caratteristiche uniche e particolari che lo distinguono dalle altre conifere. In inverno perde le foglie aghiformi per proteggersi dal freddo e dal vento d’alta quota. Il suo legno di colore rosso, peraltro facile da lavorare, diventa molto duro se immerso in acqua e molto resistente.
La potatura del Larice si effettua in inverno, tra gennaio e febbraio, quando i suoi rami sono completamente spogli.
Il mito
Nelle valli dolomitiche, dove il Larice occupa vasti spazi e sembra unire terra e cielo, si narra la leggenda della sua nascita. In Val Costeàna, vicino a Cortina, si trovano il Col de la Merisana e poco distante il Ru de ra Vèrgines “il torrente delle Vergini” che, secondo i racconti degli abitanti del luogo, era abitato dagli spiriti femminili delle acque. Questi, nel caldo mezzogiorno, uscivano dal fiume vestite di bianco, e andavano vagando sul colle della Merisana, chiamato così dal nome proprio dalla regina delle Ondine. Un bel giorno il Rèi de Ràjes (Re dei Raggi) si trovò a passare lungo il rio delle Vergini e scorse, nel riflesso argentato delle acque, il volto bellissimo di Merisana. Come in ogni favola che si rispetti il Re si innamorò perdutamente della bella fanciulla appena intravvista e, con grande pazienza, riuscì a conquistarne il cuore. Come dono di nozze, la Regina delle Ondine chiese la felicità di tutti gli esseri viventi – uomini, animali e piante – almeno per un’ora, quella che lei aveva più cara: il mezzogiorno. Tutti si rallegrarono e la terra generò migliaia di fiori dai colori infiniti e uomini e animali li portarono in dono alla bella e generosa sposa, che con il suo desiderio li aveva resi felici per un’ora. Due nani del bosco raccolsero tutti i mazzi di fiori e diedero loro l’aspetto di un albero: il Larice. Ma il nuovo albero sembrava appassire in fretta, poiché era fatto di fiori recisi, e così Merisana rinunciò al suo velo di sposa e lo gettò sul Larice per vivificarlo. Sotto a quei rami sottili del Larice, ornati dalla riconoscenza di tutti i viventi per Merisana, si compirono le nozze fra lei ed il suo amato Re dei Raggi. E così il Larice si spoglia e si riveste in primavera: si può intravedere tra i suoi rami la trama sottile del velo da sposa della bellissima Merisana.
Nel Tirolo il Larice era anche associato alle Salg Fräulein o Selige Fräulein, Beate Signorine, soavi fanciulle biancovestite che potevano essere viste cantare all’ombra dei vecchi Larici. Ancora oggi gli abitanti del basso Tirolo narrano storie sulle Salighe, Dame bianco vestite, a metà fra Esseri fatati e sagge Donne mortali, che possono essere benevole e concedere favori e aiuto ai montanari, oppure far danno a coloro che le importunano.
Presso alcune popolazioni siberiane il Larice (anche se di altra varietà) veniva considerato l’Albero cosmico ed i boschi che li ospitavano venivano considerati sacri ed ornati con pelli, frecce, oggetti in metallo e con le immagini degli Dei del luogo.
In alcune zone della Germania si utilizzano le Hexenrüttel, bacchette di legno di Larice che vengono appese su porte e finestre il 30 aprile per tenere lontane le streghe.
Le proprietà in fitoterapia e in erboristeria
Tutte le parti del Larice possono essere utilizzate per ritrovare salute e benessere. Con le gemme si può preparare un macerato glicerico (20 gocce, 2 volte al giorno con acqua, per cicli di 3 settimane) utile in caso di bronchite cronica, cistiti ed emorragie. La resina del larice si utilizza per la preparazione di unguenti disinfettanti, da applicare su abrasioni ed eruzioni cutanee. Questo balsamo è reperibile in erboristeria e va applicato 1-2 volte al giorno sulle zone da trattare, fino a miglioramento. L’estratto a freddo della corteccia del larice è utilizzato come lassativo, mentre il durame del legno contiene un polisaccaride (chiamato arabinogalactan) che svolge un’azione prebiotica e di modulazione del sistema immunitario.
Per profumare e sanificare l’ambiente: rametti di larice nel brucia essenze.
Se invece la necessità è liberare le vie respiratorie, basterà versare alcune gocce di olio essenziale, distillato dalla resina del larice e dalle proprietà antisettiche, nell’acqua calda del bagno. Infine, diluito in olio di calendula favorisce la guarigione delle infezioni cutanee.
Floriterapia di Bach: Larch
Larch (derivato dal larice) è il fiore di Bach indicato per chi soffre di un complesso di inferiorità che lo rende rinunciatario, ovvero per chi ha il timore di fallire. Questo fiore aiuta a recuperare il benessere e l’equilibrio, cura gli stati di ansia e migliora il sonno. Larch, fiore di “debolezza”, restituisce la fiducia in se stessi e nella proprie capacità.
Si assumono 4 gocce, 4 volte al giorno, per almeno 3 settimane.
La ricetta
E la ricetta?
Vi passo una ricetta che ho trovato online, per realizzare un ottimo pesto di larice. Io l’ho sperimentata personalmente con grande successo.
I germogli vanno raccolti quando sono giovanissimi getti, friabili tra le dita. Utilizzate solo ingredienti di ottima qualità.
Ingredienti:
- 100 gr di germogli freschi di larice e qualche germoglio di pino o abete
- 100 gr di olio EVO
- 40 gr di gherigli di noci
- 50 gr o più di grana (meglio quello trentino)
- 1 cucchiaio scarso di sale grosso
- 4 cubetti di ghiaccio
Procedimento:
Nel frullatore si mettono il ghiaccio e i germogli e si frullano bene questi due ingredienti, poi le noci, il sale grosso e il grana e infine l’olio. Può essere usato come il pesto di basilico per condirci pasta, gnocchi o altre pietanze.
vedi documento pdf