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“‘chiunque dubiti sull’urgenza di interventi per contrastare le conseguenze della crisi climatica e sulla necessita’ di accelerare gli iter burocratici, guardi cosa sta succedendo a chioggia’: a richiamare l’attenzione sul caso veneto e’ francesco VINCENZI, presidente dell’associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue (anbi)”. lo rende noto un comunicato di anbi, che cosi’ prosegue: “nella ‘piccola venezia’, infatti, l’amministrazione civica ha deciso di ‘prestare’ i soldi necessari all’avvio di un’importante opera infrastrutturale (lo sbarramento anti intrusione salina alla foce del fiume brenta), confidando poi nell’azione di persuasione del consorzio di bonifica adige euganeo e della regione veneto nei confronti del ministero infrastrutture e trasporti (m.i.t.). rappresentanti del municipio e dell’ente consortile si sono infatti recentemente incontrati per definire il percorso da intraprendere per il reperimento di € 7.506.868,00 necessari per completare il finanziamento della barriera anti sale; in tale sede, il comune clodiense, per il quale l’opera assume un valore strategico anche per la viabilita’ locale e turistica, ha confermato la disponibilita’ ad anticipare le somme necessarie, poiche’ i sempre piu’ frequenti periodi siccitosi rendono ormai improcrastinabile l’infrastruttura, il cui progetto originario era stato elaborato oltre vent’anni fa dopo la drammatica crisi idrica del 2003. modifiche progettuali, burocrazia e ricorsi (respinti) hanno fatto lievitare i costi: da 15 milioni a 20 milioni fino a sfiorare oggi i 30 milioni di euro, creando uno scoperto di circa 7 milioni e mezzo, che impedisce l’avvio del cantiere a causa dei rincari di materie prime ed energia. intanto, pero’, la salinizzazione del suolo non si ferma ed il suo peggioramento e’ allarmante: l’avanzamento del cuneo salino lungo gli alvei fluviali si e’ quintuplicato in poche decine di anni; se negli anni ’50 la penetrazione non superava i 3 chilometri, durante la siccita’ del 2022 l’acqua salata ha risalito i fiumi brenta e bacchiglione fino a 18 chilometri dalla foce. l’area interessata dall’aumento della salinita’ si estende ora su una superficie di almeno 25.000 ettari lungo la dorsale adriatica veneta. ‘le conseguenze di questo fenomeno – evidenzia massimo GARGANO, direttore generale di anbi – sono molteplici ed impattano direttamente sul tessuto economico e sociale del territorio: tra i principali problemi si annoverano le limitazioni sempre piu’ stringenti all’irrigazione con relative perdite colturali e di reddito agricolo; inoltre, si registra un progressivo deprezzamento dei terreni rurali. da qui la decisione del comune di chioggia di esporsi ulteriormente, sperando nel m.i.t. per la restituzione di risorse particolarmente pesanti per il bilancio di un’amministrazione locale. e’ una scelta coraggiosa, ma che sottolinea la gravita’ del problema e l’ormai insostenibile attesa per la realizzazione di un progetto redatto dal consorzio di bonifica adige euganeo nel 2004, supportato anche da approfonditi studi del consiglio nazionale delle ricerche’. attualmente la ripartizione delle risorse gia’ coinvolge: ministero agricoltura sovranita’ alimentare e foreste (€ 13.046.595,00), regione veneto (€ 3.878.814), consorzio di bonifica adige euganeo (€ 6.476.748,00), provveditorato interregionale per le opere pubbliche del triveneto (ex magistrato alle acque, € 800.000,00) e comune di chioggia (€ 5.205.843,00)”.