protezione dell’ambiente o della salute. Che si tratti dell’Agenzia
nazionale per la sicurezza sanitaria dell’alimentazione, dell’ambiente e
del lavoro, dell’Agenzia per la transizione ecologica (l’Ademe) o
dell’Ufficio francese per la biodiversità, questi organismi sono presi di
mira in modo più o meno violento da una parte del mondo contadino. Attacchi
incoraggiati non solo da alcuni partiti politici che cercano di cavalcare
la rabbia degli agricoltori, ma anche a volte dal governo stesso, che
tradisce la sua incapacità di rispondere alla loro disperatà.
Queste violenze sono multiformi. Le false informazioni volte a screditare
l’azione o i responsabili di questi operatori si moltiplicano sui social
network. L’integrità dei funzionari pubblici che impiegano è messa a vanti,
a volte impunemente. I progetti di riforma che mettono in discussione la
loro indipendenza nei confronti dei poteri economici e la loro efficacia
non esitano a basarsi su argomenti di malafede, persino falsi.
Legittimate dalla parola politica, le azioni, sempre meno isolate
all’interno dei movimenti agricoli, si liberano dai limiti del tollerabile,
ben oltre ciò che consente il diritto di manifestare o contestare una
regolamentazione che complica di fatto il lavoro degli agricoltori. Una
minoranza attiva mette in evidenza gli eccessi di zelo degli agenti
pubblici, accusati di controlli eccessivi e intimidatori. Se gli abusi
possono esistere, e ovviamente essere sanzionati, questa conflittualità
rappresenta una parte infinita della vita quotidiana di questi operatori.
D’altra parte, si sta creando una spirale pericolosa. Gli eletti e i
ministri si autorizzano a riprendere per conto proprio le esagerazioni
propagate da alcuni membri dei sindacati agricoli, e non esitano a
costruire generalità a partire da casi isolati. L’obiettivo è quello di
screditare per disarmare meglio l’arsenale normativo che queste agenzie
dovrebbero far rispettare.
Questa deriva è preoccupante, perché non ci può essere uno Stato di diritto
a geometria variabile. Se è normale offendersi quando l’autorità della
polizia viene disprezzata, è altrettanto legittimo difendere quella degli
organismi che sono incaricati di applicare testi che sono stati discussi e
votati in Parlamento. Soffiare sulle braci per indebolire la forza della
legge, anche quando questa mira a proteggere l’ambiente, è un gioco
pericoloso, che mina i fondamenti della nostra democrazia e non può che
indebolire le nostre istituzioni.
Inoltre, la moda attuale che consiste nel chiedere una deregolamentazione a
tutto campo, ispirandosi a ciò che è in atto negli Stati Uniti
dall’elezione di Donald Trump o in Argentina dopo quella di Javier Milei,
deve anche preoccupare. I seguaci dei “comitati dell’ascia” e delle
“motoseghe” per tagliare la spesa pubblica fanno della regolamentazione
ambientale una fonte di risparmio tanto demagogica quanto controproducente,
in una parola pericolosa. La necessaria vigilanza sull’uso del denaro
pubblico non deve trasformarsi in una caccia alle streghe contro coloro che
hanno la responsabilità di far applicare le leggi in un settore essenziale
per la qualità della vita dei francesi, nel futuro del nostro paese. La
sicurezza sanitaria e ambientale ha un costo, ma non ha prezzo.