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ASSEMBLEA CIA: FINI, AVVIARE SUBITO PIANO NAZIONALE PER GRANDI ED PICCOLI INVASI E ACCELERARE RIUSO ACQUE REFLUE
ASSEMBLEA CIA: FINI, APPROVARE SUBITO LEGGE CONTRO CONSUMO SUOLO AGRICOLO ANCHE PER CONTRASTO CRISI CLIMATICA
ASSEMBLEA CIA: FINI, DEFISCALIZZARE ATTIVITA’ ECONOMICHE TERRITORI MARGINALI PER FERMARE ABBANDONO
ASSEMBLEA CIA: FINI, IN AREE INTERNE SERVONO ANCHE POLITICHE SU SERVIZI SOCIALI SANITA’ SCUOLA TRASPORTI MISURE ABITATIVE
ASSEMBLEA CIA: FINI, MADE IN ITALY AGROALIMENTARE NON PUO’ ESISTERE SENZA LA PRODUZIONE AGRICOLA PRIMARIA
ASSEMBLEA CIA: MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA MATTARELLA A PRESIDENTE CIA FINI
ASSEMBLEA CIA: FINI, AGRICOLTURA ESSENZIALE PER TENUTA ECONOMICA SOCIALE E AMBIENTALE DEL PAESE
ASSEMBLEA CIA: LEO (VICEMINISTRO MEF), IN DECRETO LEGISLATIVO IN CDM PROSSIMA SETTIMANA GRANDE ATTENZIONE A FISCALITA’ SETTORE AGRICOLO
ASSEMBLEA CIA: LEO (VICEMINISTRO MEF), IN DLGS FISCO IN CDM PROSSIMA SETTIMANA GRANDE ATTENZIONE A FISCALITA’ SETTORE AGRICOLO
ASSEMBLEA CIA: LOLLOBRIGIDA, LA PAC DEVE TORNARE A INTERVENIRE PER PREVENIRE IL RISCHIO DI ABBANDONO DELL’ AGRICOLTURA IN COLLINA ED MONTAGNA
ASSEMBLEA CIA: LOLLOBRIGIDA ANNUNCIA PROPOSTA ITALIANA FONDO EUROPEO PER ALCUNE MATERIE COME ACQUA LOGISTICA ED ENERGIA INDIPENDENTE DA PAC
ASSEMBLEA CIA: TAJANI (ESTERI), PER SPINGERE CRESCITA ABBIAMO BISOGNO DI VOI CHE LAVORATE SUL TERRITORIO E CHE SIETE CUSTODI DEI NOSTRI SAPERI E VALORI
ASSEMBLEA CIA: IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE MATTARELLA
il quirinale rende noto che: “il presidente della repubblica, sergio MATTARELLA, ha inviato al presidente della confederazione agricoltori italiani-cia, cristiano FINI, il seguente messaggio: ‘le sfide che riguardano l’agricoltura sono sfide di tutto il paese. l’assemblea di cia-agricoltori italiani e’ occasione propizia di elaborazione e confronto per un’agricoltura che, oltre a essere risorsa essenziale, qualifichi la stessa identita’ italiana, rappresentando una sfida decisiva per il nostro vivere e per la sostenibilita’ economica, sociale, ambientale. la storia delle produzioni agricole, degli allevamenti, delle imprese nate dal lavoro della terra ha plasmato la storia e la cultura dell’italia e dell’europa. la consapevolezza di queste radici deve guidarci oggi nell’affrontare i problemi aperti dalle grandi trasformazioni globali e dai pericolosi mutamenti climatici. la societa’ intera deve essere consapevole e accompagnare l’impegno dei produttori agricoli. la salubrita’ dei cibi che mangiamo, la qualita’ dei prodotti destinati al mercato, l’integrita’ e la cura di territori che costituiscono la nostra bellezza e ricchezza passano dal quotidiano lavoro e dalle capacita’ progettuali del mondo dell’agricoltura. lo spopolamento delle aree interne e montane puo’ essere contrastato da rigenerazioni agricole. produzioni innovative possono dare occasioni di impiego ai giovani. va assicurato al lavoro il giusto compenso, contrastando con forza le forme di sfruttamento che raggiungono nel caporalato un apice di inaccettabile illegalita’. alla confederazione e ai delegati in assemblea formulo gli auguri piu’ cordiali di buon lavoro”.
ASSEMBLEA CIA: DALLE AREE INTERNE ALLE RISORSE IDRICHE ALLA PAC PRESENTATE LE PRIORITA’ D’INTERVENTO
“guidare l’agricoltura oltre lo stallo, senza le misure penalizzanti degli ultimi anni ma con risposte efficaci e durature di fronte alle sfide del clima, dei mercati e della transizione. avendo ben chiaro che non basta solo promuovere il cibo made in italy, prima di tutto va difeso chi lo produce, a partire dalle aree interne dove si trova il 56% della superficie coltivabile. e’ questo il messaggio lanciato da cia-agricoltori italiani in occasione della sua assemblea annuale, a roma all’auditorium antonianum, che ha richiamato oltre 400 delegati da tutta italia sotto lo slogan ‘agricoltura al bivio: piu’ valore a chi produce'”. lo rende noto un comunicato di cia, che cosi’ prosegue: “‘l’agricoltura e’ a un punto di svolta, occorre imboccare la strada giusta – ha dichiarato il presidente nazionale di cia, cristiano FINI -. ridare centralita’ al settore vuol dire smetterla con proclami e chiusure ideologiche, ma agire concretamente su priorita’ ed emergenze. a livello europeo e nazionale si e’ aperta una fase in cui le regole di bilancio segnano un cambio di paradigma, con l’esigenza non piu’ rinviabile degli stati, in primis dell’italia, di intraprendere decise politiche di riduzione dei deficit. ma proprio perche’ ci attende un lungo percorso di aggiustamento delle finanze pubbliche, con meno soldi come dimostra la manovra, cia chiede alle istituzioni un utilizzo piu’ mirato, efficace ed efficiente dei fondi, immaginando anche una razionalizzazione dell’attuale platea di beneficiari della pac per favorire una piu’ equa e giusta redistribuzione delle risorse a disposizione’. d’altra parte, ha aggiunto FINI, ‘se non si mette in sicurezza il settore con misure adeguate, si va verso l’abbandono delle aree interne, la perdita del presidio sul territorio, la scomparsa di biodiversita’ e paesaggio, la fine del made in italy agroalimentare. un rischio che il paese non puo’ correre’. nel documento di cia presentato all’assemblea, ecco le priorita’ di intervento per permettere all’agricoltura di uscire dal bivio e riprendere la strada dello sviluppo: ACQUA – per fronteggiare lo squilibrio climatico, tra alluvioni e siccita’, tutelando al contempo risorse idriche, agricoltura e territori, in un paese che ha gia’ subito oltre 90 miliardi di euro di danni in 40 anni a causa degli eventi estremi, per cia ci sono almeno cinque azioni da adottare: dare priorita’ negli interventi di messa in sicurezza alle zone a piu’ alto rischio naturale; definire e avviare subito un nuovo piano nazionale per la crescita dei grandi invasi da considerarsi integrati, e non alternativi, ai piccoli invasi; accelerare sul riutilizzo delle acque reflue e depurate, favorendo gli investimenti e le infrastrutture necessarie al riuso agricolo; approvare finalmente una legge contro il consumo di suolo agricolo, visto che si continua a cementificare 2,4 metri quadrati di suolo al secondo; incentivare le funzioni di manutenzione del territorio svolte dagli agricoltori attraverso un quadro normativo chiaro e definito. AREE INTERNE – investire sulle zone rurali e’ un’urgenza economica e sociale, che necessita di una strategia unica nazionale che arresti lo spopolamento in queste aree, che soffrono la rarefazione dei servizi, lo smantellamento delle infrastrutture e una generale marginalizzazione che mette in pericolo il 60% del territorio italiano, incidendo negativamente sui diritti di cittadinanza di 13 milioni di persone, molti dei quali agricoltori. per poter sopravvivere e tornare appetibili, le aree interne hanno bisogno in primis del rafforzamento e ammodernamento del sistema infrastrutturale materiale e immateriale (strade, scuole, presidi sanitari, digitalizzazione, luoghi di cultura) con politiche di sostegno all’abitabilita’. quindi misure di fiscalita’ agevolata sul modello delle zes; riconoscimento dell’agricoltura familiare con norme specifiche; piu’ facile accesso al credito per innescare il ricambio generazionale; valorizzazione delle produzioni locali e consolidamento dei legami con il turismo. VALORE LUNGO LA FILIERA – il riconoscimento del giusto valore a ogni prodotto agricolo e’ un ambito strategico per cia, tanto piu’ che ancora oggi su 100 euro spesi dal consumatore, solo 7 restano in tasca al produttore, contro i circa 19 euro di commercio e trasporto. per questo, e’ tempo di agire sulla filiera agroalimentare, attivando politiche per il riequilibrio e la trasparenza nei rapporti commerciali e nel processo di formazione dei prezzi; sostenendo realmente l’aggregazione, con incentivi anche fiscali; costruendo un osservatorio ue su costi, prezzi e marginalita’, accanto alla riforma della direttiva sulle pratiche sleali. RICERCA E INNOVAZIONE – prioritaria e’ la definizione di un piano nazionale per l’impianto di specie piu’ resistenti alle malattie e piu’ tolleranti ai cambiamenti climatici. servono anche: incentivi a ricerca e innovazione sostenibile per introdurre alternative economicamente valide indispensabili a adempiere agli impegni ambientali; introduzione di un fondo unico per la gestione delle fitopatie di rapida attuazione, con obiettivi definiti e strutturato in termini temporali; adozione di una programmazione strutturata a supporto dell’agricoltura di precisione. in tutto questo processo, resta fondamentale la partita delle tea in europa. FAUNA SELVATICA – e’ una battaglia che cia porta avanti da anni, resa ancora piu’ pressante dall’emergenza peste suina, che mette a rischio il comparto suinicolo tricolore, 26mila aziende e un valore alla produzione di 4,5 miliardi. ora e’ improcrastinabile creare un sistema uniforme di censimento delle specie invasive a livello nazionale, mappando le aree piu’ colpite, e sviluppare piani di controllo numerico per ridurre la densita’ degli animali selvatici dove necessario. inoltre, bisogna passare dagli indennizzi ai risarcimenti per le aziende agricole, includendo sia i danni diretti che indiretti, e superare il regime de minimis. occorre anche rafforzare l’autodifesa degli agricoltori, oltre a sensibilizzare la comunita’ sul tema e a costruire un tavolo di coordinamento tra ministeri dell’agricoltura e dell’ambiente, enti regionali, associazioni di categoria. LAVORO AGRICOLO – la carenza di manodopera ormai e’ strutturale all’interno del comparto. una prima risposta per cia e’ arrivata dal nuovo decreto flussi 2025. sul fronte degli strumenti, invece, quello che rispecchiava la massima flessibilita’ era sicuramente il voucher, sostituito oggi dal loagri che, numeri alla mano, ha gia’ fallito i suoi obiettivi. la proposta confederale e’ quella di mettere a disposizione delle aziende virtuose un ticket, dal valore contenuto, da poter usare in qualsiasi momento dell’anno. occorre fare meglio e piu’ velocemente anche per attrarre i giovani: al riguardo, si chiede la reintroduzione dello sgravio contributivo per gli under 40 e si sollecita l’emanazione dei decreti attuativi della legge per la promozione e lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile nel settore agricolo. BILANCIO UE – il bilancio europeo non puo’ essere rivisto al ribasso, ma va valorizzato ed efficientato, rendendolo adeguato a rispondere alle sfide future. per la sostenibilita’ dell’agricoltura, e’ auspicabile l’istituzione di un fondo per la transizione verde, separato dal budget pac. PAC DEL FUTURO – bisogna disegnare una politica agricola comunitaria piu’ flessibile per intervenire subito nelle situazioni di crisi e piu’ attenta a tutelare andamento produttivo e reddito agricolo, includendo interventi per la gestione del rischio, favorendo gli investimenti, facilitando l’implementazione delle innovazioni. va pure riformata l’attuale riserva agricola affinche’ possa meglio affrontare i rischi eccezionali e catastrofici. POLITICHE COMMERCIALI – servono regole comuni sul commercio. la parola chiave negli accordi deve essere reciprocita’, per tutelare il prodotto italiano ed europeo ed evitare sia la concorrenza sleale di paesi terzi sia nuovi rischi sui mercati, a partire da quelli fitosanitari. in tal senso, la volonta’ della commissione di spingere per chiudere l’accordo mercosur va attentamente rivalutata, immaginando l’impatto negativo e penalizzante che potra’ avere sul settore primario”.
ASSEMBLEA CIA: FINI, AREE INTERNE E SVANTAGGIATE DIVENTINO “ZONE FRANCHE” CON FISCALITA’ AGEVOLATA
“le aree interne e svantaggiate d’italia potrebbero diventare ‘zone franche’ con fiscalita’ agevolata soprattutto per le attivita’ economiche e produttive. questa la ricetta di cia-agricoltori italiani per rilanciare i territori marginali e fermarne il progressivo abbandono. ad accompagnarla una proposta che verra’ formulata al governo prossimamente. e’ quanto ha annunciato il presidente nazionale di cia, cristiano FINI, davanti al ministro dell’agricoltura, francesco LOLLOBRIGIDA e al viceministro dell’economia, maurizio LEO”. lo rende noto un comunicato di cia, che cosi’ prosegue: “‘basta chiacchiere, servono interventi di carattere tecnico e non politico – ha chiarito FINI nella sua relazione -. le aree rurali e marginali del paese non possono piu’ aspettare, nessuno lo sa meglio dell’agricoltura che in questi territori, tra produzione e attivita’ connesse, rappresenta fino all’80% dell’economia locale e spesso sopperisce anche ai servizi per la comunita”. per cia, il nodo e’ sulle difficolta’ ormai croniche che la crisi climatica e gli eventi catastrofali non hanno fatto altro che amplificare, soprattutto nelle aree interne e di montagna. ‘siccita’ estrema al sud e alluvioni devastanti al nord, i tragici terremoti degli ultimi 15 anni, fino agli ultimi shock geopolitici ed economici mondiali – ha aggiunto FINI – hanno fatto in assoluto piu’ danni li’ dove erano gia’ pesanti i problemi delle infrastrutture e dei servizi, dove non si e’ lavorato per ammodernare o per innescare margini di innovazione, rendendo quasi impossibile fare impresa e incentivare le nuove generazioni a restare’. dunque, la misura pensata da cia potrebbe riguardare l’acquisto e la ristrutturazione di case a tassi agevolati, trattenute minime su pensioni e buste paga, tariffe agevolate sui servizi, tipo luce e gas, ma anche mense scolastiche e alcune visite specialistiche a carico dello stato. e, soprattutto, bisognerebbe creare le condizioni per aprire aziende a costo zero. ‘dalla liguria alla basilicata, c’e’ una questione strutturale che riguarda l’entroterra e non e’ piu’ accettabile nel 2024 – ha proseguito FINI – e che nelle regioni meridionali arriva a compromettere oggi anche la sussistenza’. al sud, infatti, si registrano le percentuali piu’ alte di persone a rischio poverta’ ed esclusione sociale d’europa: in testa la campania con il 46,3% e la calabria con il 42,8%. ‘con la manovra gia’ scritta – ha concluso FINI – auspichiamo un impegno di misure e risorse gia’ a partire dall’anno prossimo, che taglino drasticamente il carico fiscale sulle aree interne, agevolando imprese e famiglie agricole. questo resta per cia un pilastro cardine su cui rimettere in piedi il paese, insieme a una piu’ equa redistribuzione del reddito agricolo lungo la filiera e una gestione nuova e piu’ efficiente delle risorse idriche rispetto ai cambiamenti climatici’.”.
ASSEMBLEA CIA: IL PRESENTE E IL FUTURO DELL’AGRICOLTURA NEL REPORT NOMISMA
“le sfide che sta affrontando l’agricoltura derivano da uno scenario denso di complessita’, che ha pochi precedenti nel settore. la tenuta economica delle aziende e’ messa a dura prova e l’intera filiera agroalimentare non puo’ permettersi un comparto primario debole. per ridare fiato all’economia si auspicano tagli nei tassi delle banche centrali, alla luce di un’inflazione che sembra rientrata. ma restano ancora i conflitti bellici, i rigurgiti di protezionismo (raddoppiati nell’ultimo quinquennio gli interventi contro la liberalizzazione degli scambi) e i disastri naturali legati ai cambiamenti climatici (93 nel 2023 in europa). la volatilita’ dei prezzi delle commodity agricole e’, infatti, diventata ‘la norma’ e si e’ triplicata rispetto all’ultimo decennio del ‘900. questo non gioca ne’ a favore dei produttori, ne’ dei consumatori. e’ questo il primo impatto raccontato dallo studio nomisma per cia ‘le competitivita’ dell’agricoltura di fronte alle complessita’ di contesto: scenari evolutivi e prospettive future’ presentato all’assemblea annuale a roma”. lo rende noto un comunicato di cia, che cosi’ prosegue: “negli ultimi vent’anni, meta’ delle aziende agricole sono uscite dal settore (-53%) quelle rimaste si sono rafforzate. il settore ha tenuto sul lato della superficie coltivata (-5%), portando cosi’ le dimensioni medie delle aziende agricole italiane un po’ piu’ vicine a quelle europee (11 ettari vs 17 ettari di media ue). tra il 2000 e il 2020, delle 1,3 milioni di aziende che hanno ‘chiuso i battenti’, 3 su 4 erano situate in aree collinari e montane (circa 936 mila). la chiusura ha comportato la riduzione di 850mila ettari di superficie agricola coltivata. considerando il problema dello spopolamento delle aree interne e il contestuale dissesto idrogeologico, viene meno quei territori piu’ ‘difficili’ la funzione di prevenzione e salvaguardia dell’agricoltore. le aziende agricole per sopravvivere devono maturare redditivita’. purtroppo l’italia, pur rappresentando la seconda ‘potenza agricola’ dell’unione europea per valore aggiunto generato, ha visto negli ultimi cinque anni una crescita di tale valore (a prezzi correnti, comprensivi dell’inflazione) al di sotto della media: + 24% contro una media ue del 41% e di altri competitor come spagna e germania al di sopra del +45%. anche in confronto agli altri settori dell’economia italiana l’agricoltura e’ rimasta indietro: tra il 2015 e il 2023, al netto dell’inflazione, il valore aggiunto nel settore primario e’ diminuito di quasi 9 punti percentuali, mentre nell’industria alimentare – dopo il calo legato alla pandemia – e’ arrivato a +12%, nel commercio a +19%, contro una media dell’intera economia italiana che ha registrato una variazione del +11%. la riduzione del valore aggiunto e della produzione agricola (a valori costanti, depurati dall’inflazione) ha riguardato principalmente le regioni del centro (-10% il valore della produzione rispetto al 2015) e del sud (-7%). quasi tutte le principali produzioni agricole hanno subito importanti riduzioni. considerando le medie biennali 2022/23 rispetto a quelle 2015/16, la produzione di grano duro e’ scesa del 30% nel sud del paese, lo stesso e’ accaduto per l’uva da vino. al nord la stessa diminuzione e’ toccata al mais, mentre per pesche e pere si e’ andati oltre il -50%. solamente il latte sembra aver tenuto, registrando una crescita nel valore della produzione (vedi slide in allegato, pagina 13). questi crolli produttivi sono in larga parte determinati dagli effetti nefasti dei cambiamenti climatici: deficit idrico al sud (specie sicilia) e alluvioni al nord. la riduzione della produzione agricola nazionale danneggia in primis gli agricoltori ma non fa certo bene all’industria alimentare, ne’ tanto meno alla bilancia commerciale del paese. per quanto il nostro export agroalimentare sia cresciuto nell’ultimo decennio (+87%), anche le importazioni hanno seguito un trend analogo (+52%), generando sette volte un deficit commerciale, sui dieci anni considerati. cio’ in ragione di un grado di autoapprovvigionamento che per molti prodotti e filiere risulta notevolmente al di sotto dell’autosufficienza: dal grano duro all’olio d’oliva, dalla carne bovina al mais, da quella suina al frumento tenero (vedi pag 16, in allegato). i danni provocati dai cambiamenti climatici hanno peggiorato la situazione: nel caso del grano duro e del mais, il grado di autoapprovvigionamento e’ diminuito nel corso degli ultimi 5 anni, rendendo la nostra filiera della pasta (e quella mangimistica) ancora piu’ dipendente dall’estero. per quanto riguarda i consumi alimentari sul mercato nazionale si registra un livello ancora al di sotto di quello pre pandemico (242,3 miliardi di euro nel 2023 contro i 252,2 del 2019, al netto dell’inflazione). anche la componente dei consumi fuori-casa ha subito lo stesso ‘taglio’ (da 87,5 miliardi di euro del 2019 a 81,5 miliardi del 2023) segno inequivocabile di una situazione economica delle famiglie non certo rosea. anche le vendite al dettaglio di prodotti alimentari per i primi 9 mesi del 2024 evidenziano lo stesso trend dei due anni precedenti, vale a dire una crescita nella spesa a valore (+1,3%) non supportata da un analogo aumento nei volumi di acquisto (-1%) rispetto allo stesso periodo del 2023. il dato sul clima di fiducia dei consumatori italiani continua a mostrare un gap tra clima economico e clima futuro, entrambi in peggioramento ad ottobre. non resta che guardare con piu’ fiducia ai mercati esteri, anche se le incognite non mancano. prima fra tutte la minaccia di nuovi dazi da parte di TRUMP, che mira a ridurre il rilevante deficit esistente con la cina (278 miliardi di euro nel 2023, senza contare gli ulteriori 101 con il vietnam da cui partono spesso prodotti cinesi), ma anche con il messico (145 miliardi euro) e il canada (72 miliardi di euro). il principale paese ue con cui gli usa scontano un deficit commerciale e’ la germania (80 miliardi di euro) che rappresenta il nostro primo mercato di export per i prodotti agroalimentari (10 miliardi euro esportati nel 2023). dunque, oltra alla paura di possibili dazi aggiuntivi sui prodotti agroalimentari italiani (come accadde nel 2020) occorre anche prestare attenzione agli effetti ‘indiretti’ derivanti dai dazi applicati ai paesi che per noi ricoprono un ruolo importante come mercato di sbocco”.