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“il lavoro agroalimentare e ambientale e’ una leva determinante per creare nuova e buona occupazione, prendendoci cura del nostro patrimonio agroambientale e paesaggistico, con tutta una serie di settori che si tengono fra loro e fanno la vera ricchezza distintiva del nostro paese. ripopolare le aree rurali e in abbandono e’ possibile solo se diamo priorita’ alle filiere agroalimentari, alle comunita’ green, a una gestione innovativa del patrimonio forestale e al mantenimento e sviluppo delle attivita’ agrosilvopastorali, anche nell’ottica di una politica di contrasto alla crisi climatica, il guaio e’ che nel nostro paese prosegue l’abbandono dei boschi e il dimezzamento dei lavoratori forestali, con evidenti risultati negativi in termini di presidio e cura del territorio”. lo ha detto il segretario generale della fai-cisl onofrio ROTA intervenendo – informa un comunicato – a treia al festival soft economy della fondazione symbola al panel conclusivo da titolo “ritorno al territorio: neopopolare per rigenerare”. “i dati istat prospettano un calo demografico generalizzato fino al 2031 cui si aggiunge una riduzione degli abitanti nelle zone rurali del 5,5%, passando da 10,1 milioni di residenti a 9,5 milioni: e’ un’emorragia demografica che va arrestata con politiche lungimiranti di rigenerazione territoriale e rendendo piu’ attrattive le aree interne, ma per farlo e’ fondamentale innalzare il valore delle filiere per attrarre imprese e lavoro soprattutto per giovani, donne e migranti”, ha aggiunto ROTA, che ha concluso: “la ricerca ‘made in immigritaly’, commissionata dalla fai-cisl e realizzata da confronti con le universita’ sapienza di roma e statale di milano, dimostra un trend chiarissimo: il contributo dei lavoratori stranieri nelle filiere agroalimentari e ambientali e’ fondamentale da diversi anni e sta sostenendo anche dinamiche importanti di rigenerazione territoriale e demografica, a conferma del fatto che riuscire a governare l’immigrazione favorendo inclusione, legalita’, crescita umana e professionale, vuol dire sostenere il tessuto socioeconomico e produttivo del paese. la sfida prioritaria adesso e’ valorizzare il capitale umano investendo coerentemente sulle politiche attive e sulla formazione delle competenze, anche per rispondere adeguatamente alla domanda di manodopera emergente nelle filiere agroalimentare e nei green jobs, dove le innovazioni tecnologiche e le nuove frontiere dell’economia circolare e della sostenibilita’ stanno ridisegnando il mondo produttivo e del lavoro”.