MARETTI (LEGACOOP AGROALIMENTARE) : NECESSARIA AGGREGAZIONE NEI SETTORI PRIMARIO DELLA TRASFORMAZIONE E RAPPRESENTANZA

MARETTI (LEGACOOP AGROALIMENTARE) : NECESSARIA AGGREGAZIONE NEI SETTORI PRIMARIO, TRASFORMAZIONE E RAPPRESENTANZA

Di Letizia Martirano

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Tra i temi emersi nella recente XVIII Assemblea di Legacoop Agroalimentare, che ha rieletto per il secondo mandato Cristian Maretti come presidente, quello dell’aggregazione sia nel settore primario e della trasformazione sia in quello della rappresentanza è stato centrale. Nel ribadirlo in questa intervista, il presidente Maretti delinea anche quella che è, a suo parere, la situazione dell’agricoltura, dell’agroalimentare e della pesca, offrendo alcuni spunti per affrontare talune criticità.

Quanto è importante il settore cooperativo per agroalimentare, agricoltura e pesca?

La cooperazione è una risposta al futuro dell’agroalimentare, dell’agricoltura e della pesca. Perché cooperare vuol dire guardare al futuro, tutelare le nostre filiere principali e arricchirsi di competenze nuove, anche esterne al nostro settore.

Cooperazione vuol dire anche rafforzare le filiere?

Cooperazione tra cooperative e tra settori permette alle imprese di essere più forti di fronte alle crisi. Dobbiamo trovare soluzioni nuove anche con modalità normative eccezionali per rispondere a eventi eccezionali.

In questa direzione, secondo lei, c’è un cambio di passo anche in Europa?

In Europa ci si è resi conto che il settore agroalimentare non è il problema ma è parte della soluzione. Ed è un segnale molto positivo che la nuova Commissione europea abbia, nel Report sul Dialogo Strategico per l’Agricoltura, finalmente riconosciuto in maniera chiara il ruolo centrale delle cooperative. E riconosca la necessità di rafforzare il ruolo degli agricoltori nella filiera alimentare. Finalmente si indica un fondo extra Pac per la transizione. Finalmente i parametri di sostenibilità diventano basilari anche negli accordi commerciali.

In concreto cosa sarebbe utile che l’Unione europea facesse?

Deve ricalibrare le politiche in chiave di competitività. E questo passa dall’alleggerimento delle norme che devono essere meno vincolanti e devono permettere alle imprese di potersi organizzare, garantendo un quadro stabile per almeno 10 anni. La carta bollata non può prevalere sul buon senso.

Lei parla di aggregazione nella rappresentanza. Cosa significa?

Dobbiamo unire le forze in un “nuovo vascello” di Legacoop: il futuro del settore agroalimentare italiano dipende dalla capacità di lavorare insieme, affrontando le sfide con determinazione e visione. Dobbiamo cercare alleanze e sinergie per costruire un sistema agroalimentare forte, sostenibile e inclusivo. Apriamo il sistema Legacoop a nuove relazioni con le altre organizzazioni di rappresentanza perché abbiamo bisogno di rafforzare il sistema italiano con più cooperazione.

Quindi unire le forze anche con le organizzazioni professionali?

C’è indubbiamente la necessità di aggregazione, di fare sistema tutti assieme. È stata una vera soddisfazione aver avuto alla nostra assemblea tutte le organizzazioni agricole e della pesca a dare il loro contributo.

Quali sono le priorità del suo mandato?

Ci sono sfide molto importanti da affrontare, quelle dei cambiamenti climatici e delle emergenze: granchio blu, peste suina, flavescenza dorata, xylella, tanto per citarne alcune, nonché quelle legate a norme burocratiche ridondanti, alla Pac e ai finanziamenti.

Partiamo dalle emergenze

Il tema si lega a quello delle leggi: occorre un miglioramento del sistema normativo per non ripartire sempre da capo ogni volta che c’è un’emergenza. C’è da rivedere la progettazione territoriale per limitare i rischi idrogeologici. E qui su apre spazio per le nostre cooperative forestali, con l’agricoltore nel ruolo di custode del territorio nel mantenere le nostre colline, le montagne e le produzioni.

Quali sono le priorità legislative?

È importante il riconoscimento da parte del ministero del settore agroalimentare come strategico su cui investire. Ma purtroppo le leggi e le norme inficiano le volontà espresse. Per questo diamo la nostra disponibilità e la nostra leale collaborazione a intervenire, con le nostre competenze, sui punti specifici che emergono nei tavoli di filiera per una normativa organica come nel caso dell’ocm per il settore ortofrutta o la sperimentazione nll’ocm latte, per ridare, con una premialità pubblica diversa, spinta a questi settori. Con L approvazione da parte della commissione europea dei fondi aggiuntivi al PNRR per le filiere si avvicina l’opportunità di avviare rapidamente lo scorrimento della graduatoria ai soggetti che aderiranno alle nuove regole. Auspichiamo che a breve si possa mettere a terra gli investimenti pronti per essere cantierati sia nel settore agroalimentare che nella pesca.

Il mondo della cooperazione ha bisogno di norme giuridiche specifiche?

C’è la necessità di individuare percorsi finanziari strategici che tengano conto della realtà cooperativa. Noi non abbiamo l’obiettivo di generare soltanto remunerazione del capitale, avremmo fatto altro. Ma non tutti hanno chiara questa peculiarità delle cooperative e quando si parla di finanziamenti per rafforzare le produzioni agricole, della pesca e della trasformazione, i parametri sono più adatti a società di capitali.

La pesca è tra i settori più in difficoltà, cosa propone Legacoop Agroalimentare?

La pesca è alle prese con numerosi problemi e, emergenza granchio blu a parte, per la quale abbiamo sollecitato e ottenuto il commissario straordinario, c’è la necessità di istituire il tavolo della piccola pesca per la sua importanza rilevante rispetto alle economie dei territori. Un tavolo ministeriale volto a favorire aggregazione e sviluppo per consentire il presidio delle marinerie, fonte di tradizione, cultura e saperi. L’attività di pesca nel 2022 nel nostro mare è calata del 16,6%. Anche le quantità pescate sono in diminuzione: dal 2012 a oggi si è avuto un calo di oltre il 20%. Per l’acquacoltura, nel 2022, si è registrato -13,3% della produzione, ma un aumento del valore dell’1,5%.

Cosa vi preoccupa maggiormente e quali le azioni possibili per sostenere la pesca?

È prioritaria la piena inclusione della pesca nella politica marittima integrata riconoscendole un ruolo da protagonista. Ci preoccupa il Piano d’azione per lo strascico, mai scomparso dai radar nonostante la scadenza del mandato del commissario Sinkevicius. Occorre sempre più individuare, a tutti i livelli, momenti di confronto e azione comune per contrastare politiche spesso inutilmente restrittive a tutela del settore. Sul fronte nazionale sarà fondamentale riaprire un dialogo con le Istituzioni per perseguire una gestione dell’attività che ottimizzi la redditività dei pescatori e consentire alle imprese una migliore programmazione delle giornate di pesca, anche in vista delle risultanze dell’Agrifish del prossimo dicembre che deciderà le possibilità di pesca 2025.

A proposito di redditività della pesca, quali iniziative possono essere messe in campo?

Parole chiave sono cooperazione e filiere. La valorizzazione della multifunzionalità dell’impresa ittica dovrà inoltre rimanere un punto cardine per favorire alleanze settoriali, generare reddito e accelerare processi di sviluppo dei territori. Pescaturismo ed ittiturismo, servizi ambientali, trasformazione del pescato, sono solo alcuni degli ambiti di sviluppo integrato delle imprese della pesca e dell’acquacoltura. Inoltre, l’individuazione di zone allocate per l’acquacoltura (Aza) da parte delle Regioni e la semplificazione delle procedure burocratiche per l’assegnazione di concessioni demaniali dovranno rappresentare i cardini di una azione di sviluppo del comparto dell’acquacoltura.

Anche nel settore agroalimentare c’è il problema della mancanza di manodopera soprattutto qualificata. Cosa si può fare?

Indubbiamente c’è la necessità di strutturare meglio il sistema. I giovani si indirizzano verso aziende che offrono prospettive adeguate alle loro attese. Per questo occorre essere appetibili per le intelligenze migliori. Va in questa direzione il premio che abbiamo istituito per le tesi di laurea, giunto alla seconda edizione.

Con quale obiettivo?

Guardiamo con forza alle competenze e guardiamo con forza ai giovani, alle ragazze e ragazzi che studiano nei nostri atenei, e che con le loro tesi di laurea producono pregevoli lavori che sono reali test sul nostro sistema produttivo e offrono spunti e stimoli per migliorare le linee e le filiere dell’agroalimentare. Vogliamo investire in questi lavori dal momento che crediamo che queste tesi siano lo specchio di una generazione che ha voglia di futuro, voglia di crescere, di lavorare e fare del nostro Paese il posto dove migliorarsi.