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nel 2023, a causa del forte incremento dei prezzi di alimentari e bevande analcoliche (+10,2% la variazione su base annua dell’apca) le spese delle famiglie per l’acquisto di questi prodotti sono cresciute del 9,2% rispetto all’anno precedente, con punte dell’11,2% nel nord-est e del 10,7% nel centro, rileva l’istat nel report diffuso oggi. complessivamente, sono arrivate a 526 euro mensili, pari al 19,2% della spesa totale. analogamente a quanto gia’ osservato nell’anno precedente, anche nel 2023 le famiglie hanno modificato le proprie scelte di acquisto, in particolare nel comparto alimentare: il 31,5% delle famiglie intervistate nel 2023 dichiara, infatti, di aver provato a limitare, rispetto a un anno prima, la quantita’ e/o la qualita’ del cibo acquistato (erano il 29,5% nel 2022). analogamente a quanto gia’ osservato nell’anno precedente, anche nel 2023 le famiglie hanno modificato le proprie scelte di acquisto, in particolare nel comparto alimentare: il 31,5% delle famiglie intervistate nel 2023 dichiara, infatti, di aver provato a limitare, rispetto a un anno prima, la quantita’ e/o la qualita’ del cibo acquistato (erano il 29,5% nel 2022). gli aumenti, tutti statisticamente significativi, hanno interessato tutte le classi di spesa della divisione alimentare, ma sono stati particolarmente elevati per le spese destinate a cibi pronti e altri prodotti alimentari pronti non altrove classificati (+15,5%, 34 euro mensili), oli e grassi (+12,9%, 17 euro), ortaggi, tuberi e legumi (+12,2%, 69 euro), latte, altri prodotti lattiero-caseari e uova (+11,9%, 65 euro), zucchero, prodotti dolciari e dessert (+9,6%, 23 euro), cereali e prodotti a base di cereali (+9,3%, 83 euro). per la carne, che da sola rappresenta il 21,0% della spesa alimentare, l’aumento e’ stato del 6,7% (111 euro mensili nel 2023). va detto che, secondo i calcoli dell’istat, Nel 2023 la spesa media mensile per consumi – tutte le categorie insieme – delle famiglie in valori correnti e’ pari a 2.738 euro, in aumento (+4,3%) rispetto al 2022 (2.625 euro), ma in termini reali si riduce dell’1,5% per effetto dell’inflazione (+5,9% la variazione su base annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo).