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“allevamenti veneti sotto attacco. sul banco degli imputati i cambiamenti climatici, con temperature sempre piu’ elevate, la difficolta’ nel ricambio generazionale, con la difficolta’ a reperire manodopera, e l’aumento del costo del denaro, che porta ad un sempre piu’ complesso accesso al credito. temi, questi, dibattuti a bressanvido, in occasione del convegno sul tema ‘stress da caldo nella vacca da latte: genetica, benessere, razionamento, tecnologie per una zootecnia resiliente’ individuato da arav, l’associazione regionale allevatori del veneto, per l’incontro tecnico ad invito di chiusura dell’edizione 2024 del festival dell’agricoltura di bressanvido, svoltosi alla fattoria fratelli pagiusco”. lo rende noto un comunicato di arav, che cosi’ prosegue: “ad aprire la mattinata di lavoro, coordinata dal direttore di arav, walter LUCHETTA, dopo il saluto del presidente di arav, floriano DE FRANCESCHI, che ha ricordato che ‘dopo 80 anni dalla nascita di aia, continuiamo il nostro impegno e ci riuniamo per affrontare una sfida cruciale per la nostra attivita’: lo stress da caldo nella vacca da latte. un fenomeno, accentuato dai cambiamenti climatici, che rappresenta una grave minaccia per il benessere animale, la produttivita’ e la sostenibilita’ economica delle nostre aziende’, il consigliere regionale marco ANDREOLI, presidente della commissione agricoltura della regione veneto, ha toccato uno dei temi piu’ spinosi degli ultimi anni: la proliferazione del lupo in veneto. ‘la riclassificazione da parte dell’unione europea della specie lupo da rigorosamente protetto a protetto – ha spiega ANDREOLI – rappresenta un primo fondamentale passo, ma siamo ben lontani dalla soluzione di un problema che richiedera’ almeno un paio d’anni di lavoro ai piu’ diversi livelli. dobbiamo essere consapevoli che per i nostri allevatori il lupo rappresenta un problema concreto da cui difendersi’. e’ entrato nel vivo dell’argomento dell’incontro, pero’, il prof. paolo TAROLLI del dipartimento territorio e sistemi agro-forestali dell’universita’ di padova, che ha parlato dei ‘cambiamenti climatici, quali sfide per il settore della bovina da latte in veneto’. ‘ondate di calore e siccita’ sono il rovescio della stessa medaglia. le ondate di calore sui pascoli – ha spiegato TAROLLI – producono stress della pianta, con una crescita e produttivita’ ridotte, scarsita’ idrica e degrado del suolo. la siccita’, di conseguenza, porta ad una diminuzione della vegetazione, al declino delle popolazioni di animali e ad una maggior esposizione agli incendi. i numeri parlano chiaro: in veneto, da giugno a luglio 2022 siamo passati dal 17 al 38% di superficie agricola interessata da siccita’ estrema. mentre per le alluvioni delle contromisure esistono gia’, per la siccita’ dobbiamo ancora lavorare molto. credo sia indispensabile iniziare dalla progettazione di micro-invasi in alta montagna per favorire una mitigazione dell’impatto di prolungata siccita’ e garantire servizi ecosistemici (ristoro, habitat, uccelli)’. la regione veneto sta duramente lavorando sul versante della resilienza nella zootecnica, come evidenziato dal dr. alberto ZANNOL, direttore della direzione agroalimentare della regione veneto: ‘la resilienza, ossia la capacita’ di adattarsi alle minacce esterne senza compromettere l’investimento, lo scopo e la continuita’ della produzione, e’ condizionata da fattori economici ed ambientali che, assieme influiscono sul reddito d’impresa. per questo abbiamo messo in pista piu’ azioni in particolare orientate all’erogazione di servizi di consulenza, di formazione, sempre piu’ specifica, degli imprenditori agricoli ed agli investimenti produttivi per la competitivita’ delle aziende agricole’. gioca un ruolo fondamentale sullo stress da caldo la ricerca universitaria e, di conseguenza, la genetica, come evidenziato dal prof. massimo DE MARCHI del dipartimento agronomia, animali, alimenti, risorse naturali e ambiente dell’universita’ di padova, che ha illustrato i risultati del ‘progetto coolcow: indicatori per il miglioramento genetico allo stress da caldo nella vacca da latte’. ‘lo stress da caldo – ha spiegato DE MARCHI – comporta una diminuzione del sistema immunitario, un calo di produzione ed influenza la qualita’ del latte. in laboratorio possiamo misurare lo stress da caldo attraverso l’indice thi (temperature humidity index), che mette in relazione temperatura ed umidita’ medie giornaliere. abbiamo condotto il nostro lavoro su 26 allevamenti e 1787 vacche campionate in 74 giornate, un’attivita’ importante di raccolta dati, che ha permesso di esaminare le caratteristiche delle urine e la qualita’ del latte, individuando i fenotipi, ossia le caratteristiche morfologiche e funzionali su cui lavorare per rendere la bovina da latte resiliente ai cambiamenti climatici in atto’. il razionamento e la qualita’ degli alimenti somministrati hanno un ruolo fondamentale nella vita della bovina da latte, in particolare nei periodi piu’ caldi dell’anno, come ha evidenziato il prof. andrea FORMIGONI del dipartimento scienze mediche veterinarie dell’universita’ di bologna. ‘bisogna prepararsi per tempo – ha spiegato FORMIGONI – per produrre e conservare i migliori foraggi che andranno utilizzati nei momenti piu’ critici, soprattutto per le vacche in transizione e nel primo periodo della lattazione. cominciare a preoccuparsi del caldo per le vacche piu’ produttive, gia’ a partire da aprile-maggio, e’ fondamentale, cosi’ come avere in stalla sistemi efficaci di rilevamento del thi giornaliero. va ricordato che le vacche piu’ produttive sono quelle che soffrono di piu’ i picchi di calore. attenzione va riposta alla corretta conservazione degli insilati ed alla gestione delle greppie’. temi, questi, sui quali si e’ collegata anche la prof.ssa flaviana GOTTARDO del dipartimento medicina animale, produzioni e salute dell’universita’ di padova, che ha descritto le ‘soluzioni strutturali e gestionali per mitigare lo stress da caldo nelle vacche da latte’. ‘lo stress da caldo nel nostro territorio – ha spiegato GOTTARDO – si verifica soprattutto da aprile ad ottobre e comporta modificazioni comportamentali come i tempi di decubito, la diminuzione dell’ingestione, la maggiore selezione alimentare, l’aumento del consumo di acqua e la risposta produttiva e riproduttiva. per questo e’ fondamentale distribuire la razione di cibo subito dopo la mungitura ed aumentarla nel tardo pomeriggio quando e’ meno caldo. l’ideale e’ poter dotare la stalla di sistemi di distribuzione automatizzata del cibo, per aumentare sia la frequenza di preparazione che di distribuzione. inoltre, bisogna rendere disponibili piu’ abbeveratoi ed osservare sempre una loro rigorosa pulizia’. la tecnologia viene in aiuto agli allevatori, che possono sapere in anticipo quali saranno le giornate piu’ calde ed adottare le dovute contromisure, come ha evidenziato il dr. lorenzo PASCARELLA di aia: ‘attraverso il gestionale in uso dagli allevatori, sialleva, ciascuno puo’ monitorare l’indice thi della mandria e porre in atto gli opportuni accorgimenti sul versante della mitigazione della stalla, attivando raffrescatori e doccette e, naturalmente, prevedendo una maggior somministrazione di acqua. correttivi fondamentali per rispettare il benessere animale e far si’ che le bovine producano di piu’ e meglio’. dopo il saluto del direttore generale di aia, mauro DONDA, che ha esortato il veneto a proseguire nell’ottimo lavoro svolto, sottolineando che quando arriva in questa terra si sente come a casa propria, ha concluso la giornata il sen. luca DE CARLO, presidente della commissione agricoltura del senato: ‘la rivoluzione green a cui stiamo assistendo non funziona, com’e’ dimostrato da molte azioni intraprese. serve un processo graduale di cambiamento, che rispetti cio’ che di buono esiste. gli agricoltori, nello specifico, coltivano e salvaguardano il territorio. gli allevatori, invece, non sono dei grandi inquinatori, ma si prendono cura degli animali e mantengono pulite zone dove nessuno si avventura e che, in loro assenza, sarebbero in stato di abbandono’.”.