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API: CIA, SERVE STRATEGIA PIU’ FORTE PER COMPARTO MADE IN ITALY CHE VALE 500 MILIONI

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“serve una strategia ad ampio raggio e sul lungo periodo per tutelare il mondo delle api, la cui popolazioni solo in italia, negli ultimi dieci anni, e’ diminuita del 30% e mettere al riparo un patrimonio insostituibile per l’agricoltura e il mantenimento della biodiversita’. per questo, occorre riprendere in mano azioni chiave per il settore, dalla direttiva breakfast alle campagne di promozione del miele italiano, passando per il piano controlli sull’import”. lo ha detto il presidente nazionale di cia-agricoltori italiani, cristiano FINI, in visita in conapi, il consorzio nazionale apicoltori, a monterenzio (bo). “un incontro con i ‘coltivatori di biodiversita” per rimarcare le priorita’ del comparto, fortemente minacciato dai cambiamenti climatici in primis, ma cruciale per lo sviluppo sostenibile, e messo a dura prova delle contraffazioni del falso miele made in italy o, ancora peggio, dal ‘miele senza api’ adulterato e miscelato con quello naturale”, spiega il comunicato di cia, che cosi’ prosegue: “bene, quindi, per cia l’ok dell’europa alla direttiva breakfast per rendere obbligatoria la menzione in etichetta dell’origine geografica del miele, ma adesso e’ necessario recepire velocemente tutte le sue nuove disposizioni. operazione che va, assolutamente, integrata con una campagna di comunicazione ad hoc, in particolare ripartendo dall’educazione alimentare per un consumo consapevole e una corretta informazione su metodi di produzione, valore nutrizionale e ambientale. vanno, comunque, arginate con piu’ forza le minacce negli scambi commerciali, definendo concretamente un piano di controlli sul miele di importazione, almeno per i lotti superiori alle 20 tonnellate provenienti dai paesi terzi; migliorando anche nei processi con le nuove tecnologie di screening disponibili e piu’ ricerca in materia. inoltre, bisogna regolamentare l’uso degli sciroppi, con parametri per distinguere l’adulterazione dalla nutrizione d’emergenza, prevedendo un limite massimo di residuo riscontrabile nel miele che tenga conto delle condizioni d’uso della nutrizione artificiale. su questi fronti, l’input dell’italia deve essere incisivo, conta piu’ di 75 mila apicoltori e oltre 1,5 milioni di alveari per oltre 100 miliardi di api, una produzione che si attesta intorno alle 22 mila tonnellate di miele e una bee economy da 500 milioni di euro. di fronte a degrado e frammentazione degli habitat, inquinamento e climate change anche l’apicoltura deve dotarsi di adeguati strumenti di gestione del rischio e sarebbe auspicabile l’istituzione di un’indennita’ contro catastrofi naturali, malattie o predatori, ma anche per la perdita di colonie. dall’incontro in conapi, condiviso con il presidente di cia emilia-romagna, stefano FRANCIA, FINI ha ribadito: ‘continueremo a portare questi temi sui tavoli istituzionali proponendo soluzioni a tutela del settore, una visione piu’ organica e lungimirante. l’apicoltura non e’ solo fonte di reddito, ma un bene essenziale e comune, indispensabile tanto per la tutela delle biodiversita’ e del benessere umano, quanto per lo sviluppo rurale e l’equilibrio ecologico’.”.