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“‘appare ormai sempre piu’ urgente una razionalizzazione profonda dei sistemi irrigui in vista di un’effettiva sostenibilita’ dei processi produttivi, a fronte di un’agricoltura esposta da tempo ad avversita’ climatiche di vario tipo. questa situazione genera un’incertezza costante tra produttori e trasformatori e ha portato il rischio d’impresa a livelli che superano ogni ragionevole tentativo di gestione da parte delle singole unita’ aziendali’: con queste parole leonardo BOLIS, presidente di confai bergamo e confai lombardia, e’ tornato a fare il punto sulle condizioni della rete irrigua a livello locale e nazionale, prendendo spunto da alcune riflessioni diffuse nei giorni scorsi dal prof. fabrizio de FILIPPIS dalle colonne dell’informatore agrario”. lo rende noto un comunicato di confai bergamo. “la nostra organizzazione concorda pienamente sulla necessita’ di dare avvio prontamente ad una programmazione di ampio respiro e con un forte appoggio istituzionale per sostenere gli sforzi di un settore agricolo e agroalimentare periodicamente alle prese con siccita’, alluvioni ed altre emergenze climatiche. queste hanno un impatto pesante sia sui seminativi che sulle produzioni ortofrutticole e viticole, solo per citare i principali comparti danneggiati”, ha aggiunto BOLIS. “per confai e’ fondamentale passare da una logica di compensazione dei danni ad una di prevenzione, mediante la realizzazione di nuove infrastrutture irrigue e la riparazione e il potenziamento di quelle attuali”, sottolinea il comunicato. “di fronte a tendenze climatiche che appaiono per molti aspetti come irreversibili, sara’ indispensabile mettere a punto interventi strutturali di medio e lungo termine per dare continuita’ ai primi passi che sono stati mossi in questa direzione nell’ambito del pnrr”, afferma il segretario provinciale di confai bergamo, enzo CATTANEO, che conclude: “anche in realta’ che dispongono di un certo sviluppo del reticolo idrografico, come la bergamasca, che puo’ contare su quasi 3.000 chilometri di canali, si sente ancora per certi versi la mancanza di una strategia coordinata su larga scala, che dev’essere concepita in forma congiunta tra tutti gli attori istituzionali e del mondo produttivo”.