PROPRIETÀ FONDIARIA, OLIVA: “SVILUPPO DEL SETTORE AGRICOLO PASSA DALL’AFFITTO”

di Letizia Martirano

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In una lunga conversazione con il Direttore della Federazione Nazionale della Proprietà Fondiaria, Antonio Oliva, che da decenni, con passione e competenza, dirige questa storica Organizzazione che rappresenta, dal punto di vista associativo, i proprietari concedenti la terra in affitto, abbiamo affrontato tematiche di particolare importanza ed attualità per la proprietà agricola nazionale ed europea.

Qual è lo stato di salute dell’affitto in agricoltura nel nostro Paese?

“Direi che l’affittanza agraria riveste una importanza strategica per la competitività delle imprese agricole e la tutela del patrimonio fondiario. L’affittuario ha l’opportunità di allargare la propria maglia aziendale per poter essere presente sui mercati globali con un’impresa sempre più efficiente e il proprietario ha l’occasione di realizzare una gestione virtuosa di un bene che si valorizza nel tempo. Dagli ultimi dati Istat sul censimento dell’agricoltura italiana del 2020, emerge infatti una crescita significativa della Superficie Agricola Utilizzata concessa in affitto, che è quasi pari al 50% della SAU totale. Con riferimento ai censimenti del 2000 e 2010 c’è da evidenziare poi che si è verificata negli ultimi venti anni una crescita esponenziale: nel 2000 la SAU in affitto era pari a poco più del 23% e nel 2010 rappresentava circa il 38%”.

C’è quindi grande richiesta per condurre i terreni in affitto?

“Direi di sì. L’affitto permette di condurre dei terreni agricoli, anche nell’ambito del ricambio generazionale, con un canone accessibile. L’acquisto dei terreni comporterebbe infatti per l’imprenditore agricolo un onere economico molto significativo che priverebbe l’impresa di quelle risorse economiche necessarie per l’ammodernamento aziendale sotto l’aspetto tecnologico e delle innovazioni in atto. Sicuramente, quindi, lo strumento dell’affitto può apportare notevoli benefici alla conduzione e può svolgere un importante ruolo per aumentare la superficie media aziendale che oggi nel nostro Paese si attesta a circa 11 ettari, nettamente inferiore alla media europea che è di oltre 20 ettari”.

Le proteste del mondo agricolo a livello europeo hanno prodotto una revisione dell’attuale PAC 2023-2027. Quali sono le considerazioni in tal senso?

“L’Unione europea, anche alla luce delle forti richieste del mondo agricolo, ha provveduto di recente a una revisione mirata dell’attuale Politica Agricola Comune. Le modifiche introdotte prevedono una maggiore semplificazione e allentano gli obblighi di carattere ambientale per gli agricoltori. Sicuramente si tratta di un passo avanti che occorrerà comunque completare anche con altre misure che diano risposte concrete ai problemi individuati e alle preoccupazioni sollevate dal mondo agricolo. Sostanzialmente, nella discussione in atto a livello europeo, la Proprietà Fondiaria ribadisce la necessità di una ulteriore revisione della PAC 2023-2027, con lo sguardo rivolto a quella che sarà la nuova PAC post 2027 che dovrà tener conto delle esigenze ed aspettative di proprietari rurali, agricoltori e consumatori”.

Ma quali sono in particolare le aspettative di proprietari, agricoltori e consumatori?

“Ritengo che in via prioritaria ai proprietari rurali che concedono la terra in affitto va riconosciuto il ruolo centrale per una agricoltura moderna e una gestione ottimale del patrimonio fondiario. Agli agricoltori va assicurata la competitività delle imprese con un giusto equilibrio tra produzione ed ambiente, con l’obiettivo di cibo sano e sufficiente, fonte di adeguato reddito. Infine, ai consumatori va garantita la sicurezza alimentare, in termini di qualità e quantità, in un ambiente curato e tutelato, per consegnare alle future generazioni un mondo vivibile”.

E, in questo contesto, quali dovranno essere gli obiettivi di fondo del settore agroalimentare?

“Nell’ambito delle produzioni agroalimentari, il nostro Paese è leader in Europa per le eccellenze DOP e IGP e il Made in Italy rappresenta nel mondo un fiore all’occhiello del nostro Paese, che sicuramente andrà valorizzato sempre di più. Ciò anche nell’ottica di porre un freno alle imitazioni dei prodotti tipici tricolore, che creano notevoli danni alla nostra economia. Sicuramente la dieta mediterranea rappresenta un modello alimentare che prevede il consumo di cibo sano, genuino e di qualità. Una dieta che racchiude in sé una ricchezza fatta di storia, tradizioni e territorio, con una bellezza tutta italiana, fonte di salute e benessere. Una sana alimentazione infatti, abbinata ad un costante esercizio fisico, contribuisce a migliorare la qualità della vita. E non è cosa di poco conto”.

Quali sono le prospettive future dell’agricoltura e di conseguenza della proprietà rurale?

“Io credo che l’agricoltura cosiddetta convenzionale possa garantire la sicurezza alimentare sia in termini di qualità che di quantità. Il settore agricolo deve comunque sempre più orientarsi in una dimensione di minore impatto ambientale, per una produzione che guarda all’ambiente nell’ottica di una valorizzazione della produzione stessa. In un ambiente curato e salvaguardato infatti si possono ottenere produzioni alimentari di alta qualità. Nel contempo la proprietà rurale, nell’ambito del contratto d’affitto, deve permettere all’agricoltore di poter cogliere le nuove opportunità nell’ambito delle innovazioni in atto, con particolare riferimento, ad esempio, alle TEA, le Tecniche di Evoluzione Assistita”.

Di recente, l’Unione europea ha dato il via libera definitivo al regolamento sul ripristino della natura. Questo provvedimento cosa comporta per il settore agricolo?

“L’obiettivo del regolamento sul ripristino della natura approvato di recente dal Consiglio Ambiente dell’Unione europea è quello di mettere in atto misure per ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marittime dell’Ue entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. Questo obiettivo è sicuramente condivisibile ma non può contare su un adeguato supporto economico per tutelare un comparto che produce beni di prima necessità e che deve confrontarsi sempre più in un mercato globale, dove spesso viene a mancare il principio di reciprocità”.

Un’ultima domanda. Quali sono le aspettative del mondo rurale per un equilibrato e armonico sviluppo?

“Gran parte delle normative che interessano il mondo agricolo provengono dall’Unione europea e quindi occorre che a tutti i livelli, istituzionali e associativi, il settore sia adeguatamente rappresentato. Sicuramente servirà meno burocrazia e più semplificazione, meno vincoli e più risorse. A livello nazionale è necessario un maggiore coinvolgimento dei proprietari concedenti la terra in affitto, soprattutto a livello istituzionale. Bisogna prendere atto che la superficie agricola del nostro Paese è condotta per metà direttamente e per l’altra metà viene concessa in affitto. Il messaggio che mi sento di lanciare è quello di guardare alla nostra organizzazione con maggiore attenzione rispetto al passato, per costruire un mondo rurale sempre più equilibrato sotto l’aspetto economico, ambientale e sociale”.