PESCA: EBFA CHIEDE RINVIO VOTO SU CHIUSURA TOTALE DEL 10% DI TUTTE LE ZONE FINO A NUOVA LEGISLATURA

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“nonostante le imminenti elezioni europee, domani a bruxelles si terra’ una votazione cruciale (voto degli stati membri nel 34mo meeting del gruppo di coordinamento della strategia marina della commissione ue su direttiva integrita’ fondali marini ndr) per il futuro della pesca. gli stati membri dovranno decidere sull’istituzione di zone completamente vietate alla pesca che rappresentano il 10% delle acque dell’ue. una potenziale chiusura che verrebbe decisa non per proteggere habitat ecologicamente sensibili, ma per raggiungere obiettivi politici. a questo proposito, la commissione propone un nuovo obiettivo che mira a collocare il 10% dei fondali marini dell’ue in ‘aree di riferimento’ libere da qualsiasi pressione umana, al fine di valutarne la variabilita’ naturale”. lo rende noto un comunicato stampa dell’ebfa (european bottom fisheries alliance) che chiede “un rinvio della votazione, vista la mancanza di una valutazione d’impatto per le attivita’ di pesca con l’imminente revisione della legge che fissa questi obiettivi e l’attuale periodo politico transitorio. una vecchia direttiva quadro sulla strategia marina dell’ue (msfd) del 2008 – prosegue il comunicato – mira a proteggere l’ambiente marino e a raggiungere un buono stato ambientale (ges) in tutti i bacini marini, misurato in base a diversi indicatori qualitativi (11 in totale). uno degli indicatori si riferisce all’ ‘integrita’ dei fondali marini”. in assenza di raccomandazioni scientifiche preesistenti su cio’ che potrebbe costituire un ges, numerosi lavori e discussioni sono stati condotti dalla dg ambiente della commissione europea per diversi anni. tuttavia, gli esperti scientifici non sono stati in grado di definire chiaramente i parametri e gli indicatori associati a questo obiettivo. in questo scenario, la commissione europea ha proposto agli stati membri di votare domani la chiusura totale del 10% di tutte le zone di pesca, per costituire delle riserve e poter misurare questi parametri in zone utilizzate come aree di riferimento. secondo l’ebfa, la commissione europea sta quindi proponendo un gigantesco esperimento con aree che coprono il 10% del territorio marittimo dell’ue come campione di controllo per attuare una legge dell’ue che e’ mal definita”. ivan LOPEZ, presidente dell’ebfa, ha dichiarato: “data l’impossibilita’ operativa di raggiungere gli obiettivi di questa vecchia direttiva, la commissione europea avrebbe dovuto avviare un nuovo dibattito con le istituzioni europee invece di sperimentare politiche. cio’ e’ particolarmente rilevante se si considera che alla fine del 2021 la commissione ha avviato un processo di consultazione per la revisione della direttiva. considerando l’assenza di un solido supporto scientifico per questo approccio, questo esperimento non puo’ essere definito altro che un colpo nel buio”. “il settore – continua il comuincato – critica anche le incongruenze con altre politiche ambientali fondamentali, come natura 2000 o la legge sul ripristino della natura, i cui criteri e la definizione di un ecosistema in ‘buone’ condizioni sono diversi. in effetti, non esiste un obiettivo scientificamente supportato per la ricchezza delle specie e le dimensioni delle popolazioni per misurare il successo della msfd. pertanto, le decisioni sembrano essere guidate esclusivamente dall’arbitrarieta’ politica. l’ebfa sostiene che la proposta sottoposta al voto non consente di stabilire una priorita’ nel tipo di habitat da proteggere, ne’ di prendere in considerazione alcuna attivita’ di pesca. il divieto si applicherebbe quindi a tutti gli attrezzi da pesca che operano a contatto con il fondo, indipendentemente dalle loro caratteristiche e dai loro impatti, che sono comunque molto diversi. il settore sostiene che, in un momento in cui migliaia di chilometri quadrati vengono designati per i parchi eolici offshore, e’ sproporzionato imporre ulteriori perdite di zone di pesca senza obiettivi ecologici chiari e basati su dati. inoltre, l’ebfa critica il fatto che, ancora una volta, non sia stata condotta alcuna valutazione dell’impatto socio-economico, nonostante sia richiesta dalla legge e l’innegabile impatto che la proposta avra’ su tutte le imprese di pesca e sulla catena di approvvigionamento”. ivan LOPEZ ha continuato: “la commissione propone ora qualcosa che e’ stato al centro del dibattito politico dell’ue, come il divieto di pesca di fondo nel 30% dei nostri mari, un’idea che e’ stata ignorata dai colegislatori dell’ue: il parlamento e il consiglio dell’ue. un consiglio che attualmente sta bloccando la legge sul ripristino della natura perche’ non tiene conto del punto di vista di agricoltori e pescatori ne’ della produzione alimentare”. LOPEZ ha concluso: “nel contesto delle prossime elezioni del parlamento europeo, e’ chiaro che l’attuale spinta, compresa la proposta di valutazione della pcp, e’ motivata politicamente”. “queste decisioni dovrebbero essere prese dalla nuova commissione dopo le elezioni, sulla base di un nuovo mandato politico e analizzate dal nuovo parlamento. farlo ora, rinunciando a qualsiasi controllo democratico da parte del parlamento e sotto la direzione di un commissario uscente candidato al prossimo parlamento, ci fa temere che – conclude il comunicato – l’unica ragione alla base di tutto cio’ sia di natura politica e che si voglia avviare un acceso dibattito contro il nuovo mandato conferito dai cittadini europei dopo le elezioni”.