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“‘e’ tempo che l’unione europea imbocchi senza ulteriori retromarce, dopo quelle registrate negli ultimi mesi sul green deal, la strada verso un modello di produzione alimentare che non affami il pianeta, ma garantisca un futuro di pace e prosperita’ al vivente tutto’, afferma barbara NAPPINI, presidente di slow food italia”. lo rende noto un comunicato di slow food italo. “un modello che non e’ utopia: slow food italia, con l’avvicinarsi delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno, rende pubblico il manifesto, intitolato ’12 punti per l’europa che vorremmo. per un cibo buono, pulito, giusto e sano per tutte e tutti’ (bit.ly/44IgzXh), che racchiude le priorita’ in fatto di politiche alimentari, rivolgendo a chi siedera’ al parlamento europeo l’invito a impegnarsi in modo concreto per attuarle: senza green deal gli obiettivi dell’agenda 2030 non si possono raggiungere”, informa NAPPINI. “il sistema alimentare dominante e’ lo specchio delle contraddizioni che attraversano l’economia e la societa’ contemporanea”, evidenzia il comunicato, che cosi’ prosegue: “una societa’ che, a livello globale, produce cibo in eccesso rispetto al necessario, ne spreca un terzo e lascia una persona su nove a soffrire la fame. un sistema che si regge sulla prevaricazione e sullo sfruttamento: dei lavoratori, degli animali, del suolo, delle risorse naturali. e che, cosi’ facendo, non fa altro che perpetuare sofferenza, in un illogico circolo vizioso. con il manifesto in 12 punti, slow food italia non elenca soltanto i propri principi-guida: mette a disposizione della politica una bussola da seguire per orientare le scelte da prendere. per questo, il documento sara’ sottoposto non solo ai presidenti e segretari dei partiti politici candidati alle prossime elezioni europee, ma anche alle istituzioni che governano i territori a livello nazionale. slow food italia chiede innanzitutto un impegno concreto per la tutela della biodiversita’, che e’ una risorsa essenziale per il nostro futuro come l’acqua e il suolo: negli ultimi settant’anni abbiano distrutto tre quarti delle varieta’ vegetali che erano state selezionate nei diecimila anni precedenti. non varieta’ qualsiasi, ma quelle piu’ adatte al contesto in cui venivano coltivate. oggi, invece, in ogni angolo del mondo dominano le stesse varieta’: ibridi nati in laboratorio e commercializzati da poche multinazionali che producono semi, fertilizzanti, pesticidi, che gestiscono la genetica delle razze animali, la trasformazione delle materie prime e la distribuzione. con la loro forza economica, alimentano un modello di stampo industriale che ha conseguenze nefaste: l’agricoltura intensiva ne e’ un esempio, cosi’ come gli allevamenti e la pesca industriali. il mercato viene cosi’ inondato di prodotti di bassa qualita’ venduti a basso prezzo, con enormi costi nascosti, per via dell’impatto negativo sulla nostra salute e sull’ambiente. agroecologia (intesa come approccio che preserva il suolo e lo rigenera), rispetto (della terra e degli animali, che non sono puramente mezzi di produzione) ed educazione (alla scelta, alla consapevolezza, all’alimentazione): il manifesto di slow food nasce da questi imprescindibili presupposti. ‘l’europa che vorremmo e’ un’europa che difenda per davvero la sovranita’ alimentare, mettendo gli agricoltori, gli allevatori e i pescatori che operano nel rispetto dell’ambiente nelle condizioni di poter lavorare senza dover fare affidamento a sussidi per sopravvivere: oggi, che la maggior parte dei fondi europei finisce nelle tasche di pochi, grandi, player, questo non succede’, afferma serena MILANO, direttrice di slow food italia. l’europa che vorremmo rifiuta gli ogm e i brevetti, perche’ il cibo e’ un diritto e non soltanto una merce. l’europa che vorremmo interrompe la corsa al gigantismo (con monocolture sempre piu’ estese, allevamenti industriali sempre piu’ grandi, centri commerciali che si moltiplicano, piccole aziende che chiudono, paesi che si spopolano) e punta sulla biodiversita’ (agricola e culturale), su un’economia diffusa, che non marginalizzi le terre alte e che produca benessere. l’europa che vorremmo e’ un’europa che mette i suoi cittadini nelle condizioni migliori per compiere le scelte di acquisto: ad esempio, indicando in etichetta le tecniche di coltivazione, la tipologia di allevamento, i metodi di trasformazione. perche’ e’ importante? perche’, ad esempio, oggi un consumatore non ha la possibilita’ di sapere se la carne che sta comprando provenga da un allevamento industriale oppure no: questo non deve piu’ essere permesso, e’ una questione di trasparenza. e proprio in tema di trasparenza, slow food italia chiede all’europa di adottare clausole specchio (bit.ly/3QJGtnz) per far si’ che i cibi importati all’interno dell’unione europea rispettino le stesse regole – piu’ stringenti – osservate dai produttori europei. si tratta di norme che hanno importanti riflessi sulla salute dell’uomo, degli animali, delle piante, dell’ambiente: riguardano, ad esempio, le varieta’ geneticamente modificate, l’uso di pesticidi nei campi, la somministrazione di antibiotici e ormoni negli allevamenti. limitazioni sacrosante, ma che incomprensibilmente oggi l’ue applica soltanto ai produttori interni e non al cibo che viene importato. e cosi’, ad esempio, nei paesi comunitari arrivano soia ogm, riso trattato con insetticidi e fungicidi da noi vietati da anni, carne bovina ottenuta da animali allevati senza il rispetto di alcuno standard di benessere e alimentati persino con farine di carne e ossa di ruminanti. alimenti che, ogni giorno, finiscono nei nostri piatti”.