BENI CONFISCATI: FERRO E CORDA, DA CONFCOOPERATIVE PREZIOSO APPORTO NECESSARI PERCORSI COMUNI

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la sottosegretaria agli interni wanda FERRO e’ intervenuta oggi all’incontro organizzato da confcooperative sui beni confiscati alla criminalita’. la rappresentante del governo ha sottolineato l’importanza di percorsi comuni con entita’ come la confcooperative sottolineandone l’apporto essenziale ai fini della gestione proficua di beni immobili e aziende sottratte al crimine.parole confermate dal prefetto bruno CORDA, direttore dell’agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalita’ organizzata, che ha ribadito la necessita’ di una sinergia con la cooperazione e con altri soggetti. il prefetto ha ricordato che l’italia e’ sostanzialmente l’unico paese del mondo che ha norme sull’utilizzo dei beni immobiliari con una legislazione molto avanzata e, pero’, molto complessa ha tenuto a sottolineare. in particolare sia la sottosegretario sia il prefetto hanno paventato il rischio che i beni confiscati possano in qualche modo rientrare in possesso della malavita. da qui la necessita’ di porre la massima attenzione. la confcooperative ha 200 cooperative impegnate nella gestione dei beni confiscati che occupano 3.000 persone e fatturano 100 milioni. “il nostro obiettivo e’ di agire con sempre maggiore determinazione per la rinascita di beni e aziende confiscate alla criminalita’. e’ un’azione cruciale per il nostro paese ma dobbiamo affinare i nostri strumenti e accrescere il dialogo tra istituzioni e il mondo economico e sociale. anche velocizzando i temi di assegnazione per i quali al momento occorrono cinque anni per passare dalla confisca all’assegnazione. solo cosi’ e’ possibile mandare un messaggio potente di legalita’ e di primazia dell’economia sana su quella criminale”, ha affermato gaetano MANCINI, vicepresidente di confcooperative con delega ai beni confiscati. “i beni confiscati sono un simbolo del potere criminale sul territorio e noi oggi siamo qui per aprire un tavolo di confronto con istituzioni e organizzazioni chiave per la vita economica e sociale del paese”, ha evidenziato MANCINI. l’identikit delle cooperative che gestiscono i beni confiscati, come emerge da una analisi del centro studi di confcooperative parla di “imprese di piccole dimensioni, ma solide da un punto di vista strutturale e finanziario in grado di generare sul territorio una economia sana, lavoro e prospettive: e questo anche in aree con economie piu’ in difficolta’, con il 60% delle realta’ operative nel sud del paese. “il 94% delle cooperative, infatti, ha un patrimonio netto positivo che nel periodo pre-pandemia ha fatto registrare un +21%. il fatturato generato dai beni confiscati ammonta a circa 100milioni che si traduce in servizi per la comunita’ e l’inclusione lavorativa soprattutto dei piu’ fragili, dando lavoro a 3mila persone. tipologia dei beni confiscati: ville, appartamenti e anche interi palazzi per un valore di oltre 40milioni di euro. tanto vale il patrimonio sottratto alla criminalita’ e gestito dalle cooperative. il 48% dei beni confiscati gestiti e’ un immobile residenziale. il 28% invece e’ costituito da terreni, in prevalenza agricoli. le strutture commerciali o industriali sono il 16%. non mancano strutture ricettive (2%) che sono prevalentemente villaggi turistici”, precisa confcooperative. il 34% dei beni confiscati riguarda l’accoglienza e l’integrazione, incluso l’housing sociale. alle attivita’ agricole e’ destinato il 25% , mentre il 12% riguarda la formazione e il 10% rivive grazie al commercio, l’artigianato e la ristorazione con le sartorie o le osterie sociali. sono quattro le direttrici di intervento che la cooperazione intende seguire: dialogo tra istituzioni e privato sociale e piu’ efficacia nell’affidamento dei beni confiscati con lo sviluppo della co-progettazione; semplificazione del processo di assegnazione dei beni per evitare di arrivare alla vendita dei beni o alla liquidazione definitiva delle esperienze perche’ – evidenzia confcooperative – oggi in media si impiegano 5 anni dalla confisca del bene alla sua assegnazione. e’ necessario, in particolare, accrescere la capacita’ progettuale diffusa e mettere in campo strumenti e risorse per stimolare l’azione del mondo cooperativo e del terzo settore cosi’ come e’ opportuno un percorso in chiave propositiva, a supporto degli enti locali e dell’agenzia nazionale anche per trovare insieme soluzioni per assicurare lo sviluppo a lungo termine dei beni assegnati dopo la confisca. inoltre sono necessarie azioni specifiche per sostenere il successo dei progetti di rilancio delle aziende confiscate, tutelando l’occupazione dei lavoratori, potenziando la trasformazione delle aziende sane anche attraverso il ‘workers buyout’, applicando la disciplina delle aziende in crisi e sostenendo i processi imprenditoriali sia tecnicamente che finanziariamente. infine vanno rimessi a coltivazione i terreni confiscati nel segno della sostenibilita’, dell’inclusione, del rispetto di tradizioni e colture con una rilevazione piu’ puntuale del potenziale dei terreni. a questo link alcune testimonianze delle cooperative https://bit.ly/48O7T31.