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la rivista “nature” ha pubblicato un articolo intitolato “una guida alle proteine del futuro” che parte dalla assunzione secondo cui “una dieta globale sostenibile che sia salutare per le persone e per il pianeta richiederebbe una riduzione della produzione di carne rossa di circa il 75%”, tratta da un rapporto del 2019 della eat lancet commission. le opzioni per le proteine non di carne – osserva l’articolo, firmato da nicola JONES – si stanno espandendo, ognuna con i suoi vantaggi e svantaggi. la carne coltivata in laboratorio ha un fabbisogno energetico estremamente elevato, ma un basso consumo di terra e acqua. per quel che riguarda i sostituti a base vegetale, le proteine della soia e dei piselli sono ampiamente disponibili, ma alcuni prodotti sono altamente lavorati quanto le loro controparti a base di carne. ci sono poi proteine da microbi geneticamente modificati: si possono creare proteine dal siero di latte vaccino; proteine del bianco d’uovo o mioglobina muscolare, ma devono affrontare alcuni ostacoli normativi; proteine fungine, su cui molte grandi aziende stanno lavorando per modificare il processo per trovare la nutrizione, il gusto e la consistenza piu’ desiderabili al minor costo; alghe, la cui produzione in acquacoltura potrebbe contribuire anche al sequestro di carbonio, anche se non a tutti piace il colore verde e il sapore di pesce; proteine batteriche, derivanti dal fatto che alcuni batteri producono proteine in modo naturale se vengono integrati con idrogeno, ma la produzione del gas richiede molta energia; insetti, ampiamente disponibili ma sorprendentemente costosi, principalmente a causa dei costi energetici e del lavoro e delle inefficienze della produzione su piccola scala. quasi tutte le proteine alternative – osserva l’articolo – sono piu’ sane della carne rossa e quasi tutte alleggeriranno il peso sul pianeta. e ci sono sempre le buone vecchie piante: opzioni come piselli, fagioli, cereali e noci sono una fonte proteica economica e onnipresente che ha una lunga esperienza nel mantenere la salute umana ed emettere meno carbonio. “il chiaro vincitore sono le fonti proteiche vegetali minimamente lavorate. in ogni valutazione, vincono a mani basse”, afferma il ricercatore sui sistemi alimentari marco SPRINGMANN.