DURUM DAYS: INTERVENTI DI SICOLO, BATTISTA, SCHIAVONE BRANDONI, PICCININI, MARTINELLI, MASTROMAURO

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“in periodo di guerra c’e’ chi si arricchisce e chi fallisce: noi agricoltori siamo destinati a fallire senza interventi e senza regole! i nostri sforzi come agricoltori oggi non sono ricompensati dal mercato”, ha dichiarato gennaro SICOLO, vicepresidente nazionale della cia, intervenendo a una tavola rotonda durante i durum days. ricordando la petizione promossa dalla sua organizzazione su grano e pasta, SICOLO ha spiegato che “molti consumatori sono interessati, la vogliono firmare e chiedono informazioni sulla realta’ della pasta che mangiamo”. tommaso BATTISTA, presidente nazionale di copagri, ha aggiunto che e’ fondamentale “avere un quadro dei costi di ogni attore della filiera e quindi poi verificare se c’e’ in effetti una distribuzione equa del reddito. ismea puo’ fornire questi dati, e poi dovremo capire se lungo la filiera qualcuno si comporta in modo scorretto”, ha sostenuto. “i costi di produzione a ettaro sono di 2000 euro mentre il produttore agricolo riceve circa 1400 euro: quindi, sostanzialmente a oggi lavoriamo in perdita!”, ha concluso BATTISTA. “e’ necessario aumentare le dotazioni per i contratti di filiera. con questa situazione di mercato non possiamo fare a meno della pac”, ha osservato filippo SCHIAVONE, della giunta esecutiva di confagricoltura e presidente confagricoltura foggia, che ha aggiunto: “non siamo contrari per principio alle importazioni di grano duro per il semplice motivo che non saremmo in grado di essere autosufficienti anche espiantando olivi e viti: non possiamo parlare di autosufficienza”. “finalmente iniziano a registrarsi in italia timidi segnali di calo dell’inflazione ma per il momento questa tendenza sta avendo un impatto prevalentemente negativo solamente sui prezzi dei prodotti agricoli, in particolare del grano duro. invece, il costo dell’energia, seppur diminuito, continua ad essere nettamente superiore al livello precrisi. benche’ anche l’inflazione dei prodotti alimentari sia in flessione da ottobre ad aprile, il calo (-9,4%) e’ stato molto meno marcato che per l’indice generale del costo della vita nello stesso periodo. e’ necessario, quindi, gestire in modo responsabile il meccanismo di trasmissione dei prezzi che, nella definizione di un nuovo assetto tra industria e canali distributivi, valorizzi adeguatamente tutti gli attori della filiera, agricoltura in primis, ma assicurando benefici per tutti”, prosegue SCHIAVONE, che aggiunge: “questo meccanismo, se non gestito opportunatamente, rischia di peggiorare seriamente l’approvvigionamento di grano duro. l’italia e’ il primo trasformatore in europa e non possiamo permetterci di perdere questo primato. dobbiamo, quindi, rafforzare i rapporti tra i singoli attori della filiera, fino a raggiungere il consumatore. la filiera e’ realmente forte nel momento in cui si riesce a garantire valore a tutte le sue componenti. per farlo bisogna insistere sui contratti di filiera, strumenti per potenziare l’agroalimentare italiano in una logica di lungo periodo e secondo i principi di sostenibilita’ e innovazione. in quest’ottica, nell’ambito del processo di revisione del pnrr, confagricoltura ha chiesto un rifinanziamento del fondo di sostegno per i contratti di filiera. una misura che, a fronte di meno di 700 milioni disponibili, ha visto presentare domande per 5 miliardi”. dal canto suo tommaso BRANDONI, responsabile cereali di assosementi, ha ribadito che “con il seme certificato offriamo le migliori garanzia di qualita’. a questo proposito, e’ necessario continuare a sostenere la ricerca per il miglioramento genetico. ricerca e innovazione, impiego del seme certificato e collaborazione tra gli attori della filiera sono le chiavi per mantenere la competitivita’ ed incrementare le produzioni di grano duro italiano. il settore sementiero e’ pronto a giocare un ruolo importante all’interno del comparto del grano duro. grazie al miglioramento genetico, siamo in grado di mettere a disposizione degli agricoltori varieta’ piu’ resistenti alle malattie, per limitare gli input chimici, e piu’ tolleranti agli effetti del cambiamento climatico, una sfida particolarmente gravosa in questo momento. queste innovazioni vengono trasferite in campo solo grazie all’impiego di seme certificato che, oltre ad essere un mezzo tecnico per garantire produzioni di qualita’, completa la tracciabilita’ lungo la filiera e permette di mantenere attivi i programmi di ricerca gia’ in essere nel nostro paese”. “secondo gli ultimi dati del crea – dc, nel 2023 sono 72.800 gli ettari investiti a superfici portaseme, ossia quelli che serviranno per produrre il seme che sara’ lavorato per le prossime semine autunno-vernine. si tratta di una crescita prossima al 10% che portera’ a maggiore disponibilita’ di sementi di grano duro nel 2024, primo anno in cui l’impiego di seme certificato sara’ vincolante per avere accesso agli aiuti accoppiati pac per questa coltura nelle aree del centro-sud italia. a nostro avviso e’ un segnale positivo e un passaggio fondamentale per valorizzare sempre di piu’ l’alimento principe della nostra dieta e simbolo di italianita’ nel mondo”, ha concluso BRANDONI. per carlo PICCININI, presidente di alleanza cooperative agroalimentare, “non si puo’ produrre con questi costi e questi prezzi. il governo deve averlo ben chiaro perche’ cosi’ le produzioni nazionali sono destinate a calare”, ha puntualizzato ricordando che negli ultimi 5 anni la superficie nazionale di grano duro e’ gia’ calata del 5%. “il contratto di filiera puo’ essere un modo per contrastare i problemi dei produttori. sulle importazioni da fuori ue occorre chiedere gli stessi requisiti sul piano della sicurezza alimentare e dell’impiego di fitofarmaci”, ha aggiunto PICCININI. “siamo aperti a un clima collaborativo e non di contrapposizione: noi vogliamo valorizzare il grano italiano”, ha detto enzo MARTINELLI, presidente sezioni molini a grano duro di italmopa. “noi siamo i clienti della parte agricola e sembra strano essere sempre attaccati”. “per quanto ci riguarda, non ci sono speculazioni sui prezzi”, ha aggiunto, asserendo anche che il grano che viene dall’estero rispetta i requisiti previsti per i residui. “e’ doveroso ricordare che il nostro paese esporta il 60% circa della sua produzione di pasta alimentare, un trend peraltro in costante crescita, e che tali esportazioni possono essere garantite esclusivamente con il ricorso alle importazioni di frumento duro che costituiscono strutturalmente il 40% del nostro fabbisogno”, ha proseguito MARTINELLI. “non si puo’ pertanto fare astrazione del contesto internazionale all’interno del quale si muove inevitabilmente, e aggiungerei irrimediabilmente, la nostra filiera. fatta questa premessa, la valorizzazione della produzione nazionale di grano duro e la riduzione del differenziale negativo tra le quotazioni del grano nazionale e quello di importazione costituiscono un obiettivo prioritario, non solo per l’imprenditoria agricola ma anche per la trasformazione industriale. un obiettivo che puo’ essere raggiunto attraverso il superamento delle criticita’ che ancora, e purtroppo, contraddistinguono la nostra produzione primaria – dalla frammentazione dell’offerta, all’inadeguatezza logistica – ma anche attraverso l’incremento della qualita’ media delle nostre produzioni. relativamente a quest’ultima considerazione, non posso che ribadire il ruolo indispensabile che riveste lo strumento del contratto di filiera, purche’ esso sia totalmente esente da ogni condizionamento sindacale nella determinazione dei prezzi di compravendita del prodotto. l’industria molitoria e italmopa che la rappresenta si e’ sempre espressa, nelle posizioni assunte, partendo da considerazioni incontrovertibili e nell’interesse della filiera e di tutti gli attori che la compongono, auspicando la massima collaborazione, e non contrapposizione, tra gli stessi. ci auguriamo che questo approccio possa essere da tutti condiviso, a prescindere dalle contingenze, e che siano archiviati i dogmatismi anti-industriali che si stanno pericolosamente sedimentando nel nostro paese”, ha concluso MARTINELLI. margherita MASTROMAURO, del settore pasta di unione italian food, ha ribadito che l’enfasi posta sull’aumento della pasta e’ eccessiva, tenendo conto dell’aumento generale dei costi e dell’andamento dell’inflazione nel nostro paese.