AGROPIRATERIA: PRANDINI (COLDIRETTI), LOTTA AL FENOMENO SIA PRIORITA’ LEGISLATURA

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“il contributo della produzione agroalimentare italiana a denominazione di origine alle esportazioni e alla crescita del paese potrebbe essere nettamente superiore con un chiaro stop alla contraffazione alimentare internazionale” ha affermato il presidente della coldiretti ettore PRANDINI in occasione di tuttofood, nel sottolineare che “porre un freno al dilagare dell’agropirateria a tavola” deve essere “una priorita’ per la nuova legislatura” poiche’ “si potrebbero creare ben 300mila posti di lavoro in italia”. la coldiretti, che nel proprio spazio al padiglione 1 – stand a13-d34 ha inaugurato la prima esposizione della top ten del made in italy tarocco a tavola, con le imitazioni delle specialita’ nazionali scovate in tutto il mondo, calcola che sia salito a 120 miliardi il valore del falso made in italy agroalimentare nel mondo, “anche sulla spinta della strana ‘alleanza’ tra russia e usa che, divise dalla guerra in ucraina, si classificano rispettivamente come il paese dove le produzioni tricolore taroccate sono cresciute e di piu’ nell’ultimo anno e quello in cui registrano i piu’ elevati fatturati”. la vera novita’ del made in italy tarocco e’ rappresentata oggi – spiega coldiretti – dalla russia. con la guerra in ucraina e l’embargo agli scambi commerciali che ha vietato l’esportazione a mosca di una importante lista di prodotti agroalimentari come frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce si e’ diffusa nel paese di putin una fiorente produzione di imitazioni del made in italy a tavola che hanno sostituito le esportazioni tricolori. il risultato – afferma la coldiretti – e’ che in molti territori, dagli urali alla regione di sverdlovsk, sono sorte fabbriche specializzate nella produzione di imitazione dei formaggi e salumi italiani per sostituire quello originali. “si tratta – spiega la coldiretti – di impianti per la lavorazione del latte e della carne per coprire la richiesta di formaggi duri e molli cosi’ come di salumi che un tempo era soddisfatta dalle aziende agroalimentari italiane. il sindacato russo dei produttori lattiero-caseari, soyuzmoloko, ha stimato che la produzione di formaggio russo e’ quadruplicata raggiungendo i 47 miliardi di rubli (600 milioni di dollari), di cui una discreta fetta e’ rappresentata proprio dai prodotti simil italiani, come il parmesan. e se le incerte prospettive di mercato legate alla guerra hanno rallentato gli investimenti negli impianti tecnologici necessari alla stagionatura, i produttori di formaggio russi hanno comunque espresso fiducia che la russia possa iniziare a produrre parmigiano di alta qualita’ da esportare attivamente in 5-7 anni. il “russkiy parmesan”, ad esempio, viene prodotto nel territorio di stavropol e sul sito dei produttori si assicura che ‘e’ un’alternativa al parmigiano-reggiano, e’ fatta con latte pastorizzato e matura 12 mesi e ha una consistenza dura molto simile e un gusto e un aroma intensi specifici’. nelle stesse aziende si producono anche montasio, pecorino, mozzarella e ricotta – informa la coldiretti – ma sui mercati si trovano anche mascarpone, robiola made in russia, diversi tipi di salame milano, di mozzarelle ‘ciliegine’, di scamorze, insalata toscana, buona italia e pizza sono bello quattro formaggi con tanto di errore grammaticale. se la russia e’ il paese dove il falso made in italy e’ cresciuto di piu’, la leadership produttiva e’ saldamente nelle mani degli stati uniti, con il fenomeno delle imitazioni di cibo tricolore che e’ arrivato a rappresentare oltre 40 miliardi di euro, un terzo in valore dell’intero mercato dai tarocchi, secondo coldiretti e filiera italia. basti pensare che il 90% dei formaggi di tipo italiano in usa – sottolinea coldiretti – sono in realta’ realizzati in wisconsin, california e new york, dal parmesan al romano senza latte di pecora, dall’asiago al gorgonzola fino al fontiago, un improbabile mix tra asiago e fontina. la produzione di imitazioni dei formaggi italiani – conclude la coldiretti – nel 2022 ha raggiunto negli usa il quantitativo record di oltre 2,7 miliardi di chili, con una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, tanto da aver superato addirittura la stessa produzione di formaggi americani come cheddar, colby, monterrey e jack che e’ risultata nello stesso anno pari a 2,5 milioni di chili. il problema riguarda pero’ tutte le categorie merceologiche come l’olio pompeian made in usa, i salumi piu’ prestigiosi, dalle imitazioni del parma e del san daniele alla mortadella bologna o al salame milano venduto in tutti gli stati uniti”.