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“la contrazione delle quotazioni del frumento duro registrata nelle ultime settimane – dopo che esse avevano raggiunto, nel 2022, picchi senza precedenti – deve essere analizzata nel contesto di un attuale andamento internazionale ribassista dei prezzi delle materie prime agricole. e’ quanto afferma italmopa-associazione industriali mugnai d’italia (confindustria) che rappresenta in via esclusiva l’industria molitoria nazionale, leader nell’ue con circa 12 milioni di tonnellate di frumento trasformato in farine e semole destinate a prodotti simbolo del ‘made in italy’ alimentare”. lo rende noto un comunicato di italmopa. “la filiera italiana frumento duro opera in un mercato libero e internazionale dal quale non si puo’ in alcun modo prescindere e non solo perche’, come noto, il nostro fabbisogno in frumento duro e’ necessariamente e strutturalmente coperto in misura del 40 percento circa dalle importazioni, ma anche e soprattutto perche’, come doverosamente evidenziato nel corso del recente tavolo frumento duro voluto dal ministro francesco LOLLOBRIGIDA, il 60 percento del volume della pasta prodotta in italia e’ destinata ai mercati esteri, sui quali i nostri pastai sono chiamati a confrontarsi con competitors che gia’ attualmente usufruiscono di numerosi vantaggi competitivi”, evidenziano andrea VALENTE, presidente italmopa e enzo MARTINELLI, presidente della sezione molini a frumento duro italmopa. “l’auspicabile valorizzazione del grano duro nazionale non puo’ pertanto in alcun modo ignorare questa evidenza; e’ un obiettivo che possiamo raggiungere anche mediante lo sviluppo dei contratti di filiera i quali, attraverso un miglioramento della qualita’ della materia prima ottenuto grazie all’impegno dei produttori agricoli aderenti, hanno consentito, nel corso degli ultimi anni, di annullare o di invertire il precedente gap negativo, talvolta superiore al 30 percento, tra le quotazioni del frumento duro nazionale e quelle del grano di importazione”, conclude MARTINELLI.