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in uno speciale sull’economia circolare, il “financial times” dedica un articolo all’impatto della siccita’ sull’agricoltura in zone un tempo piovose. dalla bretagna francese agli stati americani lungo il fiume colorado, gli agricoltori sono “in prima linea nelle battaglie per la diminuzione delle forniture di acqua dolce”, dato che “l’agricoltura ne rappresenta in media il 70% del consumo totale, in tutto il mondo”. in bretagna, la famiglia di benedicte PELERIN sta gia’ agendo in vista della siccita’ prevista. il suo caseificio biologico ha 80 mucche che producono circa 430.000 litri di latte all’anno. ogni vacca beve 100 litri al giorno, spiega PELERIN, e il lavaggio della sala di mungitura richiede altri 600 litri. il lavaggio di trattori e altre attrezzature richiede ulteriori rifornimenti, ma la famiglia recupera l’acqua dalla pulizia dei macchinari per sciacquare la sala di mungitura. all’esterno, la famiglia ha piantato alberi e siepi e sta ripristinando le paludi per proteggere la biodiversita’, creare zone piu’ fresche e mantenere l’umidita’ nel terreno. “dopo 20 anni di agricoltura biologica, vediamo che il terreno trattiene piu’ umidita’ [rispetto ad altre fattorie]”, afferma PELERIN, 37 anni. da parte sua, il governo francese sta mantenendo la strategia che consiste nel costruire di “mega bacini” idrici che coprono diversi ettari. il piano prevede che i serbatoi si riempiano in inverno di pioggia e acque sotterranee, che verranno poi utilizzate per irrigare le colture in estate. gli oppositori sostengono che le acque sotterranee prelevate dalle falde acquifere saranno ancora necessarie perche’ l’acqua piovana da sola non le riempira’ e che l’accesso all’acqua potrebbe essere ingiustamente limitato. la tensione in alcuni casi e’ sfociata in violenze tra manifestanti e polizia. “sulla questione delle acque sotterranee, i dati del governo francese mostrano che i livelli in tutto il paese erano tutt’altro che ricostituiti entro gennaio 2023”, afferma christian AMBLARD, del cnrs, il consiglio nazionale delle ricerche francese. inoltre, solo il 6% circa dei terreni agricoli francesi, o il 15% delle aziende agricole, dispone di attrezzature per l’irrigazione, aggiunge. cio’ significherebbe che solo le aziende agricole piu’ grandi, “in particolare i coltivatori di mais”, potrebbero beneficiare dei mega bacini.