MIGLIORAMENTO GENETICO: CIA E CREA PRESENTANO A MACFRUT PROGETTO INNOVAZIONE ‘BIOTECH’

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“si chiama ‘biotech’ ed e’ il primo grande progetto nazionale sul miglioramento genetico vegetale. coordinato dal crea, rappresenta la risposta di ricerca e innovazione, 100% tricolore, a misura dell’agricoltura made in italy, per sviluppare piante piu’ green e piu’ resistenti ai cambiamenti climatici e alle malattie. un’evoluzione necessaria, in primis sull’ortofrutta, per rispondere alle esigenze di maggiore sostenibilita’ sollecitate dalla transizione verde, tutelando al contempo produttivita’ e competitivita’ delle coltivazioni. i primi risultati del progetto sono stati presentati oggi, in anteprima, nell’evento formativo congiunto organizzato da cia-agricoltori italiani e crea a macfrut, presso la meeting area della sala stampa del rimini expo centre”, rende noto un comunicato stampa congiunto di cia e crea. “molte delle specie coltivate in italia dipendono infatti da varieta’, ibridi o portinnesti realizzati con conoscenze e tecnologie sviluppate all’estero, una condizione di strutturale fragilita’ per il made in italy, che deve essere superata sviluppando la ricerca vegetale in loco. in questo senso, il progetto ‘biotech’ intende costruire un know-how scientifico che contribuisca a trasformare le conoscenze relative ai genomi delle diverse specie in prodotti migliorati, sempre piu’ competitivi e autenticamente italiani. cosi’ il paese puo’ essere protagonista nel contesto europeo e mondiale delle nuove biotecnologie. d’altra parte, la strada dell’innovazione genetica e’ indispensabile per fronteggiare gli effetti del climate change sui campi. solo nell’ultimo anno, gli eventi estremi sono quasi raddoppiati, tra gelate tardive, bombe d’acqua, ondate di calore, siccita’, con un aumento di cinque volte delle perdite di raccolto di frutta e verdura. i danni economici dovuti alla maggiore frequenza di eventi estremi legati al clima ammontano gia’, in media, a oltre 12 miliardi di euro l’anno in ue, un miliardo solo in italia, e ormai i fattori climatici, da soli, spiegano tra il 20% e il 49% delle fluttuazioni del rendimento agricolo. una variabile sempre piu’ ingestibile, quindi, anche per le oltre 300 mila aziende dell’ortofrutta italiana che, per assicurare l’aumento delle rese, ridurre l’impatto di prodotti chimici, consumare meno suolo e meno acqua, hanno bisogno di alternative sfidanti e varieta’ piu’ resistenti”, ricordano cia e crea. “l’introduzione di tecniche in grado di accelerare e rendere piu’ efficiente il miglioramento genetico permette di rendere le piante piu’ resistenti alle malattie – con una conseguente riduzione dei fitofarmaci – e di migliorare la tolleranza delle colture allo stress idrico e salino, in una parola consente di rendere le piante piu’ vicine ai bisogni della societa’. per l’ortofrutta tipica italiana questo vuol dire, ad esempio, ridurre l’uso di pesticidi, introducendo per via genetica la resistenza ai funghi parassiti nella vite, alle orobanche infestanti nei pomodori o alla peronospora nel basilico; cosi’ come combattere la batteriosi del kiwi o la ticchiolatura del melo. tutto mantenendo o innalzando le qualita’ nutrizionali delle colture e con una piu’ elevata conservabilita’ post raccolta, in un’ottica anti spreco”, proseguono. “in un momento in cui l’agricoltura deve affrontare sfide epocali e’ fondamentale spiegare a tutti che non c’e’ agricoltura senza genetica e se il clima cambia devono cambiare anche le piante che coltiviamo. in questo contesto, le nuove tecnologie per l’evoluzione assistita (tea o new breeding technique) sono uno strumento fondamentale (e non ogm) per dare un futuro all’agricoltura italiana. biotech sviluppa queste conoscenze e le mette a disposizione, per il progresso del settore, in una serie di incontri con le associazioni degli agricoltori e questo e’ il primo”, afferma luigi CATTIVELLI, direttore crea genomica e bioinformatica e coordinatore di biotech. “il cuore scientifico del progetto “biotech”, infatti, e’ rappresentato dall’applicazione in particolare della cisgenesi e del genome editing, che non hanno nulla a che vedere con gli organismi geneticamente modificati. il genome editing non presuppone inserimento di geni estranei provenienti da altre specie, ma opera internamente al dna della pianta oggetto di miglioramento, inducendo una mutazione del tutto equivalente a quelle che si generano in natura. si perfeziona quindi il corredo genetico delle piante, ma con maggiore precisione e rapidita’, tempi e costi minori e piu’ adattabilita’ alle tipicita’ dei territori”, sottolineano cia e crea. “l’innovazione genetica e’ uno degli asset strategici per il futuro dell’agricoltura. per questo, ora serve che l’europa superi l’attuale normativa ormai obsoleta. ci aspettiamo molto dalla consultazione pubblica sulle nuove tecniche genomiche, aperta il 29 aprile dalla commissione ue, per arrivare a una proposta di legge il prima possibile, magari gia’ a fine anno. le nuove biotecnologie possono davvero permetterci di mantenere le nostre varieta’ tradizionali e la nostra competitivita’ sui mercati, aumentando al contempo la sostenibilita’ economica e ambientale”, spiega dino SCANAVINO, presidente nazionale di cia.