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quanto sta realizzando il ciheam (centro agronomico mediterraneo) di valenzano nelle campagne desertificate dalla guerra della bosnia erzegovina, puo’ servire da modello per cio’ che succede in tutti i paesi colpiti da questa ‘calamita’ innaturale’, a cominciare dall’ucraina. si tratta – spiega “la gazzetta del mezzogiorno” – di un progetto importante, capace di restituire un’anima agricola a territori montani o pietrosi, luoghi dal paesaggio incantevole che pero’ hanno perso abitanti, turismo, agricoltura, che s’intitola anc bih (sviluppo economico sostenibile e protezione ambientale delle aree soggette a vincoli naturali in bosnia-erzegovina) ed e’ messo in atto dal ciheam, finanziato dal ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (maeci) tramite l’agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (aics). esso prevede due milioni e quattrocentomila euro per mappare le aree interessate, promuovere i vincoli naturalistici, formare nuovi agricoltori e condurre un circolo virtuoso di buone pratiche, tra innovazione, pari opportunita’, integrazione. le ricadute sui fenomeni migratori – sottolinea – l’articolo – sono fortissime: se c’e’ sviluppo, i bosniaci non fuggono ma fanno crescere il loro paese, ripopolano le campagne, imparano a ripescare le loro colture alternative e a creare processi innovativi di sostenibilita’ che potranno poi vendersi al meglio sul mercato internazionale. il progetto – che dura 36 mesi – sara’ inserito tra le buone pratiche nell’annual report dell’aics, come spiegano dal ciheam il direttore generale maurizio RAELI, con il direttore aggiunto biagio DI TERLIZZI, la responsabile delle relazioni esterne rosanna QUAGLIARIELLO, insieme ai coordinatori del programma fabrizio CONTENTO e, in bosnia erzegovina, suzana MADZARIC. quest’ultima ha una storia nella storia: fuggita dalla guerra, ha terminato i suoi studi proprio al ciheam. la bosnia produce cereali, insieme a frutta e verdura soprattutto nella parte nord del paese e al sud si sta cercando di diversificare, stimolando anche sinergie con la popolazione locale di artigiani e motivando i giovani, anche nel campo delle colture innovative.