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“contro la guerra che fa perdere vite umane e mette in pericolo il futuro di una intera generazione nata dopo la caduta del muro di berlino, i giovani agricoltori della coldiretti hanno lasciato le campagne per scendere in piazza a sostegno dei colloqui di pace con trattori, mucche e campanacci in occasione dell’apertura della fieragricola di verona segnata dallo sconvolgimento del mercato mondiale del cibo con il rischio della perdita del lavoro, della stabilita’ economica ma anche delle forniture alimentari e dell’inflazione che aumenta poverta’ e fame in italia e nel mondo” sottolinea la coldiretti nel ricordare le speculazioni crescenti sulla materie prime agricole. “durante la manifestazione numerosi i cartelli di protesta ‘mettete i fiori nei vostri cannoni’, ‘fermiamo la guerra dei prezzi’, ‘si muore di bombe e fame’ e ‘svuotiamo gli arsenali e riempiamo i granai’, con le armi che sono tornate a sparare e i granai che sono svuotati con il rischio reale di scaffali deserti ma anche di speculazioni e carestie che nel passato hanno provocato tensioni sociali e politiche e flussi migratori. in piazza anche il presidente nazionale della coldiretti PRANDINI, assieme alla delegata dei giovani coldiretti veronica BARBATI”, aggiunge il comunicato.”per fermare le speculazioni a livello internazionale e garantire la disponibilita’ del grano occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. ci sono le condizioni per incrementare la produzione in italia dove secondo l’istat si stimano 500.596 ettari seminati a grano tenero per il pane, con un incremento dello 0,5% mentre la superficie del grano duro risulta in leggera flessione dell’1,4% per un totale di 1.211.304 ettari anche se su questa prima analisi pesano i ritardi delle semine per le avverse condizioni climatiche che potrebbero portare a rivedere il dato”, sottolinea coldiretti. “la guerra sta innescando un nuovo cortocircuito sul settore agricolo nazionale che ha gia’ sperimentato i guasti della volatilita’ dei listini in un paese come l’italia che e’ fortemente deficitaria in alcuni settori ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitivita’ rispetto ai concorrenti stranieri. nell’immediato occorre quindi garantire la sostenibilita’ finanziaria delle aziende con prezzi giusti che consentano agli allevatori di continuare a lavorare. l’italia ha le risorse, la tecnologia e le capacita’ per diventare autosufficiente nella produzione del grano e degli altri alimenti”, ha affermato il presidente della coldiretti ettore PRANDINI. “l’italia e’ costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati costretti a ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali e’ scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati perche’ molte industrie per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale anziche’ garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera sostenuti dalla coldiretti. e quest’anno sono praticamente raddoppiati in italia i costi delle semine per la produzione di grano per effetto di rincari di oltre il 50% per il gasolio necessario alle lavorazioni dei terreni ma ad aumentare sono pure i costi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare. nonostante questo il grano duro italiano e’ pagato agli agricoltori nazionali meno di quello proveniente dall’estero da paesi come il canada dove e’ coltivato peraltro con l’uso del diserbante chimico glifosato in preraccolta, vietato in italia”, spiega ancora coldiretti. “un giovane agricoltore su quattro (25%) nell’ultimo mese ha ridotto la produzione a causa dei rincari energetici aggravati dalla guerra in ucraina che hanno provocato un aumento record dei costi, dal gasolio ai concimi, dai mangimi ai materiali per l’imballaggio e mettono a rischio il futuro di un’intera generazione”, ha affermato la coldiretti. “l’agricoltura e’ infatti l’unico settore che registra un calo del valore aggiunto (-0,8%) in netta controtendenza all’andamento generale con un balzo del 6,6% del pil rilevato dall’istat nel 2021. con l’aumento dei costi si rischia l’abbandono delle produzioni con il latte che, ad esempio, viene pagato agli allevatori appena 38 centesimi al litro, mentre un coltivatore di pomodoro da industria per la passata si vede corrispondere addirittura solo 10 centesimi al chilo, secondo l’analisi coldiretti. non va meglio per chi produce le arance, dove il prezzo in campagna e’ di 43 centesimi al chilo, che scendono a 18 centesimi al chilo nel caso delle carote. un chilo di grano che viene pagato agli agricoltori 31 centesimi serve per produrre un chilo di pane che viene venduto a consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 4 euro a seconda delle citta’. il problema vero e’ il costo dell’energia che e’ esploso e ha colpito tutte le attivita’ produttive, dal gasolio per il trattore necessario alle semine al riscaldamento delle serre fino al prezzo dei concimi per garantire fertilita’ ed aumentare la produzione che e’ balzato del 170%”, sottolinea la coldiretti.