UCRAINA: COLDIRETTI, CONTRO GUERRA MIGLIAIA DI AGRICOLTORI IN PIAZZA, AGROALIMENTARE A RISCHIO

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sono migliaia gli allevatori, gli agricoltori e i pescatori della coldiretti con barche, trattori e animali che da nord a sud del paese sono scesi in piazza contro la guerra scatenata da PUTIN che affossa l’economia e il lavoro, rende noto coldiretti con un comunicato. solidarieta’ al popolo ucraino e denuncia del devastante impatto economico della guerra – sottolinea coldiretti – sono ben rappresentati dallo striscione “agricoltori e pescatori per la pace” su un sommergibile nel porto di genova. se il caro petrolio spinto dall’invasione dell’ucraina costringe le barche a rimanere in banchina e a fermare i trattori, le ritorsioni della russia colpiscono i mezzi di produzione, a partire dai concimi, obbligando i coltivatori a tagliare i raccolti, mentre sanzioni ed embarghi bloccano i commerci, sconvolgono i mercati e favoriscono le speculazioni. dal porto antico di genova in darsena a calata vignoso con l’iniziativa “barche aperte” e il “giardino della pace” a bari in piazza liberta’ dove e’ allestita una stalla con mucche e vitelli – racconta coldiretti -, fino a mestre a forte marghera dove sfilano i trattori ed e’ stata aperta l’arca di noe’ con gli animali della fattoria a rischio di estinzione a causa dell’impennata dei costi dei mangimi alimentata dalla guerra, con l’ucraina che garantiva il 20% delle importazioni italiane di mais, numerosi sono i cartelli di protesta: “putin facciamo la pace”, “mettete i fiori nei vostri cannoni”, “fermiamo la guerra dei prezzi”, “no alla guerra che aumenta la fame”, “svuotiamo gli arsenali e riempiamo i granai”, “non ci ha fermato il covid, ci provano gli speculatori”, “il latte delle nostre mucche e’ la vostra colazione”, “non possiamo produrre in perdita”, “draghi aiutaci tu”. la guerra – spiega coldiretti – mette a rischio anche le esportazioni agroalimentari made in italy in russia e in ucraina, che nel 2021 hanno complessivamente superato un miliardo di euro, secondo una analisi della coldiretti diffusa in occasione della mobilitazione di allevatori, agricoltori e pescatori. se le vendite in russia hanno raggiunto lo scorso anno 670 milioni di euro con un aumento del 14% rispetto al 2020, dovuto soprattutto a pasta, vino e spumante, quelle in ucraina valgono altri 350 milioni di euro, secondo l’analisi coldiretti su dati istat. gli effetti del conflitto ucraino rischiano dunque di cancellare completamente il made in italy a tavola dai mercati di mosca e kiev – denuncia la coldiretti – aggravando ulteriormente gli effetti dell’embargo deciso da PUTIN con il decreto n. 778 del 7 agosto 2014, e da allora sempre prorogato, come risposta alla sanzioni decise dall’unione europea, dagli usa ed altri paesi per l’annessione della crimea. un blocco – aggiunge coldiretti – che e’ gia’ costato alle esportazioni agroalimentari tricolori 1,5 miliardi negli ultimi 7 anni e mezzo. il decreto di embargo tuttora in vigore colpisce – sottolinea coldiretti – una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da ue, usa, canada, norvegia ed australia. l’agroalimentare – spiega coldiretti – e’, fino ad ora, l’unico settore colpito direttamente dall’embargo che ha portato al completo azzeramento delle esportazioni in russia dei prodotti made in italy presenti nella lista nera, dal parmigiano reggiano al grana padano, dal prosciutto di parma al san daniele, ma anche frutta e verdura. al danno diretto delle mancate esportazioni in russia si aggiunge – continua coldiretti – la beffa della diffusione sul mercato russo di imitazioni che non hanno nulla a che fare con il made in italy, come parmesan, mozzarella, robiola prodotti in russia o nei paesi non colpiti dall’embargo come scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta made in bielorussia e anche salame milano e gorgonzola di produzione svizzera e reggianito di origine brasiliana o argentina. nei supermercati russi si possono trovare fantasiosi surrogati locali che hanno preso il posto dei cibi italiani originali, dalla mozzarella “casa italia” all’insalata “buona italia”, dalla robiola unagrande alla mortadella milano. il danno – conclude coldiretti – riguarda anche la ristorazione italiana in russia che, dopo una rapida esplosione, ha dovuto rinunciare ai prodotti alimentari made in italy originali. ma c’e’ anche un altro aspetto della guerra in ucraina a preoccupare, ed e’ il caro concimi, con aumenti che pesano sulla filiera agroalimentare made in italy mettendo a rischio le forniture alimentari e aggravando la dipendenza del paese dall’estero, rileva l’analisi della coldiretti. oltre ai rincari dei fertilizzanti legati agli aumenti del gas, pesa anche la mossa di PUTIN che ha deciso di imporre il divieto all’esportazione di nitrato di ammonio, prodotto fondamentale per la concimazione del grano, che rappresenta da solo circa un quarto dei costi complessivi di coltivazione. una decisione – sostiene coldiretti – assunta per mettere in difficolta’ la produzione europea di cereali, fortemente dipendente dalle materie prime estere. la conseguenza e’ una riduzione generale – spiega coldiretti – della disponibilita’ sui mercati che, oltre a far schizzare in alto i prezzi con rincari di oltre il 170% (da 250 a 670 euro/tonnellate), mette di fatto a rischio la produzione europea di grano, a partire da quella italiana. il nitrato di ammonio viene, infatti, a mancare proprio nella fase decisiva per la crescita delle spighe, diminuendo inevitabilmente la produttivita’ con il taglio dei raccolti. una scelta che danneggia gravemente le aziende agricole – ricorda coldiretti – gia’ in difficolta’ a causa dei rincari di tutti i fertilizzanti legati all’impennata del costo del gas. l’urea e’ balzata a 750-800 euro a tonnellata contro i 350 euro a tonnellata dello scorso anno, secondo il report di cai-consorzi agrari d’italia, mentre il perfosfato minerale e’ passato da 170 agli attuali 330 euro/tonnellata, mentre i concimi a contenuto di potassio sono schizzati da 450 a 850 euro/tonnellata. il risultato e’ che il 30% delle imprese agricole e’ costretta a ridurre i raccolti, secondo l’indagine coldiretti/ixe’, con una situazione insostenibile che mette a rischio le forniture alimentari e, con esse, la sovranita’ alimentare del paese, che e’ gia’ obbligato ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche il 16% del latte consumato e il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale. senza dimenticare il mais e la soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali e per le grandi produzioni di formaggi e salumi dop, per le quali con le produzioni nazionali – spiega coldiretti – si riesce attualmente a coprire rispettivamente il 53% e il 73% del fabbisogno, secondo l’analisi del centro studi divulga. “in un momento difficile per l’economia mondiale a causa della pandemia covid occorre ritrovare la via del dialogo superando le tensioni per accompagnare la ripresa”, ha affermato il presidente della coldiretti ettore prandini nel sottolineare che “nell’immediato occorre anche garantire la sostenibilita’ finanziaria delle aziende e delle stalle affinche’ i prezzi riconosciuti ad agricoltori e allevatori non scendano sotto i costi sostenuti, in forte aumento per effetto dei rincari di petrolio e gas che hanno un effetto a valanga su tutti i fattori produttivi”. dinanzi a una situazione esplosiva – conclude il comunicato – coldiretti chiede interventi immediati a partire dallo sblocco di 1,2 miliardi per i contratti di filiera gia’ stanziati nel pnrr, ma anche di incentivare le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso la garanzia del 100% pubblica e gratuita di ismea e di fermare le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un’efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali.