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contro la guerra che affossa anche l’economia scendono in piazza migliaia di agricoltori e pescatori che non riescono piu’ a coprire i costi per il balzo dei beni energetici che si trasferisce a valanga sui bilanci delle aziende, rende noto coldiretti con un comunicato. se il caro petrolio spinto dall’invasione dell’ucraina costringe le barche a rimanere in banchina e ferma i trattori, le ritorsioni della russia – spiega coldiretti – colpiscono i mezzi di produzione, a partire dai concimi, obbligando i coltivatori a tagliare i raccolti mentre sanzioni ed embarghi bloccano i commerci, sconvolgono i mercati e favoriscono le speculazioni. una drammatica escalation che oltre alla terribile perdita di vite umane mette anche a rischio la stabilita’ mondiale e in italia il futuro di centinaia di migliaia di lavoratori che garantiscono le forniture di prodotti agricoli, alimentari e della pesca al paese. per questo – annuncia coldiretti – allevatori, agricoltori e pescatori della coldiretti con barche, trattori e animali al seguito domani venerdi’ 25 febbraio dalle ore 9:30 manifestano nelle citta’, da nord a sud del paese, contro la guerra e per salvare l’agroalimentare made in italy e difendere l’economia, il lavoro ed il territorio: dal porto antico di genova in darsena a calata vignoso con l’iniziativa “barche aperte” e il “giardino della pace” a bari in piazza liberta’ dove sara’ allestita una stalla con mucche e vitelli fino a mestre a forte marghera dove sfilano i trattori e apre l’arca di noe’ con gli animali della fattoria a rischio di estinzione a causa dell’impennata dei costi dei mangimi alimentata dalla guerra, segnala il comunicato. rende inoltre noto coldiretti che sotto la spinta dell’attacco della russia all’ucraina i prezzi del grano sono balzati del 5,7% in un solo giorno raggiungendo il valore massimo da 9 anni a 9,34 dollari a bushel, sugli stessi livelli raggiunti negli anni delle drammatiche rivolte del pane che hanno coinvolto molti paesi a partire dal nord africa come tunisia, algeria ed egitto che e’ il maggior importatore mondiale di grano e dipende soprattutto da russia e ucraina, secondo quanto emerge dall’analisi alla chiusura del mercato future della borsa merci di chicago, che rappresenta il punto di riferimento mondiale delle materie prime agricole con il rischio reale di speculazioni e carestie che nel passato hanno provocato tensioni, sociali, politiche e flussi migratori anche verso l’italia. l’aumento delle quotazioni delle materie prime – sottolinea coldiretti – ha interessato anche i prodotti base per l’alimentazione degli animali negli allevamenti, come la soia che ha raggiunto il massimo dal 2012 e il mais che e’ al massimo da otto mesi. l’ucraina – continua coldiretti – ha un ruolo importante anche sul fronte agricolo con la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (quinto posto nel mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (settimo posto al mondo), mentre la russia e’ il principale paese esportatore di grano a livello mondiale. a preoccupare i mercati – evidenzia coldiretti – e’ il fatto che le tensioni tra i due paesi possano frenare le spedizioni dalla russia e bloccare le spedizioni ucraine dai porti del mar nero con un crollo delle disponibilita’ sui mercati mondiali con il rischio di inflazioni su beni di consumo primario, carestie e tensioni sociali. una emergenza mondiale che riguarda direttamente l’italia, che e’ un paese deficitario ed importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame, secondo l’analisi della coldiretti dalla quale si evidenzia peraltro che l’ucraina e’ il nostro secondo fornitore di mais con una quota di poco superiore al 20% ma garantisce anche il 5% dell’import nazionale di grano. l’italia – aggiunge coldiretti – e’ costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati costretti a ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni, durante i quali e’ scomparso un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati perche’ molte industrie per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale anziche’ garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera sostenuti dalla coldiretti. e quest’anno sono praticamente raddoppiati in italia i costi delle semine per la produzione di grano per effetto di rincari di oltre il 50% per il gasolio necessario alle lavorazioni dei terreni, ma ad aumentare – prosegue coldiretti – sono pure i costi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare. nonostante questo il grano duro italiano – sottolinea coldiretti – e’ pagato agli agricoltori nazionali meno di quello proveniente dall’estero, da paesi come il canada dove e’ coltivato peraltro con l’uso del diserbante chimico glifosato in preraccolta, vietato in italia. per fermare le speculazioni a livello internazionale e garantire la disponibilita’ del grano – continua coldiretti – occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. ci sono le condizioni per incrementare la produzione in italia dove – precisa coldiretti – secondo l’istat si stimano 500.596 ettari seminati a grano tenero per il pane, con un incremento dello 0,5% mentre la superfice del grano duro risulta in leggera flessione dell’1,4% per un totale di 1.211.304 ettari anche se su questa prima analisi pesano i ritardi delle semine per le avverse condizioni climatiche che potrebbero portare a rivedere il dato. “la guerra sta innescando un nuovo cortocircuito sul settore agricolo nazionale che ha gia’ sperimentato i guasti della volatilita’ dei listini in un paese come l’italia che e’ fortemente deficitaria in alcuni settori e ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitivita’ rispetto ai concorrenti stranieri”, ha affermato il presidente della coldiretti ettore PRANDINI nel precisare che “nell’immediato occorre quindi garantire la sostenibilita’ finanziaria delle stalle con prezzi giusti che consentano agli allevatori di continuare a lavorare”.