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Di Letizia Martirano
Parlamento europeo e Consiglio, attraverso il Regolamento FEAMP, hanno delegato la Commissione affinche’ individuasse i periodi e date di inammissibilità delle domande di sostegno indicandone i criteri: proporzionalità tra natura, gravità, durata e reiterazione dell’infrazione. Nella proposta di regolamento delegato la Commissione europea ha previsto il raddoppio del periodo di inammissibilità al sostegno FEAMPA rispetto alle regole che vigevano per il Fondo FEAMP 2014/2020. La proposta e’ stata bocciata dal Parlamento Europeo la cui decisione e’ stata salutata con grandissima soddisfazione dal coordinamento pesca Alleanza delle Cooperative che per ottenere questo risultato ha speso moltissime energie. In questa intervista Elena Ghezzi, responsabile pesca e acquacoltura in Legacoop Agroalimentare, ripercorre la vicenda e fa alcune considerazioni generali sullo stato dei rapporti non proprio idilliaci con la Commissione europea.
Come si e’ arrivati alla bocciatura della proposta della Commissione?
Dopo una prima bocciatura in commissione PECH, il Parlamento Europeo, con 368 voti favorevoli, 297 contrari e 33 astenuti, nella seduta plenaria del 15 febbraio ha rigettato la proposta di regolamento delegato della Commissione europea che integra il regolamento UE 2021/1139 relativo al Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura per quanto riguarda i periodi e le date di inammissibilità delle domande di sostegno.
Come sono state superate le perplessita’ di alcuni settori parlamentari?
Fondamentale è stato un pronunciamento dei servizi legali del PE che ha tolto ogni dubbio sul possibile slittamento dei finanziamenti comunitari conseguente al rigetto della proposta della Commissione.
Si parla spesso di accanimento contro pesca e pescatori, e’ vero?
Nei giorni che hanno preceduto la votazione della Plenaria sono state utilizzate le più disparate argomentazioni per evitare il rigetto da parte del PE. Addirittura sono state formulate accuse di spreco della contribuzione dei cittadini comunitari. E’ sempre facile generalizzare… ma nulla viene tolto dalle tasche dei contribuenti per alimentare comportamenti fraudolenti da parte dei pescatori. Forse a chi puntava il dito, non è noto che, in caso di infrazione, i pescatori comunitari oltre a non aver accesso al sostegno FEAMPA sono costretti a restituire quanto ricevuto fino a 5 anni dopo la percezione del sostegno. Una doppia sanzione che, come una spada di Damocle, pende sulla testa degli operatori della pesca comunitaria. Difficile trovare un settore economico, fonte di approvvigionamento primario, oggetto di tanto accanimento sanzionatorio…nessuno ha mai per un momento pensato di eludere le norme, di trovare facili scappatoie o di sottrarsi ad una giusta ed equa valutazione sul proprio operato in caso di infrazioni a norme della politica comune della pesca, ma è fondamentale che ciò avvenga secondo criteri di proporzionalità, senza accanimenti e atteggiamenti persecutori.
Cosa si e’ ottenuto con questa bocciatura?
Sono state evitate inutili e controproducenti vessazioni a danno dei nostri pescatori. Tra l’altro siamo al paradosso. Da un lato il regolamento FEAMPA si pone l’obiettivo di costituire “uno strumento essenziale per garantire attività di pesca sostenibili e la conservazione delle risorse biologiche marine, la sicurezza alimentare grazie all’approvvigionamento di prodotti ittici, la crescita di un’economia blu sostenibile e mari e oceani sani, sicuri, protetti, puliti e gestiti in modo sostenibile” dall’altro questo regolamento delegato avrebbe di fatto impedito l’accesso ai pescatori comunitari a progettualità che mirano a queste stesse finalità.
Quali sono i prossimi passi a giudizio del coordinamento pesca dell’Alleanza delle cooperative?
Secondo il coordinamento pesca dell’Alleanza delle Cooperative Italiane questo rigetto consentirà alla Commissione di rivedere l’impianto normativo, attendere gli esiti del Trilogo sul controllo e operare di conseguenza un riallineamento della norma ai principi della delega.
Quali sono i criteri per definire le infrazioni?
L’ammissibilità al sostegno FEAMPA è infatti vincolata all’elenco delle infrazioni definite dal Regolamento sul controllo della pesca che, tra l’altro, non ha mai operato una distinzione tra infrazioni gravi e meno gravi, in sostanza non ha mai operato una distinzione tra dolo e colpa, tra volontarietà ed involontarietà.
E’ giusto cosi’?
Ricordo che alcune infrazioni considerate gravi, sono spesso riconducibili ad errori burocratici, come ad esempio l’errata compilazione del logbook. E può succedere… Oltretutto è ancora in fase di Trilogo la revisione della regolazione sul controllo. Come è possibile legare i criteri di accesso al FEAMPA a nuove regole ancora in fase di definizione? Non c’è stato un allineamento dei tempi di approvazione delle norme, ma non certo per colpa dei pescatori.
Torniamo al voto in plenaria, cosa lo ha reso possibile?
Il risultato del voto in plenaria è stato un grande lavoro di squadra, siamo stati cooperativi, abbiamo saputo fare rete e abbiamo trovato chi, come noi, ha creduto nella bontà delle intenzioni. Una rete che ha raccolto Associazioni di rappresentanza italiane, spagnole, francesi – solo questi tre Paesi vantano una flotta pari ad un terzo dell’intera flotta comunitaria con 27170 imbarcazioni circa su un totale di imbarcazioni nella UE pari a circa 81000 – con 53700 lavoratori a fronte di un totale UE di 107800 – le Organizzazioni europee Europêche e Cogeca e, soprattutto, i rappresentanti dell’Italia nel Parlamento europeo che hanno condiviso le preoccupazioni sull’eccesso di delega.
Come hanno votato gli italiani?
Tra i nostri parlamentari italiani la risposta è stata praticamente unanime con solo 4 voti contrari ed una astensione. E’ stato un segnale importante, di grande attenzione per un a filiera, quella ittica, che necessita di una forte considerazione de parte della politica. Già questa unanime attenzione è un successo di per sé.
Come valuta l’Alleanza delle cooperative della pesca questo orientamento?
Abbiamo registrato una tenuta del “sistema Italia” che fa ben sperare, soprattutto alla luce di quanto ci viene prospettato per i prossimi anni: inasprimento del sistema di controllo, nuove misure tecniche, aumento delle aree interdette alla pesca, diminuzione delle giornate di pesca, allarmi vari sulla pesca a strascico…Con ciò non intendiamo voler favorire i pescatori che commettono infrazioni, ma riteniamo essenziale difendere i pescatori “onesti” – e sono l’assoluta maggioranza- da ingiustificati ed ingiusti attacchi. Al di là del fatto in sé, questa rinnovata interlocuzione a più livelli dovrà essere consolidata e dovrà sempre più caratterizzare la nostra azione e la nostra presenza in Europa.
Da questa vicenda si evince che i rapporti con la Commissione europea non sono facili…
In questi anni nel settore della filiera ittica, assistiamo sempre più a prese di posizioni della Commissione europea unidirezionali. La Commissione europea persegue la propria strada senza una vera interlocuzione con le parti in causa. Guardiamo ad esempio a quello che sono diventate le consultazioni pubbliche dove non conta se chi risponde rappresenta se stesso o 1000 associati. Le domande sono poi spesso capziose e nascondono pregiudizi. Sono in molti a lamentarsi dell’aumento spropositato del numero di consultazioni che la Commissione utilizza per giustificare il proprio operato in modo non coerente con gli interessi generali. Certo, decidere veramente insieme, dare voce a tutte le istanze richiede fatica, professionalità, capacità, ma solo in questo modo avremo costruito una Europa a misura di cittadino, di imprenditore, una Europa fatta dalla Politica con la P maiuscola e non sopraffatta dai burocrati.