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di Lucilla Ricottini, Medico Chirurgo, esperta di Omeopatia, Omotossicologia, Fitoterapia
L’Abete bianco o Abies Pectinata è una conifera sempreverde, dal fusto dritto che può arrivare fino a 60 m di altezza e vestito con una corteccia di colore grigio-bianco che, con il tempo, tende a scurire.
Gli aghi dell’Abete bianco sono inseriti sui rami a forma di pettine, da cui il nome “pectinata”.
I coni o pigne, crescono, a differenza dell’Abete rosso, rivolti verso l’alto. L’Abete bianco è dotato di un robusto impianto radicale che garantisce alla pianta un eccezionale ancoraggio al terreno e la rende molto resistente allo sradicamento. L’Abete è molto resistente al vento e alle forze della natura e può vivere fino a 600 anni.
L’albero è invece molto sensibile all’inquinamento e, proprio per questo, negli ultimi decenni ne sono morti milioni di esemplari. Stranamente sembra che l’inquinamento più aggressivo sia quello di tipo elettromagnetico, piuttosto che quello di tipo atmosferico.
Il mito
Per il suo portamento retto e le foglie sempreverdi, nonchè per l’abbondante produzione di pigne di cui ci fa dono ogni anno, quest’albero è stato sempre considerato un esempio di forza vitale ed ha simboleggiato in tutte le culture la crescita, l’immortalità e la creatività. Inoltre, per la tendenza a crescere in gruppo, l’Abete bianco è stato considerato fin dall’antichità il simbolo della cooperazione fra diverse forme di vita.
Nella mitologia siberiana, ma anche in altre culture, l’Abete bianco è l’albero che mette in collegamento il centro vitale della terra con il cielo. Per i Celti quest’albero era simbolo di bellezza, forza e saggezza; nella mitologia scandinava veniva messo in relazione alla fedeltà e all’ amore.
Santa Ildegarda lo considerava una protezione dagli spiriti maligni, anche se qualche secolo più tardi venne epurata dalla religione cristiana la credenza negli spiriti della Natura. Tuttavia la cosa più interessante è che l’Abete bianco, in tutte le culture, è l’albero della luce.
Una leggenda molto antica narra di un gigante del ghiaccio che cattura la principessa del regno della luce e la porta con sé nel suo regno. La poverina piange per giorni e giorni e le sue lacrime si trasformano in ghiaccio. Allora il gigante la trasferisce in un altro palazzo, dove le sue lacrime si trasformano in fiocchi di neve lucenti. Ma la produzione dei fiocchi di neve è prerogativa del gigante, il quale diventa rabbioso e scaccia la principessa mandandola, in misere vesti, fuori nella notte fredda. E’ allora che Dio crea l’Abete bianco, proprio per proteggere la fanciulla, ormai diventata la fata della neve. Nell’antica Grecia troviamo il collegamento tra l’Abete e la luce nell’adorazione di Dionisio, dio del vino e dell’estasi che annovera quest’albero tra le piante personali, insieme alla Vite e all’Edera. In onore del dio veniva celebrata ogni anno una processione notturna con le candele. Forse da queste antiche narrazioni, che ci provengono da diverse aree della Terra, nasce l’associazione tra l’Abete bianco e la luce; ora lo ritroviamo nelle nostre case come albero di Natale illuminato, con luci o candele. L’albero di Natale in origine era l’Abete bianco e solo in seguito fu sostituito dall’ Abete rosso, perché più economico. Inizialmente l’albero venne adornato semplicemente con candele, noci e mele, quali simbolo di fertilità; nel tempo si passò ad addobbi di altro tipo, più colorati ma di tipo commerciale.
Le proprietà in fitoterapia e in erboristeria
Da sempre l’Abete è stato usato per le sue proprietà terapeutiche nei confronti di malattie da raffreddamento come tosse, reumatismi, gotta; veniva utilizzato per sostenere la respirazione, ma anche per attivare la circolazione. Oltre alla resina e all’olio essenziale sono state usate estrazioni dalle gemme, diluite in miele, sciroppo di zucchero e grappa.
Le gemme contengono un glucoside, la Piceina, che conferisce loro specifiche proprietà antinfiammatorie, antisettiche, balsamiche. L’Abete è inoltre molto ricco di vitamina A e C.
La gemmoterapia ha messo in evidenza anche le proprietà mineralizzanti e ricostituenti delle gemme dell’Abete, che rendono il gemmoderivato Abies pectinata un ottimo rimedio in caso di difficoltà di calcificazione ossea, ritardi della crescita, dolori di crescita nei bambini, rachitismo, carie dentarie, in quanto sembra migliorare specificamente l’assimilazione e il metabolismo fosforo-calcico. Particolarmente indicato in età pediatrica per la sua azione di sostegno a carico delle vie respiratorie superiori, si utilizza nell’ipertrofia ghiandolare da infezioni ricorrenti e nelle infiammazioni del cavo orale.
Dalla corteccia di giovani piante ricche di sacche resinose, viene estratta invece la Trementina (sin. trementina di Strasburgo) un’oleoresina che un tempo veniva usata per le sue proprietà balsamiche e blandamente antisettiche. L’uso era elettivo nei catarri bronchiali per inalazioni, ma da alcuni veniva utilizzata anche nelle forme nevralgiche e nel reumatismo muscolo-articolare. La colofonia, residuo solido della distillazione della trementina, veniva ridotta in polvere finissima e utilizzata in farmacia come materia prima per la preparazione di unguenti ed empiastri resinosi.
La ricetta
La ricerca in cucina recupera ed esalta sapori e profumi della natura e così, oggi, le conifere stanno vivendo un momento di gloria. Da alcuni chef vengono proposti primi piatti gustosi e dall’aroma balsamico, come gli spaghetti di camut conditi con un mix di burro, pesto di abete (fatto con le gemme d’abete emulsionate con olio di oliva a freddo) e idrolato di abete (frutto della distillazione delle gemme).Di più facile preparazione e di maggiore utilizzo, è invece l’infuso di abete bianco. Ponete tre germogli freschi in mezzo litro d’acqua, portate ad ebollizione e, spento il fuoco, aggiungete un cucchiaio di gemme ben lavate. Attendete 10 minuti, dopo aver coperto il tutto, ed ecco che il balsamico infuso è pronto per essere sorbito. La ricetta è per 2 tazze.
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