PREZZI: PRANDINI (COLDIRETTI), RECORD DECENNIO PER MATERIE PRIME ALIMENTARI SERVONO ACCORDI FILIERA

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“con le quotazioni delle materie prime alimentari che hanno raggiunto a livello mondiale il massimo da oltre dieci anni, trainati dai forti aumenti per oli vegetali, zucchero e cereali, servono accordi di filiera che valorizzino i primati del made in italy e garantiscano la sostenibilita’ della produzione in italia con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto ‘equo’, basato sugli effettivi costi sostenuti”, afferma il presidente della coldiretti ettore PRANDINI sulla base dell’indice fao che ha raggiunto a ottobre 2021 il valore massimo dal luglio 2011. “si tratta del risultato di un incremento medio del 31,3% rispetto allo stesso mese dello scorso anno con l’indice fao che e’ salito al valore di 133,2 punti”, sottolinea la coldiretti, nel precisare che “a tirare la volata sono i prezzi internazionali dei cereali cresciuti del 22,4% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre lo zucchero aumenta di oltre il 40% ed i grassi vegetali sono balzati addirittura del 74% rispetto all’anno scorso”. “con la pandemia da covid si e’ aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza per gli effetti dei cambiamenti climatici che spinge la corsa dei singoli stati ai beni essenziali per garantire l’alimentazione delle popolazione”, continua la coldiretti. “l’emergenza covid sta innescando un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime anche nel settore agricolo nazionale che ha gia’ sperimentato i guasti della volatilita’ dei listini in un paese come l’italia che e’ fortemente deficitaria in alcuni settori ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitivita’ rispetto ai concorrenti stranieri”, sottolinea la coldiretti. “con il grano tenero sottopagato agli agricoltori negli ultimi 4 anni si e’ passati da 543.000 ettari coltivati in italia agli attuali poco meno di 500.000 ettari per una produzione di circa 2,87 milioni di tonnellate con l’aumento della dipendenza dall’estero che ha raggiunto addirittura il 64% del fabbisogno, sul quale ora pesa il calo delle produzioni in russia e ucraina per effetto del clima”, rileva la coldiretti, nel precisare che “un chilo di grano tenero in italia e’ venduto a circa 32 centesimi mentre un chilo di pane e’ acquistato dai cittadini ad un valore medio di 3,2 euro al chilo con un rincaro quindi di dieci volte, tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere un chilo di prodotto finito”. “nell’immediato occorre pero’ garantire la sostenibilita’ finanziaria delle aziende e delle stalle affinche’ i prezzi riconosciuti ad agricoltori ed allevatori non scendano sotto i costi di produzioni in forte aumento per effetto dei rincari delle materie prime anche alla base dell’alimentazione degli animali”, afferma la coldiretti, nell’evidenziare che “a preoccupare sono peraltro le prossime semine con i costi che sono raddoppiati per gli agricoltori che sono costretti ad affrontare rincari fino al 50% per il gasolio necessario per le attivita’ che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione ma ad aumentare sono pure i costi per l’acquisto dei fertilizzanti delle macchine agricole e dei pezzi di ricambio per i quali si stanno verificando addirittura preoccupanti ritardi nelle consegne”. “proprio per i ritardi infrastrutturali in italia si trasferiscono solo marginalmente gli effetti positivi delle quotazioni sui mercati internazionali che invece impattano molto piu’ pesantemente sul lato dei costi per le imprese soprattutto impegnate nell’allevamento che stanno affrontando una grave crisi”, spiega la coldiretti. “l’aumento delle quotazioni conferma che l’allarme globale provocato dal covid ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualita’ e sicurezza ma anche le fragilita’ presenti in italia sulle quali occorre intervenire per difendere la sovranita’ alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali e creare nuovi posti di lavoro”, sottolinea la coldiretti. “per cogliere una opportunita’ unica abbiamo elaborato e proposto progetti concreti immediatamente cantierabili nel pnrr per favorire una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale”, afferma il presidente della coldiretti ettore PRANDINI, nel ricordare che “digitalizzazione delle aree rurali, recupero terreni abbandonati, foreste urbane per mitigare l’inquinamento in citta’, invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici ed interventi specifici nei settori deficitari dai cereali all’allevamento, dalla quarta gamma fino all’olio di oliva sono alcuni esempi di questi piani strategici elaborati dalla coldiretti insieme a filiera italia nell’ambito del recovery plan”.