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Di Letizia Martirano
I Governi Conte e Draghi hanno varato misure utili a scongiurare forti tensioni sociali. Il ruolo dei patronati è stato decisivo per aiutare milioni di cittadini, senza di loro sarebbe stato il caos. Il sistema pensionistico italiano è sostenibile ma necessita di correttivi, chi argomenta il contrario risponde a logiche dettate dai poteri forti, quelle dei grandi Fondi privati internazionali. A parlare cosi’ e’ il presidente del patronato Inac-Cia Antonio Barile che, in questa intervista, fa il punto su alcuni argomenti che coinvolgono, in modo particolare, la categoria di riferimento. Soprattutto Barile insiste sull’importanza dei patronati, non solo per quanto fanno rispetto agli adempimenti ma anche per lo sforzo che profondono nella costante informazione di prossimità, verso cittadini in genere, non solo anziani, che in molti casi non conoscono l’evoluzione della normativa, quindi non hanno contezza dei propri diritti. Molte misure – fa notare il presidente del patronato Inac – non vengono richieste dagli italiani perché non sono conosciute. Il patronato Inac-Cia, ogni tre mesi, distribuisce “porta porta” in tutta Italia oltre 800 mila copie del suo giornale “Diritti Sociali” con informazioni utili in tema di pensioni, welfare, assistenza, infortunistica e fisco. Un grosso investimento che riteniamo di fondamentale importanza, precisa il presidente.
Nulla da eccepire sulle misure sociali prese durante la pandemia?
I Governi Conte e Draghi in continuità, hanno fronteggiato uno dei periodi più duri della storia del nostro Paese mettendo in campo misure indispensabili per sostenere il sociale, oltre 150 miliardi di euro complessivi, ricorrendo più volte allo scostamento di bilancio. Non credo ci fossero alternative per evitare fortissime tensioni di una popolazione in grande difficoltà economica e psicologica. Un compito arduo, tra l’altro pieno di incognite senza alcun tipo certezze per il domani. Nessuno poteva immaginare un’emergenza sanitaria di tale portata, con l’Italia prima in Europa a cercare soluzioni percorribili. Certamente il reddito di cittadinanza è una misura varata prima dell’esplosione del coronavirus, però affiancata dal Reddito d’emergenza, cassa integrazione, diverse indennità per specifiche categorie, assieme ai bonus, ha dato possibilità a milioni di famiglie di “rimanere a galla”.
Qual e’ stato il ruolo dei patronati nell’emergenza?
Rivendico il ruolo dell’Inac che, nell’anno della pandemia, ha condotto in porto più di 400 mila pratiche a favore di oltre un milione di cittadini. Un record se si tiene conto del fatto che siamo stati sempre operativi, anche quando l’Inps e la macchina pubblica scontava i forti disagi dei lockdown imposto dalla pandemia. Senza i Patronati non credo si sarebbero potuti raggiungere milioni e milioni di cittadini, assistendoli a 360 gradi per l’ottenimento dei diritti previsti nei vari DPCM e Decreti che si sono succeduti. I patronati hanno dimostrato, in questa fase drammatica, l’immutata rilevanza dei “corpi intermedi”, con il loro ruolo decisivo per la tenuta del tessuto socio-economico del Paese.
Su quali forze avete potuto contare?
Il sistema dei patronati impegna oltre 12 mila operatori, capillarmente dislocati sul territorio nazionale che costituiscono un sistema a “costo zero” per la spesa pubblica. Infatti la rete dei patronati vive grazie a un Fondo istituito al Ministero del Lavoro alimentato da piccole trattenute sui contributi dei lavoratori italiani. Non mi risulta che in Europa esista una esperienza analoga, che pero’ bisognerebbe estendere. .
Cosa prevede per i mesi a venire?
Adesso, dopo oltre un anno “con la testa sott’acqua” speriamo si possa tornare a parlare di futuro. Allora bisognerà che la politica e il Governo rivedano il sistema pensionistico e previdenziale del Paese. E’ indubbio che “la Fornero” abbia generato alcune storture a cui bisognerà porre dei correttivi. Però sul sistema pensionistico bisogna fare una premessa e fugare il campo da ogni dubbio: è economicamente sostenibile!
Vale a dire?
Basta leggere con attenzione i conti – anche quelli presentati nella relazione annuale del presidente dell’inps – per capire che il sistema pensionistico italiano non è come viene descritto da molti economisti, spesso in in conflitto d’interesse o da pseudo opinionisti esperti. si parla in continuazione di “baratro” ma la realtà è ben altra. E’ evidente che gettando ombre sul sistema previdenziale pubblico non si fa altro che favorire gli investimenti sulla previdenza privata. Risparmi dei lavoratori e delle famiglie italiane “indirizzati” dunque verso il privato. Lì dove colossi internazionali gestiscono fondi da migliaia di miliardi di euro ed esercitano una leva decisiva anche sulle politiche dei paesi, attraverso il controllo di banche e e grandi mezzi d’informazione. Insomma, quel meccanismo che nell’immaginario collettivo è chiamato sistema di controllo dei “poteri forti”.
L’Inac ha in mente proposte per migliorare la situazione pensionistica degli agricoltori?
Come Patronato Inac-Cia abbiamo anche attivato un Comitato scientifico per studiare, con il contributo di esperti della materia, possibili proposte da portare all’attenzione delle Istituzioni. Perché, va detto, alcune categorie come gli agricoltori, artigiani assieme a tutti coloro i quali hanno carriere discontinue, stante l’attuale sistema pensionistico, andrebbero incontro ad una vecchiaia di stenti, con assegni da fame. Anche categorie come i giovani giornalisti, con impegni saltuari, non verrebbero salvati dalla logica perversa del “contributivo”, questo solo per fare un esempio.
Esiste gia’ una proposta?
Dalle riflessioni è emersa l’idea che possiamo definire “pensione contributiva di garanzia”, ovvero una assegno formato da una parte fissa – almeno quanto previsto dalla carta sociale europea che fissa al 40 per cento del reddito nazionale la pensione minima, che per l’italia e’ di circa 650 euro – a cui va sommata la quota maturata dai contributi versati durante la carriera lavorativa. una proposta che porteremo avanti con forza, insieme all’associazione nazionale dei pensionati aderenti alla cia-agricoltori italiani, con cui intendiamo promuovere tante iniziative, anche di piazza su tutto il territorio nazionale.
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