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di Letizia Martirano
“Dopo una lunga attesa, riempita da fragorosi silenzi e da proclami sulla necessità di cambiamento e sul superamento delle tante disuguaglianze evidenti, il governo Draghi non è stato capace di andare oltre una fotocopia dell’ultimo decreto emanato dal precedente Esecutivo, con l’aggiunta di un brutto condono fiscale”, sottolinea deciso Stefano Mantegazza in questa intervista.
Proprio non vi va giu’, perche’?
Ad essere precisi non si tratta neanche di un condono, è proprio una mancia agli evasori che, per ottenere la cancellazione di tasse non pagate che nulla hanno a che vedere con il COVID, non verseranno neanche un euro.
È uno schiaffo in faccia a chi le tasse le paghe puntualmente.
Speravamo in qualcosa di meglio. Dobbiamo invece prendere atto di una falsa partenza del governo.
Sul fronte agricolo come valuta la situazione?
Sul fronte agricolo si addensano nuvoloni neri che si aggiungono alle precedenti giornate grigie, che un milione di lavoratori stanno vivendo. Le disuguaglianze preesistenti sono infatti tutte confermate: c’è il bonus per gli stagionali del turismo – evviva! – ma continua a mancare quello per i lavoratori impegnati negli agriturismi o nel florovivaismo; c’è il bonus per chi lavora a incassettare arance, se dipendente stagionale di una azienda commerciale, non c’è per chi fa lo stesso lavoro in una cooperativa agricola. Sono solo alcuni esempi di disuguaglianze evidenti, di discriminazioni ripetute nei confronti di una categoria precaria e a basso reddito.
Ci sono pero’ i sostegni per le aziende agricole. Cosa pensa?
È giusto che il Governo riconosca che una parte delle aziende agricole sia in crisi e le sostenga attraverso la decontribuzione e i ristori sulle perdite di fatturato; è inaccettabile che non si ponga il problema dei 900.000 stagionali che in quelle aziende lavorano e che hanno perso milioni di giornate di lavoro.
Come pensate di affrontare la situazione?
Come già annunciato nei giorni scorsi, Uila e Ital avvieranno a breve un’azione giudiziaria per il riconoscimento dei bonus introdotti dal governo Conte a favore dei lavoratori stagionali che hanno, di fatto, escluso gli addetti del settore agricolo. Questi ricorsi, tesi a cancellare una palese ingiustizia, non cambiano il giudizio politico negativo sul decreto del governo Draghi che introduce una ulteriore discriminazione: la lista dei codici Ateco, come elemento per distinguere i settori colpiti dalle misure restrittive dovute alla pandemia, viene eliminata ma solo per le partite Iva e gli imprenditori, non anche per i lavoratori.
Con quali conseguenze?
La conseguenza è che, nel primo caso, qualsiasi imprenditore o partita IVA abbia subito una perdita rilevante di fatturato nel 2020 rispetto al 2019 potrà chiedere contributi a fondo perduto; al contrario, solo i lavoratori di specifiche categorie contrattuali avranno diritto a un bonus, mentre gli altri non avranno diritto a nulla anche se hanno perso reddito e occupazione, in particolare i lavoratori precari e quelli stagionali delle categorie escluse. È una scelta inaccettabile che nega la volontà, affermata al momento della costituzione dell’Esecutivo, di voler ridurre le disuguaglianze.
Avete rilevato altri problemi?
È inoltre ricominciata la campagna sui voucher, finalizzata alla loro cosiddetta semplificazione. Tra gli attori protagonisti di questa campagna ci sono sia alcuni giornalisti, pronti a credere che in un paese con milioni di disoccupati, manchino le braccia per lavorare nei campi, sia alcuni componenti del nuovo Esecutivo, disinformati o in malafede.
Come procede il rinnovo dei contratti provinciali?
I contratti provinciali agricoli rinnovati a 15 mesi dalla loro scadenza si possono contare sulle dita di una mano e questo chiama in causa direttamente Confagricoltura, Coldiretti e CIA.
Un ritardo, anche questo non più comprensibile né accettabile.
Alle nostre controparti va inoltre mandato un messaggio chiaro: la struttura duale del sistema di contrattazione agricola, definita nel 1995, si basa su un patto politico che impegna le parti a rinnovare sia il contratto nazionale che quelli provinciali. Un Patto sempre rispettato fino a questa tornata contrattuale e che ora viene palesemente violato.
Nessuno pensi che quanto sta avvenendo non abbia conseguenze nella predisposizione della piattaforma per il rinnovo del CCNL. Se un sistema contrattuale non funziona più, se ne sperimenta un altro e quello che ha esaurito il suo compito va in soffitta.
Dunque si va verso la mobilitazione?
Da qui la decisione, che abbiamo assunto unitariamente insieme a Flai-Cgil e Fai-Cisl, di mettere in atto una prima serie di iniziative per sensibilizzare governo, parlamento e le nostre controparti. Il 31 marzo saremo davanti al Senato, il 10 aprile andremo sotto le sedi delle prefetture di tutta Italia per dire che, in questo paese, anche gli ultimi vanno tutelati e che il tempo delle attese è finito.