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per affermare la sua crescente potenza, l’impero di XI jinping e’ diventato uno stato revisionista del diritto marittimo internazionale, scrive “le monde” in un lungo articolo firmato da nathalie GUIBERT. nell’articolo si spiega come il braccio di ferro tra la cina e gli stati uniti, ma anche altre potenze come la turchia e la russia, stiano mettendo a rischio la convenzione di montego bay del 1982 che ha inventato il concetto delle “acque territoriali”, una fascia che si estende fino a 12 miglia marine dalla costa e sulla quale si applica la sovranita’ dello stato. il testo dell’onu ha anche istituito le zee, tracciate secondo un codice preciso fino a 200 miglia e sulle quali lo stato costiero eservita dei diritto sovrani, in particolare sulle risorse naturali. pechino – spiega GUIBERT – non reclama la rimessa in discussione della convenzione, ma ne distorce tutti i principi, in nome di “diritti storici” senza base legale, rivendicati all’onu nel 2009. la francia, insieme con altri stati europei – continua l’articolo – e’ tra i piu’ strenui difensori della convenzione multilaterale consederandola un punto di equilibrio soddisfacente che non interviene sulle questioni di sovranita’, ma solo sullo sfruttamento delle risorse. e a questo proposito la cina si muove in una zona grigia che sconfina con la pesca illegale. pechino invia flottiglie di diverse centinai di pescherecci a sfruttare le risorse alieutiche al largo numerosi stati, dal cile all’oman, passando per il senegal. “tutto quelle che non e’ protetto e’ saccheggiato, e tutto quello che non e’ saccheggiato e’ contestato”, dice un esperto, che prevede che la cina ben presto si scontrera’ con ben altre flotte che quella degli stati uniti.