ITA.BIO, IL 19% DEI CONSUMATORI CINESI HA ACQUISTATO ALMENO UN PRODOTTO BIO ITALIANO NEL 2020

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con un valore di 8 miliardi di euro, la cina rappresenta il quarto mercato al mondo per consumo di prodotti biologici, l’8% sul totale delle vendite bio globali, informa con un comunicato ita.bio, la prima piattaforma del bio italiano nel mondo promossa da ice agenzia e federbio e curata da nomisma. sebbene il paese rappresenti ancora una nicchia di mercato (in cina circa l’1,2% della spesa alimentare era a marchio bio nel 2019), il trend del biologico e’ in forte ascesa dal 2013 (+233% le vendite fino al 2018) e il covid-19 ha rappresentato un fattore di accelerazione, secondo i dati discussi nel focus cina presentato in occasione del secondo webinar online del progetto ita.bio (https://ita.bio/). la piattaforma ha l’obiettivo di fornire dati, informazioni e servizi a supporto dell’internazionalizzazione del biologico made in italy. i dati della consumer survey di nomisma rilevano una forte propensione al consumo di prodotti bio nelle principali citta’ cinesi e nell’upper class, con il 64% che ha acquistato un prodotto alimentare o una bevanda a marchio biologico nel corso del 2020 e il 19% almeno una volta made in italy a marchio bio. prodotti lattiero-caseari (in primis latte per l’infanzia), baby food, ma anche carne e derivati assieme a pasta e prodotti da forno sono le categorie per cui i consumatori cinesi cercano le garanzie del bio e quelle su cui l’italianita’ e’ un valore aggiunto. “vogliamo assistere le imprese per partecipare alla ripartenza dei mercati e buona parte di questa ripresa passa attraverso digitale, innovazione, tracciabilita’ e sostenibilita’”, ha sottolineato il presidente dell’agenzia ice, carlo FERRO. “la crescente propensione anche del mercato cinese verso alimenti di qualita’ italiana e biologici certificati rappresenta un’importante opportunita’, e una piattaforma come ita.bio e’ strategica, considerando che il comparto biologico e’ regolato da norme e sistemi di certificazione che fuori dall’ue e dagli accordi di equivalenza gia’ sottoscritti necessitano di specifiche competenze, oltre che di relazioni dirette con i sistemi di certificazione in loco”, dichiara paolo CARNEMOLLA, segretario generale di federbio.