Parte dall’esito del referendum e delle elezioni regionali la conversazione con Dino Scanavino, presidente della Cia-Agricoltori italiani da cui e’ tratta l’intervista che segue. “Ho fiducia nelle persone che hanno scelto di confermare e conservare l’esistente. Forse si apre un momento per fare cose più serie uscendo dal modalità tifo. Ci vuole però una solida struttura amministrativa anche in sede europea”, osserva il presidente.
Da questo punto di vista valuta la situazione nell’ottica del Recovery fund?
Con il Recovery fund si misura la capacità di fare squadra tra i ministeri anche nel controllo della qualità della spesa e dell’esecuzione dei progetti.
Siete stati consultati dalla ministra delle politiche agricole?
La ministra Bellanova ci ha convocati lunedi’ 28 settembre. Nel frattempo abbiamo presentato i nostri progetti.
Qual e’ l’ impostazione che i progetti debbono seguire?
Va tenuto conto che la dimensione di filiera è un ambito riduttivo perché la parte più debole tende a soccombere se tutte le componenti non sono in equilibrio. Le tante risorse disponibili devono servire a equilibrare il sistema con un approccio caratterizzato da una burocrazia leggera senza militarizzazione del sistema di controllo, ma segnalando le anomalie senza essere armati l’un contro l’altro.
In concreto che vuol dire?
Io sono per il riconoscimento di costi medi standard, che devono essere pubblici ma sono contrario al prezzo minimo.
In questo momento cosa deve aspettarsi un agricoltore?
Da un lato gli agricoltori devono abituarsi a essere parte di un sistema ma dall’altra il sistema deve intervenire con strumenti adeguati per sostenerli.
Per esempio?
E’ opportuno intervenire con strumenti mutualistici che amplino la gamma dei rischi assicurabili. CIA ha un suo sistema di assicurazione e stiamo lavorando per espandere i prodotti assicurati soprattutto al Sud.
I fondi mutualistici hanno un futuro?
I fondi mutualistici sarebbero utilissimi ma non partono perché vanno cofinanziati dai privati che non hanno le risorse necessarie. SI potrebbe intervenire con il Recovery fund ma ci sono controindicazioni.