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“l’acclarata crisi pluviometrica lungo la costa adriatica riceve ulteriore conferma dall’analisi delle precipitazioni sui bacini di pianura, dalla foce del fiume reno al confine fra emilia romagna e marche: nel 2020, fino al 15 settembre sono caduti, infatti, 502 millimetri di pioggia, inferiori anche al siccitoso 2017. non va meglio nei bacini montani dell’area confinante, tra i fiumi savio al lamone, dove le precipitazioni risultano sotto la media e con mm. 897 segnano la terza peggiore prestazione nel recente decennio”, rende noto l’anbi-associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue, sulla base del settimanale bollettino dell’osservatorio anbi sulle risorse idriche, che individua cosi’ “una congiuntura in cui nord e sud ‘pari sono’: in campania, infatti, se i 32 centimetri del fiume volturno rappresentano il livello piu’ basso del recente quadriennio, i 46 centimetri del fiume sele sono il top dal 2017!”. “omogeneamente migliore degli anni scorsi e’ invece la situazione dei fiumi nel veneto (adige, bacchiglione, brenta, piave, livenza), cosi’ come confortanti, seppur ‘a macchia di leopardo’, sono le portate del fiume po e dei corsi d’acqua piemontesi (stura di lanzo, dora baltea e sesia), su cui, in agosto, e’ caduto circa il 60% della pioggia mediamente attesa”, continua l’anbi. “e’ tornata nella norma, la condizione dei grandi laghi settentrionali (tutti oltre il 60% del riempimento), mentre e’ sempre piu’ preoccupante il dato sugli invasi delle marche che oggi trattengono circa 35 milioni di metri cubi d’acqua, assai vicini al limite dei 34,53 milioni segnati nel siccitoso 2017”, spiega l’anbi. “fortunatamente l’apice della stagione irrigua e’ passato, ma il rischio, nelle marche come in altre regioni soprattutto meridionali, e’ di iniziare la prossima stagione agricola gia’ in deficit idrico”, afferma francesco VINCENZI, presidente di anbi. “sara’ cosi’ (salvo una stagione autunno-vernina caratterizzata da piogge diffuse) per i bacini della basilicata (-52,95 metri cubi d’acqua, oggi disponibili rispetto al 2019) e della puglia (76,8 milioni di metri cubi in meno rispetto a 12 mesi fa), le cui riserve calano di 1 milione di metri cubi a settimana”, evidenzia l’anbi. “e’ evidente che i cambiamenti climatici condizionano il regime delle piogge, aumentando paradossalmente, nonostante le innovazioni tecnologiche, la dipendenza dell’agricoltura dagli eventi meteo”, spiega massimo GARGANO, direttore generale di anbi. “per questo e’ necessario urgentemente aumentare la resilienza dei territori, cominciando dall’efficientamento delle opere idrauliche esistenti”, evidenzia il dg di anbi, nel precisare che “nel nostro piano di settore, per un concreto green new deal in vista delle scadenze e degli obbiettivi dettati dal recovery fund, segnaliamo che sono ben 45 gli invasi meridionali, bisognosi di essere escavati, perche’ l’11,3% della loro capacita’ e’ occupata dalla presenza di sedime; liberarli dall’interrimento comporterebbe una spesa di circa 274 milioni di euro, in grado di garantire circa 1370 posti di lavoro”. “i progetti definitivi ed esecutivi ci sono basta la volonta’ di finanziarli!”, conclude GARGANO.