RISO, GARGANO (ANBI), CON NUOVE TECNICHE COLTURALI IN ASCIUTTA IN PIEMONTE RISCHIO CRISI IDRICA

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“preziose portate idriche stanno scorrendo nei fiumi piemontesi senza essere utilizzate sul territorio e quindi non rimpinguando il grande serbatoio, rappresentato dalla falda freatica: e’ questa la conseguenza della tecnica colturale del riso ‘all’asciutto’, sempre piu’ diffusa sia nella modalita’ della sommersione ritardata sia in quella, che prevede solo bagnature periodiche”, avverte l’anbi-associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue sulla base – precisa l’anbi – dell’analisi elaborata dall’aies-associazione irrigazione est sesia. “in piemonte, la fase di sommersione delle risaie sta procedendo, infatti, in maniera ridotta, nonostante la buona disponibilita’ di risorsa idrica. cio’ comporta un ritardo annunciato nell’avvio del tradizionale fenomeno della risorgenza, cosi’ come evidenziano i dati di falda”, spiega l’anbi, che prosegue: “tali acque costituiscono oltre il 30% della risorsa tradizionalmente utilizzata nei territori a valle delle risaie; senza il contributo della falda saranno inevitabili riduzioni idriche significative: nonostante fiumi con buona portate e derivazioni idriche al massimo delle concessioni, si registreranno apporti idrici insufficienti nelle zone tradizionalmente servite da fontanili e colatori, gia’ rimaste in crisi, lo scorso anno, fino a luglio inoltrato, cioe’ un mese dopo la riattivazione del flusso di falda, naturale conseguenza dell’irrigazione nel comprensorio”. “e’ questo l’esempio di un mal interpretato concetto di risparmio idrico, che pregiudica un equilibrio ambientale mantenuto nei secoli”, afferma francesco VINCENZI, presidente di anbi, nel sottolineare che “le risaie, infatti, sono un reticolo di piccoli invasi, le cui acque non solo sono utilizzate piu’ volte da un appezzamento all’altro, ma percolano nel terreno, arricchendo la falda e dando origine al tipico fenomeno dei fontanili nell’area padana”. “l’acqua, la’ dove c’e’, deve essere usata per ristorare il territorio, come dimostrano anche gli studi condotti dal centro studi qualita’ ambiente dell’universita’ di padova”, spiega massimo GARGANO, direttore generale di anbi. “la diffusione della risorsa idrica, infatti, non solo e’ un fondamentale asset di produzione agricola, ma determina quel panorama ammirato nel mondo e che, oggi piu’ che mai, deve essere preservato anche come importante fattore di attrazione turistica”, continua GARGANO, che evidenzia: “le nuove tecniche colturali in asciutta, invece, non solo stanno pregiudicando un ambiente, candidato a patrimonio unesco, ma mettono in crisi la gestione irrigua non piu’ diffusa nell’arco dei mesi, bensi’ tutta concentrata nei periodi piu’ caldi”. “nel comprensorio novarese prosegue la tendenza all’abbassamento del livello di falda gia’ registrata in anni recenti, anziche’ l’innalzamento progressivo, che si verificava tradizionalmente a partire dalla fine di aprile a seguito della sommersione delle risaie nelle precedenti settimane”, spiega l’anbi, nel precisare che “in alcune zone della lomellina i freatimetri sono addirittura asciutti mentre, in altre aree, il livello di falda e’ stazionario dai primi di febbraio e sempre al di sotto delle media del periodo 2009-2019”. “per prevenire situazioni di crisi idrica, l’autorita’ di bacino del fiume po ha confermato il livello di regolazione sperimentale del lago maggiore a 1,35 metri sull’idrometro di sesto calende; tale bacino ha, pero’, velocita’ di svuotamento ben piu’ rapida della falda freatica ed occorrera’, quindi, un significativo contributo di piogge nel mese di giugno per poter avere riserve lacustri, tali da soddisfare le esigenze delle utenze fino a meta’ agosto, senza ricorrere a riduzioni nelle forniture irrigue”, sottolinea l’anbi. “si ritiene invece che applicare scelte colturali, atte a favorire l’equilibrio irriguo del territorio risicolo (come incentivare la tradizionale semina ‘in acqua’ su almeno il 50% della superficie), porterebbe ad accumulare in falda una riserva di circa 300 milioni di metri cubi d’acqua”, conclude l’anbi.