di Alessandro Di Lellis
Prima la predicazione di una Pulzella (Greta Thunberg) sull’apocalisse imminente, poi la pestilenza. Come nel Medioevo. Si alza l’accusa: e’ la natura che si riprende i suoi spazi e ci punisce perche’ la maltrattiamo. Versione moderna di “Dio e’ in collera con noi e ci manda il contagio”. Tuttavia, mettendo in fila le poche cose che sappiamo sul coronavirus, ci si accorge che le cose stanno in maniera diversa.
Tutte le ricostruzioni sul luogo d’origine della pandemia puntano su Wuhan, tecnologica metropoli cinese, e sul suo mercato alimentare. Nel quale esiste un’area Wet Market, cioe’ un settore di alimenti tradizionali dove vengono venduti animali vivi, sia selvatici sia d’allevamento, e dove le bestie vengono macellate all’aperto, esponendo carni ed interiora (da qui l’appellativo di “wet”, umido). E’ in questo luogo che si sarebbe diffuso il coronavirus, originato nei pipistrelli (ampiamente in offerta sui banchi del mercato) e passato all’uomo dopo un transito in una specie animale non identificata. Un salto (spillover) favorito dalle condizioni igieniche della struttura e dalla vicinanza tra animali di ogni specie, in gabbie affastellate una sull’altra.
La Repubblica Popolare, cosi’ severa nel porre condizioni per l’import agricolo e alimentare (ne sanno qualcosa i produttori italiani che vendono in Cina), tollera l’esistenza dei Wet Market. Come ai tempi di Marco Polo, insomma, Ma mentre all’epoca del mercante veneziano le carovane impiegavano anni per attraversare i deserti dell’Asia, oggi centinaia di jet collegano i continenti in poche ore, portando il virus in tutto il pianeta. Ecco il mix micidiale: condizioni igieniche medievali e mezzi di trasporto del XXI secolo. Forse non e’ azzardato dire che, se nel mercato di Wuhan fossero state in vigore regole moderne di macellazione, conservazione ed esposizione delle carni e divieti di catturare e commercializzare specie potenzialmente pericolose come il pipistrello, oggi non dovremmo stare chiusi in casa.
C’e’ pero’ un approfondimento obbligatorio. La traccia la fornisce David Quammen, giornalista scientifico e scrittore americano, che nel libro “Spillover” del 2012 aveva esattamente previsto la diffusione del nuovo coronavirus, indicando sia la specie d’origine, il pipistrello, sia il primo luogo di diffusione, la Cina meridionale. La tesi di Quammen e’ che l’aggressione agli ambienti naturali, in particolare le forestre tropicali, moltiplica le occasioni di contatto tra fauna selvatica e animali di allevamento, favorendo il passaggio dei virus e la loro mutazione. E’ una analisi seria, tragicamente corroborata da quanto e’ accaduto. E’ uno stimolo a ripensare le modalita’ degli allevamenti industriali, dello stesso consumo di carne. E a fermare la deforestazione, corresponsabile del cambiamento climatico. La scienza, la tecnologia e la politica sono chiamate a dare risposte.