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di Letizia Martirano
La Federazione Nazionale della Proprietà Fondiaria ha di recente rinnovato i propri organi a cominciare dal Consiglio Direttivo che ha eletto presidente della Federazione, per acclamazione, Claudio Biscaretti di Ruffìa. Nell’occasione sono state rese note le linee strategiche del programma operativo a livello nazionale ed europeo. Alla direzione dell’organizzazione troviamo sempre Antonio Oliva che da anni e’ il garante della continuità all’azione della Proprietà’ Fondiaria. Un’associazione di antica data – osserva Oliva – “con stimolanti novità tutte da vivere e nuove sfide per la proprietà agricola in una societa’ moderna alle prese con la sostenibilità ambientale, i cambiamenti climatici, la sicurezza alimentare e soprattutto un corretto rapporto tra produttori e consumatori”. La Federazione e’ anche attenta al bilancio pluriennale dell’Ue 2021-2027, alla riforma della Politica Agricola Comune (PAC) post 2020, sottolinea il direttore che in questa intervista riassume l’orientamento della Federazione su una molteplicità di temi.
Qual e’ oggi il ruolo della Federazione della Proprietà Fondiaria?
“Io credo che in questi anni la Federazione Nazionale, in qualità di rappresentante dal punto di vista sindacale dei proprietari concedenti la terra in affitto, abbia rafforzato la propria presenza nella nostra società ed in particolare nel mondo agricolo. Una presenza importante in quanto permette l’esistenza, tramite il contratto d’affitto, di aziende agricole efficienti che riescono a competere su un mercato sempre più aperto. Inoltre è da rimarcare l’importanza del contributo della Proprietà Fondiaria al fine di una buona gestione delle proprietà agricole da parte di enti pubblici e privati che operano in ambito sociale e assistenziale, con risvolti quindi positivi per l’intera collettività”.
Quanto e’ importante il contratto d’affitto per l’impresa?
“Il contratto d’affitto è uno strumento moderno per la gestione dell’impresa agricola e per la tutela del patrimonio fondiario. Il proprietario e il conduttore, nell’ambito del contratto d’affittanza agraria in deroga alla normativa vigente ai sensi dell’articolo 45 della legge 203 del 1982, possono coniugare le proprie esigenze ed aspettative con il supporto determinante delle rispettive organizzazioni di appartenenza che seguono insieme a loro la realizzazione di un vero e proprio progetto economico che fonda le proprie basi sulla terra”.
Qual è il peso dell’affitto in agricoltura?
“Direi notevole e nel nostro paese in continua crescita. Dal Rapporto 2016 dell’Istat risulta che la Superficie Agricola Utilizzata in affitto a livello nazionale ammonta a oltre 5,8 milioni di ettari, pari al 45,3% della Sau totale. Nel periodo 2000-2016 la Sau in affitto ha registrato un notevole aumento passando da 3 milioni di ettari a 5,8 milioni. In alcune Regioni italiane poi i dati sull’affitto assumono una valenza ancora maggiore rispetto alla media nazionale. In Piemonte la Sau in affitto rappresenta oltre il 63% della Sau totale e in Lombardia è pari a più del 62% della superficie agricola complessiva”.
Cosa attendete dalla nuova legislatura europea?
“Il mio auspicio è che il nuovo Parlamento europeo, profondamente rinnovato con le elezioni del maggio scorso, e la nuova Commissione presieduta da Ursula von der Leyen possa dare una svolta veramente europeista al nostro vecchio continente. Occorre ridimensionare, a mio avviso, la superiorità di alcuni Stati che in questi anni hanno in un certo qual modo condizionato l’azione dell’Unione europea. Il nostro Paese, che è tra i fondatori del progetto comunitario, dovrà ritrovare quella determinazione, forza e prestigio che hanno ispirato i nostri Padri Fondatori al fine di essere presenti in Europa con un ruolo importante, così come il nostro Paese merita. Insomma, dobbiamo guardare all’Europa in modo aperto e propositivo, perché in questi anni l’Ue ha assicurato pace, benessere e sviluppo. Un’Unione però che deve cambiare il suo approccio verso gli Stati membri e i propri cittadini, per dare risposte moderne e concrete alle diverse problematiche sul tappeto”.
La nuova PAC e’ in lenta gestazione, cosa chiede la Federazione?
“Occorre che la nuova PAC 2021-2027 sia dotata di risorse finanziarie adeguate in grado di poter affrontare nel modo migliore le nuove sfide a cui il settore è chiamato e che riguardano principalmente una produzione agricola sufficiente e sostenibile, la tutela dell’ambiente e del territorio e la valorizzazione delle aree rurali. È opportuno quindi che sia almeno confermato, con gli aggiornamenti del caso, il budget dell’attuale periodo 2014-2020. Inoltre dovranno essere rivisti i meccanismi della degressività e del plafonamento che costituiscono delle penalizzazioni proprio per quelle aziende più strutturate che creano crescita e occupazione e che riescono ad essere competitive”.
Per i proprietari concedenti la terra in affitto ci sono richieste particolari?
“La Federazione Nazionale della Proprietà Fondiaria chiede di incentivare, nell’ambito della riforma PAC, il ruolo attivo dei proprietari concedenti la terra in affitto e della nostra Organizzazione che li rappresenta. In particolare, chiediamo di rivisitare la struttura stessa della futura Politica Agricola, soprattutto per quanto riguarda il Secondo Pilastro relativo allo Sviluppo Rurale, includendo tra gli altri soggetti previsti anche i proprietari concedenti la terra in affitto con riferimento agli interventi ambientali e strutturali. Occorre poi dare la possibilità alla nostra Organizzazione di poter accedere alle azioni di informazione e divulgazione, al pari di altri enti che operano nel mondo agricolo”.
Come giudica il programma del semestre finlandese di presidenza dell’Ue?
“La Finlandia si è presentata al blocco di partenza della Presidenza semestrale dell’Ue con il significativo motto “Un’Europa sostenibile, un futuro sostenibile”, ampiamente condivisibile perché, se vogliamo lasciare alle future generazioni un pianeta vivibile, dobbiamo creare una nuova cultura che abbia come stella polare la sostenibilità. Ciò vuol dire precise strategie nell’ottica del contrasto ai cambiamenti climatici, dell’uso di un’energia pulita, della tutela delle risorse naturali, del minore impatto ambientale da parte dei settori produttivi, agricoltura compresa. Ma l’agricoltura, non dimentichiamo, è un settore che utilizza sì risorse naturali, ma produce derrate alimentari essenziali per la vita dei cittadini e svolge un’azione determinante nella tutela dell’ambiente. E poi non dimentichiamo che Helsinki intende rafforzare l’ambiziosa politica europea a sostegno dell’economia circolare che rappresenta il futuro”.
Il settore agricolo e’ coinvolto per diverse ragioni nel dibattito sul l’immigrazione. Qual è la sua visione?
“Io credo che al centro di qualsiasi strategia debba esserci il rispetto per la vita umana e per le persone. Tra l’altro siamo in presenza di persone meno fortunate di noi, che cercano un approdo sicuro in Occidente, anche per dare un futuro a se stessi e alle proprie famiglie. Ciò però non ci deve far dimenticare l’essenziale salvaguardia della sicurezza dei concittadini e la relativa tutela del territorio, anche con la difesa dei nostri confini sia di terra sia di mare. In sostanza occorre che l’Italia non rimanga da sola a gestire l’emergenza immigrazione, l’Europa deve intervenire concretamente, non solo con misure economiche, ma anche con una politica estera efficace ed efficiente. Gli emigranti scappano dalla guerra ma, soprattutto, dalla fame. Allora facciamo in modo che queste persone, in situazioni di pace, possano rimanere nel loro Paese ed avere le opportunità per sviluppare la loro agricoltura e produrre cibo buono e sufficiente per le esigenze nutrizionali”.
Le Olimpiadi Invernali 2026 a Milano-Cortina. Quali risvolti per l’agricoltura Lombardo-Veneta?
“C’e’ da sottolineare che si tratta di una grande conquista per l’Italia che sarà sotto i riflettori del mondo da qui alla fatidica data del 2026. Da evidenziare poi che scendono in campo due Regioni: Lombardia e Veneto che rappresentano due realtà agricole di primo piano, ambasciatori a livello internazionale del Made in Italy, con produzioni agroalimentari di alta qualità, strettamente legate al territorio. Sarà quindi un’occasione eccezionale per promuovere e far conoscere le bellezze naturali, storiche ed artistiche del nostro Paese, che rappresentano un’eccellenza tutta Italiana”.
Stesso orgoglio per Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene nella lista Unesco.
“L’Italia rafforza il proprio primato tra i Paesi con il maggior numero di siti iscritti nel Registro dei Patrimoni dell’Umanità. Le Colline del Prosecco rappresentano uno degli esempi più belli di territorio rurale plasmato negli anni da proprietari e agricoltori che con un grande lavoro, frutto anche dell’amore per questa terra ricca e generosa, hanno conservato e valorizzato un paesaggio di estrema bellezza, con una produzione vitivinicola di prestigio perché il Prosecco ormai ha conquistato il mondo superando altre produzioni di vino, con bollicine o senza, di altri Paesi europei e extraeuropei”.
E’ ottimista mi sembra?
“Sono molto fiducioso perché il nostro settore primario ha delle potenzialità notevoli, in quanto si sviluppa su una diversità territoriale che credo nessun Paese al mondo abbia. A solo titolo esemplificativo, possiamo vantarci di avere un’agricoltura che va dalle Alpi a Pantelleria, ovvero dalle malghe dell’alta Val Camonica con i pascoli estivi, alla “vite ad alberello”, diventata tra l’altro Patrimonio dell’Umanità. Da Nord a Sud, lungo tutta la dorsale appenninica, si sviluppa un’agricoltura di primissimo piano, un vanto per il nostro Paese, insieme a tutte le altre bellezze. Una filiera agroalimentare Made in Italy fatta di eccellenze produttive, strettamente legate ad un territorio bello e affascinante, caratterizzato da monti, laghi, fiumi e mari che rappresentano il biglietto da visita del nostro Paese. Un valore aggiunto che può e deve essere ulteriormente valorizzato. E questo, soprattutto, per le future generazioni alle quali dobbiamo assicurare sempre e comunque un futuro migliore”.