CORONAVIRUS, DALLA BERNARDINA CAI, DELUSI DA CURA ITALIA, TRASCURA AGROMECCANICI E METTE IN PERICOLO INTERA FILIERA

(20 marzo 2020)(riproduzione riservata)

Di Letizia Martirano

“Siamo delusi dal decreto legge Cura Italia perché trascura gli agromeccanici mettendo in pericolo l’intera filiera. Siamo rimasti delusi anche dal contesto: prima dalla mancata consultazione poi dal fatto che nessuno ha sottolineato l’importanza della categoria. Eppure, se non ci fossero le 18.000 imprese agromeccaniche che in Italia svolgono i servizi in campo, dalla preparazione dei terreni allo spandimento liquame, dalla semina ai trattamenti, fino alla raccolta e allo stoccaggio, l’agricoltura sarebbe in ginocchio, l’agroalimentare scomparirebbe. Il Made in Italy esiste grazie anche al contoterzismo”. Lo dice Gianni Dalla Bernardina, presidente della Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani (Cai), un esercito di trattori, mezzi, macchine agricole e attrezzature che ogni giorno sostengono l’attività delle imprese agricole e molto spesso sostituiscono gli agricoltori sul campo.

Presidente, quali sono per voi le conseguenze del Coronavirus?

“La burocrazia imperante, gli uffici chiusi, i rallentamenti nelle procedure di assegnazione di gasolio agricolo. Ma anche l’insicurezza di poter completare gli approvvigionamenti di carburante, sementi e di agrofarmaci, dai fertilizzanti ai diserbanti, per portare avanti la campagna di semina primaverile”.

Sul fronte del gasolio agricolo avete ottenuto una riduzione della burocrazia e lo snellimento delle procedure di assegnazione. È sufficiente?

“Sì. Qualcosa è migliorato, ma solo in Lombardia e grazie all’assessore all’Agricoltura Fabio Rolfi, che ha ascoltato l’appello di Cai e della nostra confederazione regionale. Ma nelle altre Regioni permangono i rallentamenti nell’assegnazione del carburante. Qualche Regione si sta muovendo per semplificare, ma a macchia di leopardo. Bisognerebbe in questa fase agevolare al massimo le consegne e poi prevedere una rendicontazione successiva”.

Che cosa avreste voluto leggere nel decreto Cura Italia e che invece non avete trovato?

“Siamo ben consci del momento di gravissima emergenza, ma siamo imprese che debbono lavorare in un momento in cui tutti vorrebbero restare a casa e, considerato il fatto che metà del Paese non è operativo, auspicheremmo che i fondi stanziati per le imprese agricole potessero essere destinati anche alle imprese agromeccaniche, evitando pastoie burocratiche e magari ricevendo una pacca sulla spalla, per il riconoscimento dell’attività svolta”.

Quale messaggio lanciate al Governo e al ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova?

“Si sta perseverando nell’errore di non considerare il contoterzismo agricolo per quello che è effettivamente e per i risvolti positivi che ha sulla filiera. Ancora una volta ci siamo resi conto che è stato liquidato frettolosamente nelle parole dell’Esecutivo come ‘servizi delle filiere agroalimentari’. Faccio però un esempio pratico per chi fatica a comprendere. Un’azienda agromeccanica, che svolge servizi agricoli terziarizzati in Italia, lavora su oltre 1.000 ettari. Se prendiamo il Nord Italia, area ad alto valore aggiunto per la presenza di importanti Dop e Igp, le nostre associate lavorano anche 4.000 ettari. Se consideriamo che la superficie media di un’azienda agricola è di una decina di ettari, è facile capire quanti in agricoltura ricorrono ai servizi di un’impresa agromeccanica. Se dovesse chiudere un’impresa agromeccanica il danno si ripercuoterebbe su molte aziende agricole”.

 

In molti hanno criticato l’approccio dell’Unione europea. Anche lei presidente è allineato su questa posizione?

 

“Non è il momento delle polemiche, ma è innegabile che l’immagine che è emersa è quella di una Ue disallineata, poco coesa, quasi irriverente nei confronti dell’Italia, che è stata uno dei Paesi fondatori dell’Europa unita ed è un contribuente netto. In questa fase credono servano misure significative di erogazione del credito, stop alla rigidità dei conti, progetti condivisi ed equi per favorire la ripartenza. Come Ceettar, la federazione europea delle imprese agromeccaniche siamo in stretto contatto per sottoporre un piano di rilancio dell’agricoltura che sia inclusivo anche delle necessità del nostro mondo”.